Verso l'equilibrio? di Filippo Burzio

Verso l'equilibrio? Verso l'equilibrio? La situazione dell'ultima ora è dominata dalla lieta, inattesa notizia della ratifi ca russa ai trattati di pace con l'Italia, la Romania, l'Ungheria, la Bulgaria e la Finlandia ; e dalle favorevoli prospettive ch'essa dischiude, alle speranze ch'essa alimenta di una provvidenziale distensione nei rapporti internazionali, divenuti cosi pericolosamente tesi in questi ultimi tempi. Le conseguenze probabili, e più importanti, dell'evento sono note (benché su talune di esse sussistano per il momento incertezze ,^^J^$yj||M^jr^^^enJ^q 90 giorni!aeUe truppe, nspettivamehte anglo-sassoni e sovietiche, dai Vari Paesi tuttora occupati; ammissione dei Paesi stessi all'U.N.O. ■— ma a questo proposito sussiste il dubbio che una eventuale, anzi già annunciata opposizione americana all'entrata di Romania, Ungheria, Bulgaria nella grande organizzazione internazionale (a cagione dei loro Governi, considerati come totalitari) provochi automaticamente un rinnovato veto russo all'Italia. Infine l'obbligo da parte dei « Quattro Grandi», di prendere entro l'anno una decisione sull'avvenire delle nostre colonie; o quanto meno di deferire la questione all'Assemblea generale dell'U.N.O. Assisteremo nei prossimi giorni agli sviluppi relativi a questi problemi particolari. Oggi come oggi l'appassionato interesse del mondo è volto soprattutto a indagare il significato profondo e le conseguenze generali dell'importante gesto russo ; gesto tanto più inopinato in quanto segue a pochi giorni quel veto nei nostri riguardi, il quale sembrava orientare le situazioni verso orizzonti del tutto diversi, e ben più oscuri. E' verosimile che si tratti soltanto di un atto di ordinaria amministrazione, dovuto ad una resipiscenza della politica sovietica, conscia di essersi messa dalla parte del torto, insistendo in un' rinvio ingiustificabile delle ratifiche? E' plausibile che notizie dell'ultima ora dall'Ungheria, circa le odierne elezioni in quel paese, garantiscano una tale vittoria comunista da rassicurare il Kremlino che il ritiro delle truppe russe — conseguenza dell'avvenuta ratifica — non sia ormai più pericoloso? E' ammissibile che a queste due ragioni si aggiunga il facile calcolo aritmetico per cui l'eventuale ammissione in massa all'U.N.O. dei vari Paesi « ratificati » migliori la posizione numerica del blocco orientale in quell'Assemblea, rispetto al blocco occidentale? * * Tutte queste ragioni vanno tenute presenti nel valutare il nuovo gesto della sfinge sovietica; e se anche la nostra profonda speranza sia ch'essa preluda a qualche cosa di ben più importante, ad una evolta ben più sostanziale nell' evoluzione dei rapporti mondiali, — cioè ad un'alba di vera pace e di fiduciosa collaborazione fra i grandi antagonisti — crediamo sarebbe per lo meno prematuro abbandonarsi troppo ciecamente ad una tale speranza. Troppe volte, in questi due durissimi anni trascorsi dalla fine della guerra, abbiamo fatto dei bei sogni cui seguirono triiti risvegli e, proprio per non dimenticare in questo momento di lieta sorpresa le altre realtà fondamentali dell'ora, che fino a ieri ci tennero col fiato sospeso in attesa del peggio, noi crediamo saggio (e per nulla pessimistico!) ricordare qui un famoso rapporto di Talleyrand al Direttorio, riguardante una vagheggiata alleanza tra la Francia rivoluzionaria e l'Austria feudale della fine del '700. Una collaborazione intima ed una intesa produttiva sono quasi impossibili — avvertiva il gran diplomatico — fra due Stati separati da un abisso ideologico. Ora, che un abisso ideologico sempre più approfondito separi oggi Russia ed America è purtroppo vano negare; tutto quel che di meglio si può sperare in base all'odierna confortante notizia è che l'alternativa di un saggio equilibrio fra i due antagonistici mondi in presenza prenda decisamente il sopravvento sull'altra alternativa, di un catastrofico avviamento al conflitto, che fino a ieri sembrava prevalere nelle previsioni degli osservatori politici e degli statisti. Equilibrio, come quello che dopo il '70 assicurò 40 anni di pace all'Europa; equilibrio, in cui un'Europa rapidamente avviata alla sua unificazio¬ p ne federalistica rappresente rebbe una parte, ed avrebbe una funzione, essenziale. A questo porro unum necessarium della federazione europea si tenga dunque fisso lo sguardo anche in questo momento; ed in base ad esso si valutino gli altri importanti avvenimenti in corso: 1) conferenza tripartita di Londra per l'incremento della produzione della Ruhr, conclusasi con discreti risultati, anche se con un po' di broncio da parte francese; e risnetto alla quale conviene augurare che la sua prossima appendice, berlinese ayvii alla, completa internazionalizzazione di quella regione nevralgica e cruciale, in modo rassicurante per la Francia e non umiliante per la Germania: 2) imminente conclusione dei lavori di Parigi per il piano Marshall, circa il quale qualche nube si preannuncia sull' orizzonte americano; 3) augurabile progresso nella provvidenziale proposta per l'unione doganale europea; « sarà necessario un minimo di cinque anni », sembra abbiano detto gli esperti. Ebbene, signori esperti, cinque anni sono troppi, bisogna che i politici sappiano bruciare le tappe mentre si è ancora in tempo. Filippo Burzio