Tre letture estravaganti

Tre letture estravaganti LIBRI DEL GIORNO Tre letture estravaganti Cioè letture di libri fuori del solito itinerario, che non s'Inscrivono facilmente nella rubrica comune. Il Presidente della Repubblica concederà (polche si tratta anche di lui) ch'io cominci dai più Ignoti e dai più piccoli — maxima debetur pueria reverentia —, un gruppo di scolaretti della campagna toscana, 1 ragazzi di San Gersolè. San Gersolè vuol dire San Pietro in Gerusalemme, e chi c'è etato ha visto la più serena scuola che si possa immaginare, una semplice casa tra gli alberi, una nidiata di bambini vestiti di un grembiule a righini rossi e una maestra esemplare, per ingegno educativo, la Maria Maltonl, una romagnola che ha portato questi suoi alunni a scrivere e a disegnare secondo una regola che detta dentro, l'occhio che vede e l'animo che sente. Perchè questa degna maestra va combattendo, da più di vent'anni, io credo, una risoluta battaglia contro la mortificazione della spontaneità infantile, ma con una coscienza per cui la mortificazione non diventa burlevole esaltazione, bensì un estro continuamente vigilato e nutrito. Si vedano i risultati: questi componimenti dei suoi ragazzi, di cui già si era parlato fra pochi in Italia, e che oggi son presentati in una scelta (I diari di San Gersolè — Il libro, Firenze) arricchiti di ingegnosi e dilettosi disegni, sembran novelline del Trecento, voci di una ballatine di Franco Sacchetti. E non è solo la grazia Inimitabile del parlar toscano, quella parola naturale di contado che qui a ur. piemontese parrebbe una chicca del vocabolario della Crusca, ma son lo sguardo, il cervello, il cuore portati a contatto con la natura, a cogliere il particolare vero, la suggestione immediata. Sicché noi vediamo come vengon su fiori e frutti a San Gersolè, e quali sono le famiglie e a che lavorano e a che giocano e qual è quel breve mondo, di li a Grassina, a Pontassieve, alllmpruneta, a Montauto, a Colline. Leggete i titoli: eli cavallo che va alla guerra », « il calzolaio in casa », < la prima rondine », € a fare i salti nel verde», «il vegliare delle frittelle », e avete un'idea degli argomenti e della loro ispirazione. E! verrebbe voglia di citar pagine intere, perchè son quasi tutte da antologia. Io non so se da quei ragazzini verrà fuori un qualche poeta o scrittore; ma so che non è questo, per fortuna, il proposito della maestra, che vuol farne certamente uomini esatti, contadini intelligenti e innamorati della loro fatica e perciò coscienze serene. * * Ed ecco la seconda, assai diversa, lettura: Vagone piombato (Mondadori) dì Esther Ioffe Israe', un'ebrea (Italiana di padre e di studi) redi"-" dall'intera-nento di Comp .gne. Il libro è una mescolanza di diario e di partecipazione riflessiva, una vera evocazione con alcune vibrazioni più alte, ma tendenti all'oratoria più che alla lirica: un tono che lo sottrae alla facile classificazione fra le memorie infernali di questa guerra. Stupendo in molte parti e affascinante per i riverberi psicologici che mandano quei grovigli di anime e di corpi femminili: più stranamente dolci e direi anche spudorate le anime, più folli insomma di quelle maschili, e più scoperti, più nudi i corpi. E il rapporto fra uomini e donne, in quell'atmosfera di brutale dissolvimento fisico e spirituale, vien fuori con maggior naturalità, con una primitività di gesti e di appelli, tutta gremita di tenerezze, che sembra ricominciare il mondo al tempo omerico. Le con ne, affamate, « mandano parte del loro pane agli uomini, insensate e magnifiche » : ricordo questo slancio fra tutti, ed evocato così. Una pagina finale tradisce un po' la tentazione di volgere il diario in pamphlet di accu-sa. «Non odio, non vendetta, esoprattutto nessuna pietà per , , \<lt politica sociale i 11 carnefice... Coloro che non hanno sofferto, non hanno diritto d'aver pietà. Dobbiamo lasciare questo diritto alle vittime sopravvissute, se vorranno esercitarlo ». Sono parole dettate più tardi, ma non sono estranee al libro: lo si sente bene. Ma s'intende anche che questa vittima si riserva il diritto di aver pietà, allo scopo di usarne. L'indignazione è santa, ma la pietà non l'annulla. Comunque, non ci riesce di Immaginare in questa donna che ha sofferto un gesto simile a quello di Merle Oberon ricordato da Jullen Green, nel suo recente JoumaJ 1943-1945 (Plon). L'attrice chiede In un ospedale a un ferito se ha mai ucciso un nazista. Alla risposta affermativa, « con quale mano?» domanda lei. Il ferito alza la mano destra, e l'attrice la prende e la bacia. E' un gesto teatrale, si capisce: non ha, alla sua crudeltà, che questa meschina giustificazione. * * Terza lettura (e come potrebbe essere più lontana dalle precedenti?) è quella degli Studi storici di filosofia del diritto di Gioele Solari, raccolti a cura del nostro Istituto Giuridico per onorare il venerato Maestro. L'umile brevità del cenno vuol segnare, per evidente contrasto, la ricchezza dell'argomento. Ma più che rilevare l'importanza dì questi rari scrìtti, bisognerebbe dire adeguatamente dello studioso e dell'incitatore di giovani, numerosi e degni della sua scuola, la quale nel ventennio fascista fu anche una risoluta difesa_flella libertà e della civiltà della cultura. Su un piano di affettuosa colleganza e amicizia, Luigi Einaudi ha dettato per questo volume alcune belle pagine di ricordi, con quell'umana, morale chiarezza di stile che fa di lui uno scrittore classico, come potrà riconfermare anche la lettura dello sue recentissime Legioni Ant.

Persone citate: Esther Ioffe Israe', Franco Sacchetti, Gioele Solari, Green, Libri Del, Luigi Einaudi, Merle Oberon

Luoghi citati: Firenze, Gerusalemme, Italia, Pontassieve