Intervista con De Gasperi

Intervista con De Gasperi Intervista con De Gasperi QZon sono rose, ma neppure tutte spine - Siamo in periodo preelettorale, irrequieto: bisogna sdrammatizzare - 71 "tripartismo,, la polizia, l'ordine pubblico, il pane - <Ì)opo la grave ferita óel trattato ài pace, un primo passo concreto: l'invito di <Bevin a QÌenni Roma, 4 dicembre. Diramo, senza alcuna intensione allusiva, che De Gasperi siede al Viminale nella poltrona di Giolitti, nel medesimo gabinetto, al quale si accede per un'anticamera azzurra. Dal 1911, anno di sua nascita, non molto è mutato nel palazzo, .che riflette l'edilizia e 11 clima del vecchio Stato for- amo non vi lasciò grandi tracce; ne limitò le funzioni alla sola amministrazione degli Interni, mentre la Presidenza (cioè la Dittatura) andò a sceglierai il prestigioso alloggio di Palazzo Venezia. Sul fiume della storia Al Viminale De Gasperi sta a suo agio, da uomo semplice; è, per quanto lo al discuta, indispensabile. E* Incaricato di lavoro pesante e pressante che egli affronta senza risparmiarsi. Da molto parti gli si fa colpa di far troppo e Nitti, come don Sterzo, glielo hanno detto in termini per qualche verso irritanti. Ha una dote di De Gasperi è la pazienza, la infinita pazienza indispensabile a chi naviga, secondo il proverbio cinese, sui fiumi. Un Presidente del Consiglio naviga anch'egU su un fiume, che è la storia, il più grande di tutti. Da quando ha lasciato Palazzo Chigi, De Gasperi si è affezionato al Viminale. Piuttosto grigio e tetro, costrutto come una fortezza nel cuore della capitale, il Viminale concreta l'ideale dello Stato: In quelle mura massicce si trovano le leve di controllo della vita nazionale. La prima sede della nuova Italia democratica, 11 4 di giugno 1944, fu il Viminale, ove Bonomi e il gen. Mark Clark si recarono a pigliare possesso dello Stato. Quindi lo Stato ò questo massiccio edificio al sommo di due rampe. L'abbiamo visto più volte, In questi due anni, come un mastio assediato. Gli ai stringono Intorno carri armati, carabinieri, polizia e truppa. Al tempo di Farri era costantemente «bar* rato da cavalli di t risia, ma nei giorni di bonaccia l'appa_ rato di forra scompare. Oggi, malgrado 1 giornali, a Viminale segnava buon tempo. De Gasperi era sereno, calmo e lucido al suo lavoro quotidiano. Nel cortili non si vedevano che normali vetture da turismo. Nessun rinforzo di agenti alle porte, nè canne bucherellate di mitra sulle spalle del guardiani n polso dello Stato batteva normalmente. Con il Presidente -del Consiglio si è potuto discorrere piuttosto a lungo del momento politico. Non sono rose, nè fiori, ma neppure tutte spine. La crisi interna della democrazia italiana, cosi come è espressa dal «tripartitismo» (De Gasperi dice < tripartiamo >), non può, per quanto l'argomento sia piuttosto liso, non aprire il discorso. Da molte, e anche autorevoli voci (vedi, ultima, quella di don Sterzo, dopo Nitti e altri) si ritiene che la formula del governo a tre, o a tre e mezzo, sia esaurita. Ma De Gasperi non è di questo avviso. La farfalla rivoluzionarla Egli dice: «Come formula a "tripartiamo" non è esaurita, poiché è una formula aritmetica. E' il cemento détta coUdborazione, cioè detta mutua fiducia, che vacilla. La accasa è dovuta senza dubbio a preoccupazioni contingenti connesse a una campagna che, considerata in profondità, è dovuta ad una preparazione détta battaglia elettorale futura, cataHzzatrica e risolvitrive di nuove forze e situazioni. Bitinte oggi, una tendenza, un proposito deliberato da parte di alcune forze specifiche, dette di "avanguardia'', di preparare entro la coalizione, come dentro una crisalide «Ti cui si battono via le spoglie, la strada atta farfalla rivoluzionaria ». «La cosa, in fondo, potrebbe essere interpretata come una tendenza evolutrice, qualora ai fosse universalmente sicuri che si tratta di fase di sviluppo democratico. Ma è causo, invece, di preoccupazione, di allarme pia o meno giustificato, perché non tutti i gruppi che partecipano a questa trasformazione dannò fa stessa garanzia di fedeltà atte norme democratiche, né nutrono la stessa devozione atta libertà come base détta Repubblica italiana». .«Lo stesso linguaggio, che é tatto dotta fucina rivoluzionaria dei tempi andati, sia queRo antiquato del primo socialismo che quello nuovo del leninismo, usato in un ambiente acceso ancora dotta lotta di parte, crea una sensazione di inquietudine che a motti non riesce facile dominare». « Quando Nenni nell'a Avanti/» clandestino, prima detta liberazione di Soma, agitava Videa détta repubblica rossa; suscitava preoccupazioni antirepubbttcane in molti democratici convinti; così oggi tt suo motto c dal governo al potere*, legato a concetti di lotta di classe e di dottrina maraiata rivoluzionaria, rende incerti quegli elementi che nel primo periodo dopo il z giu¬ gno si disponevano a dar fiducia atta democrazia. EJ in que sti momenti di agitazione e di turbamento che la propaganda contro il regime del € tripartismo » agisce efflcacemen te: il motivo dell'allarme, dun que, va ricercato non nétta formula tripartisca, ma nell'atteggiamento che assume chi dal tripartiamo vuole uscire». 81 desume, dunque, da questa lunga e acuta analisi del Presidente che il «tripartismo» sia sollecitato alla rottura anche e soprattutto dalle forze politiche che lo compongono. In effetti la sequela di polemiche, specialmente su soggetti afferenti all'ordine interno del Paese, lo dimostra. Ieri l'inchiesta sui fatti del Viminale, oggi quella sugli assassini in Emilia, stamattina quella sulla «Troika», organizzazione segreta composta di Italiani e di slavi, provano una continua volontà disgregatrice all'interno dello Stato. Tuttavia lo Stato, che è forza morale assai superiore e diversa dalle forze politiche che Io compongono, è in grado di difendersi. Il Presidente del Consiglio, specificamente interrogato, ci dice: *Bi agita adesso una polemica sulla « Troika » e su un documento della polizia pubblicato dall'* Unità ». Come chiunque può desumere dal testo di quel documento, la procedura seguita è stata quella consueta. Una informazione fiduciaria, evidentemente giunta da più parti, ha reso necessario e doveroso da parte del capo della polizia di « circolarizzare» istruzioni precise allo scopo di averne conferma o smentita; comunque per prò. cedere ad accertamenti. B' consueto in tale occasione di citare il testo al condizionale; cosa che é stata fatta ». E qui, a maggior chiareza del lettore, è bene avvisa¬ re che nella circolare della polizia sull'associazione rivoluzionaria «Troika» al faceva il nome di una Potenza orientale per cui il ministro Nenni al sarebbe preoccupato di possibili ripercussioni diplomatiche. Dei resto già al Viminate si striava un comunicato ufficiale In proposito. Tuttavia, dato Io stato delle cose, è risultato spontaneo chiedere al Presidente del Consiglio se lb Stato aia In grado di far fronte ad eventuali torbidi su larga scala. E ci è stato risposto: «Le forze di polizia appaiono già in grado di fronteggia- re qualunque evenienza e di garantire atto Stato l'esercizio detta sua autorità; la loro efflcenza segna progressi sensibili. La polizia e in buona parte autorizzata e a quadri completi, soprattutto nei grandi centri. Essa agirà sempre come strumento dello Stato, al di sopra dei partiti, come è. nelle sue tradizioni del periodo de««Isa au i Qui la curiosità e l'Interesse giornalistico esigerebbero una più minuziosa informazione, specialmente per quanto riguarda l'opera di bonifica criminale In corso. I conati di ribellione allo Stato, di disordini locali — a Biella, nella valle Ossola, a Novara, ecc. — ci Inducono a chiedergli se dal Viminale è possibile imporre al due estremi d'Italia un eguale rispetto della legge scritta, m altri termini se esiste e sia risentita la carenza del potere centrale, come è apparso negli episodi del Lavagnino, dell'Andreoni e, adesso, nel Novarese. La risposta del Presidente è chiara, sebbene non recisa: «Da per tutto si va ripristinando il senso dell'autorità, in gran parte demolito durante gli anni dell'occupazione quando ci affinammo neU'irridere alle autorità «legalmente costituite». Nonni a Londra In gennaio, come è noto, il Ministro Pietro Nenni è chiamato a Londra da Bevin; ed appare interessante chiedere al Presidente se il capo del Foreign Office non abbia distrattamente considerata la data di questo viaggio, essendo il nostro Ministro degli Esteri occupato, appunto in gennaio, in operazioni di politica interna connesse con 11 motto «dal governo al potere». Ma De Gasperi non trova alcun significato speciale alla coincidenza e dice: « Bevin ha dichiarato a Parigi che era disposto, a titolo di compenso per la grave ferita infertaci dal trattato di pace, atta stipulazione di un largo accordo commerciale con l'Italia sul «pò di quello concluso con la Francia. B con cid mi ripeteva le assicurazioni fatte a Carandini a Londra. Oggi, a trattato quasi redatto e nétta formula quasi definitiva, cioè a ferita infetta, la Gran Bretagna ha premura di attuare questo piano, già esposto, e contribuire in tal modo nel settore commerciale a un reale riavvicinamento. Naturalmente noi dobbiamo essere ben disposti perchè qui non si tratta di un'intesa astratta, ma concreta. Non sono uomini, ma reciproci interessi di carattere nazionale e sociale. Le trattative tecniche preliminari sono in corso per migliorare i rapporti già esistenti. Saremo tutti ben lieti se il ministro degli esteri potrà a Londra sigla- n.m trattata, ebe CQtftoM un comprensivo atteggiamento detta Gran Bretagna verso le esigenze dell'Italia ». L'intervista a questo punto ba assunto 11 carattere di una cordiale conversazione su vari aspetti dell'azione governativa, tra cui quello degli approv¬ vigionamenti _ speri ha detto mamente che, della discipU ari. De Gasperare ferii concorso volontà del popolo e di ogni.! singolo individuo e con gli aiuti di oltre oceano, si riesca a provvedere il pane al bulrà certani più serene le Ciò contria rendere tazioni pollili Sdrammatizzare, mettere a punto, chiarificare, può essere opere utile. Come in questo colloquio, cosi a Milano, possiamo crederlo, De Gasperi sdrammatizzerà, chiarificherà. \