Trieste tra minaccie e sorrisi di Antonio Antonucci

Trieste tra minaccie e sorrisi I X T O H N O ALLA LINEA JVI OHGAX Trieste tra minaccie e sorrisi (Dal nostro inviato) TRI ESTE, agosto. Sembra che ci sia qualche cosa di nuovo sul fronte est. L'estremità meridionale di quel velario d'acciaio, steso sull'Europa da Stettino a Trieste, non è del tutto rigida e su posizioni definitive: dalle due parti, vibrano nervi quasi inquieti e si manovra attivamente sia con uomini armati che con idee. In questi ultimi giorni, si è fatto un gran parlare di movimenti militari sulla linea Morgan. Dicono che, nell'Udinese, carri armati americani abbiano sfilato di continuo per oltre mezza giornata, e non già ripetendosi con le stesse unità, come avveniva con Mussolini "o come succede al cinematografo; dicono pure che, poco prima, o poco dopo, una divisione russa si sia attestata al nostro confine con la Jugoslavia, accompagnata da un nugolo di aeroplani. Piuttosto minuscoli, questi aeroplani sarebbero tuttora appollaiati dietro le creste alpine, pronti a lanciarsi tutti insieme su Trieste, come i draghi della leggenda, per darle fuoco in modo tale da distruggerla radicalmente (Niente meno!). Che necessità ci sia d'incendiare Trieste — e che gusto — nessuno, a onor del vero, capisce. Si tratta di una cara, dolce e graziosa città, figlia del capitalismo e del mare, alla quale si può dire che abbiano tolto tutfe due i genitori, senza per questo imbronciarla oltremisura, indurla a strepiti e alla disperazione. Romantica e generosa, la sua gente si contenta di birra, gulasc, pane bianco, un po' di cinematografo, un po' di amore, un po' di contrabbando, qualche canzone allegra, la libertà e piaceri minor'.. Perchè incendiarla t Che, in altri tempi, un progetto così empio potesse venire in mente ad Amburgo, città concorrente su i mari, magari sarebbe stato comprensibile: ma ora Amburgo sta riprendendo, senza che Trieste muova una gru per difendersi'o per contrastarle l ' avvenire. Chi, dunque, ce l'ha tanto con leif Piume t Ma Piume è lo sbocco di un' economia a commercio di Stato, e il commercio di Stato, oltre a non temere concorrenze, è di siffatta natura che, finendo necessariamente nell'autarchia, cessa dall'avere bisogno di grandi porti perchè-non ha più quasi nulla da commerciare con l'estero. E allora f Allora, le cause poco importano: guardiamo gli effetti. Una certa propaganda ha stabilito che Trieste sarà distrutta con il fuoco, ammenoché non si ravveda in tempo. Questo ravvedimento riguarda soprattutto la sua politica tradizionale che, a torto, è definita antislava; essa è soltanto antinordica, antiorientale *e limitatamente a quel fatto per cui il nord e l'oriente trovino naturale, giuridico e anche piacevole espandersi al di qua delle Alpi, non soltanto come ospiti. Per capirci meglio, Trieste è un'eroica colonia di punta in difesa dell'Italia còme concetto geografico e, ancora di.più, come realtà linguistica, perchè, al pari dei gruppi sanguigni, esistono gruppi linguistici assolutamente inconciliabili. Ciò,- qualcuno vuol negarle. Donde, l'ira. Ma, all'ira, segue il blando. Da circa un anno a questa parte e, più radicalmente, dopo l'allontanamento del col. Bowman da capo del governo mil. alleato, gli anglo-americani hanno cambiato radicalmente la loro politica verso la Jugoslavia. Se hanno commesso errori, ne accettano le conseguenze da giocatori corretti, ma non insistono. E' finita quella condiscendenza di parte per cui tutto ciò che era slavo — anche se un capriccio evidentemente ingiusto — trovava un appoggio quasi sempre p-onto; a Trieste, sono pressoché scomparse le scritte ufficiali in tre lingue (inglese, x'.aUano, sloveno) e quon* do In autorità devono rivolgersi al pubblico con cartelli usano soltanto l'inglese e Vitaliano; gli « evviva » a Tito f> gli chócemo (vogliamo) Jugoslavia » su i muri della città, già minori per il diminuito numero degli scrittori pagati, sono quasi introvabili per la vigilanza di una polizia, la quale organizzata su quattro linee — inglese, americana, locale e femminile — è radicalmente decisa ad imporre il rispetto delle leggi; non basta più. gridare a squarciagola « Smart Fascismi)! Svo.bodo Nkrodu! » (Morte al fascismo! Libertà ai popoli!) per agire in contrasto con le stesse grida, ed impunemente. Un affar serio. Ed ecco allora il sipario di acciaio incrinarsi per lasciar passare qualche sorriso. Emissari discreti e una campagna di stampa slava in lingua italiana, dicono ai triestini: * Basta con le. lotte. Velernose ben. Curiamo fraternamente i nostri interessi per il nostro meglio... ». Sembrerebbe un- ragionar da saggi. Senonchè, nella faccenda, è troppo evidente la mossa strategica essenziale diretta ad allontanare dalla Venezia Giulia le truppe alleate. Si dice insistentemente che — pur di giungere a ciò — russi e jugoslavi non sarebbero affatto alieni dal dare Trieste in piena sovranità all'Italia, mettendo in archivio il territorio libero; e c'è chi garantisce come prossima una < bomba diplomatica » in tal senso. A tale campagna, gli anglo-americani non reagiscono direttamente; ma, come per caso, nel goriziano, le autorità han provveduto all'esplorazione di certe fojbe, estraendone ben 195 cadaveri, ricordo raocapricciante della provvisoria occupazione slava e, subito dopo, hanno ordinato di cessare le ricerche, soddisfatte dell'ammonimento. E, in pratica, l'invito ad abbracciarsi si muove nell'aria rarefatta dello scetticismo e della paura. Se può essere allettante il pensiero di non avere etranieri in casa, bisogna pure che questa casa sia protetta e proteggibile con le proprie forze; e non è il caso nostro. Con un esercito limitato a 180.000 uomini e con armamenti irrisori, noi non siamo in grado di far fronte, eventualmente, a quelle sorprese che possono sgorgare anche dalle amicizie pia strette; gli antichi * di robusto ingegno», se invitati a banchetto, quando gradivano l'invito, non mancavano di procedere a un esame preventivo ed attento delle loro forze: e, cioè, si sedevano a tavola, ma armati. Antonio Antonucci

Persone citate: Bowman, Mussolini