Colpo di scena socialista

Colpo di scena socialista NUO fi ORIENTAMENTI NEL PANORAMA POLITICO Colpo di scena socialista Riunione indetta da Silone alla presenza di Romita per l'unità delle forze - 1 con. tatti con i saragatiani boicottati dal P.S.L • Com'è fallito il tentativo degli azionisti Roma, 5 settembre. I fogli della sera pubblicano notizie sul congresso socialista di Torino, che in quella città, a quanto pare, non ha desiderato pubblicità giornalistica, controllando rigorosamente gli inviti ed escludendone i cronisti politici. Per la verità, simili precauzioni non sembrano irragionevoli, se si pensi quale delicato e pericoloso compito si erano proposti i socialisti delle due tendenze riunitisi a convegno. Questa era un'assise dei socialisti di buona volontà, di quegli uomini delì'ex-partito di unità proletaria che al momento della scissione non dimisero la speranza di vedere riuniti ancora in uno solo i due rami della vecchia e gloriosa corrente socialistica italiana. Questi uomini, come il Carmagnola, il Luisetti, il Silone, il Romita, oltre ai principali rappresentanti delle federazioni piemontesi sia del P.S.I. che del P.S.L.I. (il Partito d'Azione non era stato invitato), hanno discusso a lungo. I più accesi rappresentanti del P.S.L.I. hanno rimproverato particolarmente il Carmagnola di una certa lentezza nell'attuare lo svincolo del P.S.I. dalla locomotiva comunista. « Più fatti e menò parole » essi hanno esclamato che, se occorre rivendicare la direzione socialista del Governo, è opportuno effettuare una larga intesa, se non addirittura la fusione, deliedue correnti sotto il segno della più completa autonomia. Se si dovesse verificare un accordo in tal senso, allo scopo di strappare alle de stre l'iniziativa della parte cipazione al Governo, non si potrebbe prescindere insom¬ ma da uh blocco tra autonomisti attuali e « autonomisti futuri », cioè di quei socialisti ancora nel partito di Basso che, come il Lombardo o il Romita o il Carmagnola o il Silone e altri, si rendono conto della necessità di un'ulteriore chiarificazione. Questa chiarificazione non potrebbe avvenire in altro sènso che in quello di respingere nelle braccia comuniste guei deputati e. uomini del P.S.I. la cui azione s'ispira agli ordini e alle vedute comuniste. Una sorta di epurazione spontanea, i cui termini verrebbero proposti, a quanto pare, dallo stesso Ivan Matteo Lombardo alla direzione del partito nenniano, mentre l'on. D'Aragona si renderebbe interprete al prossimo convegno romano del P.S.L.I. della necessità di far blocco con i vecchi compagni del P.S.I. ' Ma il problema della rifusione socialista non è descritto solo dai riflessi del convegno di Torino. Un'altra manovra, e questa assai più fine ed abile da un certo punto di vista, si è pronunciata ed è poi abortita; ma vale la pena di accennarne. Uno scambio di lettere tra la direzione del partito d'azione e quella del P.S.L.I. descrive la fine piuttosto lamentevole di un tentativo, generoso. se si vuole, di pacificare Nenni e Basso con gli irremovibili saragatiani. Il tentativo consisteva in una serie di approcci tra una delegazione azionista e una socialfusionista per creare « una piattaforma sulla quale far convergere tutte le correnti socialiste». La delegazione in parola era formata da alcuni azionisti simpatizzanti per il partito di Basso e Nénni. Non è stato difficile rag¬ giungere un accordo consacrato in due documenti da sottoporre ad una delegazione del P.S.L.I. Ma questo partito ha ritenuto dubbia e sospetta sia l'iniziativa che la conclusione degli ex-azionisti oggi social-fusionisti. E non ha esitato a respingere, con una lettera piuttosto secca, l'invito a discutere il reingresso in un partito come il P.S.I., che i « piselli » dichiarano di conoscere a fondo e che non ha bisogno — ai loro occhi — di presentazione « a cura di partiti solo in parte socialisti o solo recentemente socialisti ». Insomma un fin de non recevoir per il quale il Cianca, firmatario per gli azionisti della lettera di profferta, non fa quel che si dice una brillante figura, anche perchè altri ex-azionisti, come il Codignola, il Valiani, il Lombardi, avversi al socialfusionismo, hdnno — invece — espresso stasera in una nota dell'Italia socialista l'opinione di indire una conferenza generale « seriamente preparata nel suo ordine del giorno, pronta a raggiungere effettivi compromessi e non formule più o meno verbalistiche... ». Insomma, all'unificazione delle forze socialistiche tutti vogliono arrivare, ma si tratta di stabilire se essa debba avvenire sotto-il segno del « fusionismo » o sotto quello dell'« autono mismo ». Posta in questi termini, la questione non presenta aspetti più nuovi di quando al congresso di Roma avvenne la scissione; a meno che, ma è poco probabile, Nenni e Basso, alla testa del gruppo dei più ac cesi filocomunisti del parti to, non piglino spontaneamente la via delle Botteghe Oscure, che a Roma è ormai nota, assai più che per aver visto trascinare il corpo di Cola di Rienzo, come sede del quartier generale del partito di Togliatti. a.

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