Un mistero va per le strade di Virgilio Lilli

Un mistero va per le strade Un mistero va per le strade Ecco, io vorrei sapere rome fanno gli uomini, e le donne, e i vecchi, e i bambini, e le ragazze che vanno per la città, che salgono sui tranvai, che entrano negli uffici, che sostano alle edicole dei giornali, che si salutano l'un l'altro, che si dicono < Buongiorno », « Buonasera », cCome va», «Come sta», eccetera eccetera; vorrei sapere come fanno ad avere ai piedi delle belle scarpe, delle scarpe dalle suole integre,- dalle tomaie impeccabili (scarpe eleganti, scarpe nuove). Vorrei sapere come fanno a comprare quelle scarpe. Le scarpe costano cinque, otto, dieci, anche quattordici mila lire. Per averle così irreprensibili, così buone, di così bella apparenza, queste persone devono spesso comprarne. Ecco, come fanno? E' un mistero. Le ecarpe, le belle scarpe degli uomini che incontro per la città sono un mistero che batte i selciati, un mistero che cammina, un mistero che va per le strade. Io vorrei sapere come fanno gli uomini, e le donne, ej le ragazze, e i giovanòtti che • gremiscono le sale dei cinematografi come fanno a comprare il biglietto. Un biglietto ' di cinematografo costa centocinquanta, duecento, anche trecento lire. /Sono gremite, sono gremite le sale dei cinematografi. Non si' trovano t posti a sedere », la gente fa quel che si dice la fila, eosta in piedi nella sala, mentre la macchina di proiezione ronza piacevolmente, e sullo schermo si vengono stampando gigantesche teste di beile donne dalle bocche a cuore (e foreste, e città, e fiumi, e osse, e alberi, e treni, e navi, eccetera) ; i passaggi fra le file di sedie sono gremiti anch'essi di gente che attende si liberi «un posto a sedere». Quella gente ha comprato il biglietto: centocinquanta, duecento, anche trecento lire. Come fa quella gente! Chi glieli dà i denari per il cinematografo? Dove li trova? Tutti dicono: Ieri ho visto questo tale film... l'altroieri quell'altro tale film... cinque.] giorni fa quel film così e così... ». Vedono tutti i film, hanno visto tutti i film (centocinquanta, duecento, anche trecento lire di biglietto ogni giorno, ogni due, ogni tre)* Come fanno ? La macchina di proiezione ronza, le sale sono gremite, gli abitanti, i miseri, i poveri abitanti della città, presi nella morsa dell'inflazione «vedono tutti i film». Come fanno? E anche come fanno a popolare i bar della città, i cosidetti «caffè», vorrei sapere. (Mistero). Gli uomini entrano nei bar, uomini di tutti i giorni, impiegati al ministero, alle poste, alla società Acca, alla Banca Zeta, e operai; borghesi e gente del popolo (come suol dirsi). Ordinano: «Un caffè... tre americani... quattro vermouth, due mente... tre birre...». Sorridono, sollevano i bicchieri, dicono «Cin cin» o «Alla salute» e bevono. Come- fanno? Un caffè costa trenta lire, tre americani centottanta lire, quattro vermouth duecentoquaranta lire, due mente centoquaranta lire, tre birre trecento lire e «osi via. Essi bevono. La macchina del caffè espresso sibila, fuma come una piccola locomotiva ; dietro il banco i garzoni in giacca bianca e grembiule bianco, rimboccate le maniche, maneggiano le leve nichelate, schizzano il seltz nei bicchieri, trafficano con le bottiglie colorate. La gente'entra, esce, entra; è un flusso continuo, un continuo riflusso. La cassiera dice : « Tre birre, cinque aperitivi I Quattro cognac». Centinaia, migliaia, decine di migliaia di lire ; nei caffè del eentro, nei bar della periferia, uomini, ragazze, giovanotti. Si vedono le mani trarre i portafogli dalle tasche posteriori dei pantaloni, aprire buoni da mille saggiandone fra il pollice e l'indice la consistenza della carta; talora la cassiera è impacciata, con le unghie rosse delle dita tamburella il tavolo di legno del suo piccolo pulpito, dice: «Spicci, per favore, non ho il resto». Come fanno, come fanno ad avere questi soldi, a spendere questi soldi, a mutare questi soldi in vermuttini, in cognacchini, in aperitivini, in birrette o che? E' un mistero ; un mistero che va per le strade. E le trattorie. Anche le trattorie, vorrei sapere. I camerieri si sfilano le matite copiative dal padiglione dell'orecchio, scrivono «Asciutta, scaloppe, contorno, formaggio, frutta... ». Scrivono «Antipasto, milanese, fagiolini, funghi, frutta, vino»; scrivono «Pane, dolce, servizio, pollo filetto di tacchino, scampi, calamari, sogliola, dentice con maionese...*. . Piegano il cartìglio del conto in due, lo posano sul piatto di porcellana, offrono il piatto ai clienti; ottocento, millecento, millecinquecento lire a patto. Conti di cinquemila lire, settemila lire, dì undicimilacinquecentotrentadue lire. Come nelle sale dei cinematografi, non si trova posto a sedere, t «locali» sono gremiti ; impiegati, dentisti, piazzisti, medici chirurghi, capitani di fanteria; borghesia, piccola borghesia, media borghesia nei locali del centro; nei locali della periferia operai, commessi, autisti, meccanici, pagano quei conti, depongono sul piatto di porcellana, dentro al cartiglio piegato in due, biglietti da mille, i larghi biglietti stampati in color cioccolato dello Stato Italiano, i piccoli biglietti, azzurrognoli delle am-hre. Come fanno? Dove li prendono quei biglietti? Vorrei sapere questo. Poiché anche le trattorie, col pollo, con la asciutta, con la milanese, con questa piccola gente che mangia e paga", con questa gente ohe «affolla» quotidianamente i «locali», è un mieterò che va per le strade. E la faccenda del calcio, vorrei che qualcuno mi spiegasse. Vorrei che mi spiegasse dove prendono i denari per pagare «la partita». Per «andare alla partita» occorrono duecento, quattrocento, ottocento, mille lire a persona. Per andare a gridare a squarciagola e Goal I», per andare a gridare a squarciagola «Dai Mìlan... forza Juventus. .. arbitro venduto ! » ; per andarsi a sedere sulle gradinate dello Stadio e seguire con l'anima il grosso frutto di gomma che rotola sul prato inseguito dal cuoio delle scarpe dei calciatori in mutandine, occorrono denari, denari, denari. Trentamila spettatori, cinquantamila spettatori. Come fanno? Sono piccola gente. Sono reggimenti di piccola gente che tutte le domeniche secernono dalle tasche milioni, decine di milioni di lire. Come fanno, perdìo? La miseria addenta gli italiani 7 la miseria ci addenta. Non si sa come andare avanti. Si sciopera; per mille lire al mese si sciopera ; dentro le casoni padri hanno l'occhio torvo; le fronti delle madri si vengono colmando di rughe; i giornali gridano l'aliarne: se non arriva il grano dall'America... se non avremo cento, duecento, trecento milioni di dollari e così via... se la borsa nera... se il governo... se l'inflazione... se gli ammassi... se le tessere... eccetera, saremo tutti perduti, sarà la rovina, sarà il caos, sarà la fame, sarà la morte o che. Ma il denaro ha gambe lunghe; cammina, corre. Dalla trattoria al bar, dal cinematografo allo stadio, dalle scarpe alla cravatta, il denaro fluisce, se ne sente il fruscio, come della massa d'acqua d'un fiume. Si direbbe che la miseria è ricca, che la disperazione è prodigale. Io guardo le bolle scarpe, le belle suole, le belle camicie, i begli aperitivi, le. belle cassiere dei cinematografi, i bei camerieri delle trattorie e via di seguito; ricapitolo i miei bilanci, i miei guadagni le mie spese, le mie ore di lavoro alla notte, al giorno, al tramonto, all'alba ; e mi domando oon una certa tal quale angoscia: Come fanno? Virgilio Lilli

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