Il nostro vino, quest'anno

Il nostro vino, quest'anno Il nostro vino, quest'anno Cattivo raccolto in Piemonte, discreto altrove - Prezzi sostenuti : si esita a comprare, non si vuol vendere (Da! nostro inviato speciale) ASTI, agosto. Generalmente si suoi procedere a Un primo bilancio dell'annata vinicola Jra il 10 e il 15 settembre — e cioè in pieno mercato — ma Asti che è il « cuore » dei vini piemontesi e — un po' — dei vini d'Italia, è già in condizione di anticiparlo. Esso non è allegro e, meno che per le altre regioni, lo è per il Piemonte, dove il raccolto delle uve si preannuncla assai scarso. Il freddo intenso dell'inverno, prò 'trattosi oltre misura, non permise alle viti una germogliasene buona; alla fioritura, tenne dietro una siccità persistente che ostacolò lo sviluppo degli acini; poi, tra luglio ed agosto, imperversò una calura alricana che uccise grappoli interi con veri e propri « colpi di sole ». A tanto male, si aggiunsero infine le grandinate che, in alcuni punti, come a Tortona, distrussero parte del prodotto; particolarmente grave tu la grandinata notturna del 33 agosto che si gettò su Isola, San Marzanotto, Azano, Montemagno, Quindi, attraversata la valle del Tanaro, continuò le sue devastazioni lasciando un'enorme fertta di colore tosso in un'a.rea di circa 30 chilometri per 4: completavano 11 flagello della grandine, venti ciclonici ed alluvioni, con l'asportazione radicale delle piante in collina e l'Invasione del tango in pianura. Soltanto in uva, 1 danni di que¬ sto temporale si calcolano ad un miliardo. Anche Ivrea e la Valsesia soffrirono assai per la grandine. Concludendo, il Piemonte avTà quest'anno un raccolto di uva Inferiore del 30 e forse del 30 per cento a quello dello scorso anno; però la qualità è migliore. Naturalmente, 1 prezzi risentono della scarsa merce. Nel 1048, la media dei prezzi per le uve nere si aggirò sulle 468 lire al miriagramma (massimo 600 e minimo 300); quella dei moscati sulle 536 lire (massimo oro, minimo 400); quest'anno * si fa strada » — cosi si esprimono — il desiderio 41 rag. giungere le 1000 lire al miriagramma per le uve nere e 1300 per I moscati. Il desiderio del produttori urta contro una realtà pratica di cui già si comincia a sentire gli effetti: uU intinti mii non comperano. Essi sono a corto di denaro per 11 minor fido bancario e l'alto interesse richiesto, ma sono anche preoccupati per la limitata capacità d'acquisto dei consumatori, e non vogliono imbarcarsi In giuochi al azzardo. Cosi, con 1 primi contratti — e per quantitativi scarsi — sono state pagate le uve nere a 750-800 lire 11 miriagramma, e 1000 le uve da moscato. Ma 1 contadini non si scoraggiano del tutto: e quelli che dispongono di una attrezzatura per la vinificazione trasformeranno in vino la loro uva e, caso mai, è il vino che essi venderanno meno caro. Le uve bianche — si sa — hanno bisogno degli Industriali per essere trasformate in spumanti, ma 11 contadino si contenta di farne moscati semplici. I prezzi delle uve piemontesi deb. bono poi fare i conti con quelle di altre regioni italiane, soprattutto del meridione e dell'Emilia. Anche il meridione ha sofferto per la siccità, non però come da noi, e 11 minore raccolto oscilla intorno al 10 per cento. Gli industriali del nord sono già sul posto ma — salvo per le uve di Martina Franca Indispensabili alla confezione del vermut — anche laggiù essi non comperano. Le offerte di forti quantitativi a 600 lire al miriagramma non trovano acquirenti. Anche l'Emilia offre — pressoché Inutilmente — la sua produzione a 600 lire 11 miriagramma. L'Emilia — meno danneggiata dalle condizioni atmosferiche — ha molta uva ma di qualità un po' scadente. II Veneto si trova press'a poco nella stessa situazione dell'Emilia. Quanto alla Toscana — voce importante nel mondo dei vini — la sua situazione è particolare. Essa domina con il Chianti, zona felice quest'anno, sia pure con un raccolto Inferiore a quello dell'anno scorso. Si può dire che le sue uve non abbiano un mercato vero e proprio, perchè le grandi fattorie ne fanno vino direttamente: il loro prezzo è però calcolato sulle 800 lire al miriagramma, li che porterebbe II Chianti sulle 130-130 lire il litro appena svinato. Sul prezzo finale, bisogna poi aggiun¬ gere tutte le spade di Brenno della lavorazione, trasporto, ecc. Come ultimi conti, potremo dire che i 33 milioni e rotti di ettolitri di vino, prodotti dall'Italia lo scorso anno, diverranno nel. 1917 appena 28 (non mancano però gli ottimisti che lo spingono a 30). E 11 panorama vinicolo è un po' grigio per tutti, specialmente per il bevitore, il quale, però, questa volta, comincia a pesare seriamente sulla bilancia. Egli è Indispensabile. Anche i vini pregiati hanno bisogno del consumatore interno, data la contrazione improvvisa delle esportazioni. I vari popoli abbienti attraversano una « crisi di logica » per la quale tutti vorrebbero esportare molto e importare poco, non esclusa l'America: da parecchio tempo, un piroscafo carico di vini italiani, sta in penosa anticamera nel porto ili New York. Una forte corrente mira a proteggere 1 vini locali e, per chi non lo sapesse, giova ricordare che in California esiste una città di Asti, fondata da italiani che portarono sul posto viti nostrane e producono Asti Spumante. a. a.

Persone citate: Montemagno