Diretto intervento americano per la distribuzione dei dollari di Domenico Bartoli

Diretto intervento americano per la distribuzione dei dollari LA CONFERENZA PER IL PIANO MARSHALL Diretto intervento americano per la distribuzione dei dollari Quando si impresta denaro a un fallito si vuol vedere da vicino come gestisce i suoi affari {Dal nostro inviato speciale) Parigi, 30 agosto. Per tre o quattro volte in questi ultimi giorni il sottosegretario americano Clayton, inviato del generale Marshall in Europa, ha rimandato l'appuntamento col Comitato esecutivo della conferenza di Parigi. Il banchiere si divertiva a far fare anticamera ai suoi debitori f Non era questo. Clayton e i suoi funzionari, tra i quali il signor Kennan, capo della pianificazione al Dipartimento di Stato, erano occupatissimi: si trattava di verificare dati e cifre, di fare almeno in parte quanto la conferenza di Parigi non era riuscita a concludere- in cinquanta giorni ài lavoro. Marshall aveva detto ttgrHv»-OWropet.v. < Aiutatevi--fravoi, e noi vi aiuteremo. Vedete di mettere insieme le vostre risorse e le vostre necessità e fateci sapere quanto vi manca per saldare il conto; cercheremo noi di coprire la differenza ». Scarsi risultati Il discorso, come ricorderete, suscitò grande entusiasmo. La Russia e i Paesi orientali non vollero aderire, ma le sedici nazioni dell'Europa occidentale e mediterranea, dalla Norvegia alla Turchia, inviarono a Parigi le loro rappresentanze che si misero subito a lavorare. I risultati di questi lavori sono stati in pratica poverissimi. Pare che l'Europa abbia trascurato il consiglio americano: « Aiutatevi fra voi, e noi vi aiuteremo ». Naturalmente non si poteva sperare che dalla conferenza uscisse bella e fatta una unione economica europea. Gli scandinavi non la volevano per ragioni politiche e economiche. Gli svizzeri temevano di compromettere nello stesso tempo la loro antica neutralità e la loro prospera economia. Gli olandesi e i belgi si mostravano soddisfatti della loro unione col Lussemburgo che temevano di guastare con accordi più vasti. Gli inglesi stessi si limitavano alle belle parole, perchè dovendo scegliere tra l'Impero e l'Europa (questa Europa rovinata) avrebbero scelto l'Impero. Ma si doveva tentare un'integrazione dell'economia, mettere insieme le risorse, riorganizzare gli scambi. i/n realtà si è concluso poco, \A conti fatti, mèrci per un miliardo e mezzo _ di dollari sono rimaste fuori del bilancio inter-europeo per mancanza di acquirenti: tra questi, una parte dei nostri prodotti ortofrutticoli. Le delegazioni non si preoccupavano tanto di organizzare un lavoro comune, quanto di assicurare ognuna al proprio Paese una parte cospicua degli aiuti americani. Cosi alla fine, facendo le somme delle diverse richieste nazionali, è venuta fuori la cifra di 89 miliardi di dollari occorrenti per saldare in questi quattro anni, dal 19i8 al 1951, la bilancia dei pagamenti dell'Europa. Dopo di, che l'Europa continuerebbe ad aver bisogno dell'aiuto americano- e ai dovrebbe fare un altro piano Marshall. A questo punto gli americani che sorvegliavano attentamente, anche senza osservatori diretti, i lavori della conferenza, sono intervenuti. Kennan, il capo della pianificazione al Dipartimento di Stato, è partito. dall'America e Clayton ha incominciato a fissare un primo apnuntamento con i membri d'* comitato esecutivo della conferenza (fra i quali Von. Compiili). Di rinvio in rinvio l'incontro è avvenuto nel pomeriggio di oggi. Era il terzo colloquio Jra il sottosegretario americano e gli elementi direttivi della conferenza. Ma questo era più importante degli altri due. Per la prima volta tutti i problemi tecnici della conferenza venivano affrontati globalmente e paragonati con le possibilità di aiuto americano. In realtà l'Europa ha bisogno di tante cose, che anche se gli Stati Uniti fossero disposti a concedere i crediti richiesti, i mercati mondiali non potrebbero soddisfare interamente i nostri bisogni perchè mancano i prodotti. Ma gli Stati Uniti hanno fatto intendere chiaramente che la loro capacità di aiuto è assai inferiore a quella delle domande europee: forse la metà o poco più (una quindicina di miliardi di dollari in quattro anni o giù di lì, sempre se il Congresso approverà le intenzioni del governo di Truman). Come allora ridurre i bisogni dei singoli Paesi f La conferenza è impotente a fare da arbitra in una questione che divide i suoi stessi membri. Nè d'altra parte è possibile procedere ad una semplice riduzione meccanica percentuale, uguale per tutti. Tanto più che alcuni Paesi, come l'Italia, si sono riferiti, per prospettare i propri bisogni, al passato, all'anteguerra (anno 1938), mentre altri si sono volti al futuro, tenendo come termine di paragone piani più o meno realizzabili: così ha fatto la Francia con il suo piano Monnet. Opportunità politica E' chiaro che di fronte a queste divergenze, l'America assume la posizione di arbitra: come finanziatrice deve decidere a chi devono andare .gli aiuti e in quale misura. Con l'incontro di oggi gli Stati Uniti hanno incominciato a esercitare la loro delicata funzione, penetrando nell'intimità della situazione europea, pur restando ufficialmente al di fuori della conferenza dei sedici. Gli scarsi progressi compiuti finora, il fatto incontestabile che la miseria divide anziché unire, l'opportunità di prospettare le cose all'opinione pubblica e parlamentare americana nella luce più favo revole, hanno fatto anticipare lllllllllllllllllllinillllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHMMIIIII e a e . a à r i e in effetti l'intervento americano che, invece, sarebbe dovuto avvenire solo dopo la conclusione della conferenza. In questo consiste, mi sembra, l'importanza della giornata di oggi: è l'inizio del pieno e organico intervento americano negli affari economici europei. L'America non è più la benefattrice dell'U.N.R.R.A., o la creditrice lontana e assente dell'altro dopoguerra. Avrà presto una posizione simile a quella delle potenze europee creditrici del vecchio Impero turco o dell'Egitto. Pone condizioni, chiede garanzie, esige bilanci statali in pareggio economie sane, libertà di traffici, e controlla e suggerisce e consiglia. E' bene che gli europei non si facciano illusioni: il loro fallimento nel mettere in ordine gli affari del continente, ha quésto prezzo. Le indipenden ze nazionali europee declinano. Dobbiamo anche ricordare che non è l'America ad imporre questi aiuti e perciò questi controlli; ma l'Europa a chiederli e a implorarli gli aiuti e perciò anche i controlli che sono una conseguenza inevitabile. Quando si impresta denaro a un fallito, si vuol vedere da vicino come gestisce i suoi affari. Domenico Bartoli e IIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIID

Persone citate: Kennan, Monnet