Commesso di Banca perde in Borsa titoli per 4 milioni depositati da clienti

Commesso di Banca perde in Borsa titoli per 4 milioni depositati da clienti Per riparare a un errore rovina la famiglia e rischia il carcere Commesso di Banca perde in Borsa titoli per 4 milioni depositati da clienti Raccolti i versamenti per il Prestito della Ricostruzione aveva notato un ammanco di 200 mila lire - Disperato gioca in Borsa ma la fortuna gli è contraria «Le miserie di Mònsèù Travet»: ecco il titolo che potrebbe adattarsi olla storia ohe stiamo per narrare: solo che tra le avventure del personaggio di Bersezio e le avventure del nostro personaggio c'è un abisso: all'acqua di rosa quelle, fosche, drammatiche, allucinanti queste. Il nostro personaggio ha nome e cognome: noi teniamo nel cassetto tali generalità, per un senso di discrezione che il lettore potrà facilmente intendere-, del rerto, per i riferimenti che saremo costretti a dare,- molte persone — stiamo per dire troppe — le riconosceranno. Si tratta di un eximpiegato di banca, ora rappresentante di commercio, di circa 40 anni. Ha nel 1939, quando egli veniva assunto in una nota banca cittadina, non era nemmeno impiegato: era semplice fattorino. Pian piano egli riusciva a far carriera e diveniva commesso di cassa, con incarichi di grande fiducia: la direzione era molto contenta di lui in quanto ai distingueva per lo zelo nel lavoro e in particolar modo nelle sottoscrizioni dei prestiti allo Stato: l'impiegato in ogni occasione sapeva attirare gran numero di clienti all'istituto. Anche per il Prestito della Ricostruzione il nostro uomo s'adoperava con gran fervore: raccoglieva ben 10 milioni di sottoscrizioni e li consegnava alla banca: e la banca eli dava — da far pervenire ai sottoscrittori — non già i titoli definitivi, non ancora giunti da Roma, ma titoli provvisori. In questo periodo l'Impiegato s'accorgeva di essere in < deficit » per 200 mila lire: per quanti conti facesse, egli non riusciva a capire da dove questi soldi fossero fuggiti. Rimanere con 200 mila lire dj perdita non era per lui cosa possibile: sarebbe stata la rovina: per cui decideva di compiere un grave passo. 1 sottoscrittori non avevano voluto, ricevere i titoli provvisori, dicendo: Li tenga lei. Ci consegnerà, poi. i titoli definitivi ». Cosi il nostro uomo si trovava ad avere in mano titoli per una somma ingentissima. Dopo lunghe esitazioni egli infine — verso il 25 maggio dello scorso an. no — affidava buona parte dei titoli ad un agente di borsa con l'ordine di giocarli e tentare di e tentare realizzare il massimo possibile. llllllllllItlllllllllllllllllllllllllllllllllItlllllllllMI Ma uba settimana più tardi, nel giugno, si verificava, com'è noto, il crollo delle azioni e l'impiegato perdeva 11 capitale: tutto, sino all'ultimo centesimo. Egli si sentiva perduto: eppure nascondeva il disastro, tenendo un contegno normale e in ufficio e in famiglia d'Impiegato ha moglie e due figli, un maschio di sette anni e una femminuccia di quattro), non ostante l'interna tempesta. Intanto i sottoscrittori chiedevano notizie dei titoli definitivi: l'uomo li teneva a bada, dicendo che non erano ancora arrivati. La situazione era però disperata: ora gli mancavano oltre quattro milioni: l'impiegato si macerava e dimagriva ogni giorno di più e meditava persino il Rnicfdio. Ma il 20 ottobre egli apriva il giornale e leggeva i numeri corrispondenti ai b ghetti vincitori della Lotteria Nazionale. Il sangue gli dava un tuffo violentissimo, per poco non cadeva a terra. 11 primo premio era suo! Venticinque milioni tondi tondi! Era certo di possedere il. b'jjlietto vincente. Lu sua felicità non avevo limitrr avrebbe sistemato tutto, nessuno avrebbe saputo della sua disavventura. La notizia di tale vincita trapelava e anche «La Stampa» si occupava a suo tempo di lui: ma ecco insorgere il grande dramma. L'uomo non trovava più il biglietto, il biglietto era sparito, il biglietto dei 25 milioni, della salvezza, della felicità. Pel lo schianto: il biglietto apparteneva si ad un mazzetto di dieci che egli aveva acquietato: ma, dopo qualche giorno, l'aveva venduto ad un collega d'ufficio. Per il commesso il crollo era senza rimedio: ormai nulla poteva arrestare il disastro. Quindici giorni dopo veniva annunciata l'estrazione del prem' abbinati al Premio della Ricostruzione; i sottoscrittori si precipitavano allora dall'impiegato dicendo: «E' impossibile che lei non abbia ricevuto i titoli definitivi! La faccenda non è chiara. Desideriamo parlare con il direttore dell'istituto...». E lo scandalo scoppiava. L'impiegato firmava subito una dichiarazione con la quale riconosceva il suo debito di 4 milioni e s'impegnava di saldarlo a poco a poco. Gli altri accettavano e l'uomo si metteva a lavorare con disperata energia. Ma una nuova tegola gli pioni bava sul capo, nel gennaio di que sfanno: la Banca, considerando la gravità dello scandalo in cui — per forza di cose — era stato mischiato il nome dell'istituto, gli faceva sapere che la sua presenza non era più desiderata, consigliandolo a dare le dimissioni con la n. a ss ini a sollecitudine: era sottinteso poi che la liquidazione di sua spettanza doveva restare bloccata, a totale beneficio dei credito, ri. L'impiegato non poteva far altro che obbedire: del resto egli «tesso, allo scoppiare dello scandalo, aveva compreso che, logicamente, la sua carriera, all'istituto, era terminata, A questo punto ecco la faBe cruciale del dramma: la moglie era sempre rimasta all'oscuro di tutto: il marito sperava che l'uragano, abbattutosi su di lui, passasse, ignorato dalla donna. La quale aveva si notato che l'uomo da parecchi mesi non era più del solita umore c deperiva sensibilmente: ma aveva attribuito lo co-a ad un periodo di depressione o di eccessivo lavoro e non aveva mai sospettato nulla. Ma, dopo il licenziamento, l'Impiegato era costretto a rivelarle ogni cosa: è facile immaginare quale schianto fosse per la disgraziata. Quasi quattro milioni di debiti: come prramcopostluazdefotoasesanutazanoraalacuresroLncrdtLns10Dlirpgttp«gmdcldfvtm1—esgnsostrnpacapfneStsaldare? Comunque, trascorsa la|1 iiiitiiititJiiiiiiiiiiiiiJiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiitiirtiiif prima disperazione, si faceva coraggio e cercava di rianimare il marito, senza turbarlo o avvilirlo con accuse e rimpianti. Purtroppo il coraggio^ da solo, non bastava. L'uomo non riusciva assolutamente a trovar lavoro: le aziende volevano sapere il perchè del licenziamento, assumevano informazioni e, una volta conosciuto lo sciagurato episodio, davano all'impiegato una risposta che era sempre inesorabilmente, la stessa: « Non c'è posto per lei ». Finalmente una ditta, per compiere un'opera di misericordia, lo accettava, affidandogli la rappresentanza di un certo prodotto Ora la storia di questo moderno ctravet» è divenuta addirittura tragica: con la famiglia egli abita presso Chieri ove era sfollato nel 1942. La moglie lavora di cucito, ma non riesce a guadagnare più di 250-300 lire al giorno: spesso però causa un male dolorosissimo è obbligata a desie .'re. Lottando disperatamente, ha ottenuto buoni risultati: ha pagato ai creditori circa un milione ed è riuscito a far scendere le pretese degli stessi del 20 per cento. E ha tiiitiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiniiiii oil o paoe è nuo a sire tnruli oldi ao: oe. eai è se ha venduto mobili, tappeti, la radio, delle coperte, della biancheria, tutto il superfluo (e parte dell'Indispensabile). Resta ancora da pagare una cifra fortissima-: ma non sa quando potrà soddisfare 1 creditori; bada alle spese misurando il centesimo e da tempo acquista il minimo di generi alimentari: e questo minimo è così impressionante che alcuni negozianti del luogo, impietositi, le inviano a casa, gratis, qualcosa in più. Ma le privazioni non impressionano lo donna. Essa è preoccupata per il marito. Il quale, In preda ad un abbattimento pauroso, s'immiserisce e declina di giorno in giorno: il prodotto che egli dovrebbe smerciare è nuovo e 11 collocarlo è difficilissimo. Due mesi fa ha guadagnato 11 mila lire, il mese scorso ha consegnato nelle mani della moglie tutto 11 suo stipendio, consistente In sei — diciamo sei — biglietti da mille. Egli afrerma di aver portato alla rovina e alla miseri- la famiglia e tiene strani discorsi — cod lugubri allusioni — che fanno rabbrividire la moglie. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Bersezio

Luoghi citati: Chieri, Impiegato, Roma