Il carteggio di Cambon

Il carteggio di Cambon Il carteggio di Cambon Un grande Ambasciatore giudica gli nomini del suo tempo-Come tntti i francesi amava gli italiani purché si comportassero ragionevolmente a o a i E' oggi completa, con un terso volume ohe comprende il periodo dal 1912 al 1924, la Correspondance di Paul Cambon (Parigi, Orasse*, 1946, fra. 225), la cui pubblicazione era incominciata nel 1940, opera capifoie per Io studioso di storia, dal 1870 in poi, sia per la luce che getta sui retroscena diplomatici, come per il quadro sociale che ritrae. Paul Cambon entrò nella vita pubblica con il crollo dell'Impero, accanto a Jules Perry; si ritirò, per morire dopo qualche anno, a trattato di Versailles firmato. Prefetto, poi presidente generale a Tunisi, ambasciatore a Madrid e a Costantinopoli, fu per ventidue anni, dal 1898 al 1920, ambasciatore a Londra; il fratello Jules, ambasciatore a Berlino, a poi accademico di Francia, e consigliere del Quai d'Orsay, gli rimase sempre spiritualmente vicino; a lui ed al familiari sono indirizzate le lettere che formano questo eccezionale carteggio, scelto e annotato dal nipote Henri Cambon con gli occhi fissi alle vicende diplomatiche, e con raro rispetto dette libere opinioni: schiettissimi sempre 4 giudizi. Genio borghese Patii Cambon aveva tutte le migliori doti di equilibrio, di raziocinante saggezza, di perfetta lucidità e sagacia, di prò-' tica del mondo, che si ammirano nella vecchia borghesia francese. Ohi volesse scrivere favologia del genio borghese potrebbe pigliare a modello la sua famiglia, dove la madre assisteva, some pia alto e pregevole svago, atte seduto dell'Accademia; ls Inumo maniere, il gusto detta lettura, la parsimonia a la dignità detta vita, erano istintive. La sua prosa, senza colpi d'ala, priva di qualsiasi ambizione pittoresca, è di una classica limpidità: sono frasi brevi, precise, illuminanti, non Ce bisogno detta macchia di coloro, basta un aggettivo, e tutto è detto. Repubblicano, ansi apparte¬ nente al nucleo degU uomini politici che la repubblica vollero e fondarono, Paul Cambon era per temperamento un moderato, e pochi meglio di lui hanno sottolineato gli scarti detta repubblica borghese verso una più aperta democrazia. Avverso ai socialisti, che certo non rispondevano al suo ideale di prudente amministratore, ne loda però a pia riprese i leaders promettenti, Albert Thomas, ad esempio. Neppure coi radicali se la vedeva troppo, a Painlevé, Brtand, Caillaux, sono qua e là graffiati. Egli era nato per servire lo Stato, a in un modo direi classico; quando si trova dinanzi a Berthelot, che aveva la stessa passione, ma la esercitava con molta liberta e fantasia, il dissidio tra le due generazioni di diplomatici, e le due scuole, si manifesta. Da Lloyd George a Nitti Con simile temperamento, Paul Cambon doveva trovarsi a suo agio a Londra, tra poH- OSqGnpizlocntil'sgCtL"stpmtorgoftici che non fanno programmi,]™ma ragionano giorno per gior-\sno sugli avvenimenti, seguono uno stile e una tradizione.' il momento più tragico della sua vita fu il 2 agosto 1914, quando aspettò sino a tarda sera la comunicazione che l'Inghilterra entrava in guerra. Egli sapeva le contrastanti opinioni del Gabinetto, e come quest'ultimo non potesse impegnare il paese: la guerra, doveva deciderla il parlamento. Fedele collaboratore deH'entente, convinto della necessità per Francia e Inghilterra di procedere insto-] me, era vigila difensore degli interessi del suo governo, ma non gli risparmiava osservazioni. I ministri si succedevano a Parigi; c'era Briand, guizzante come una lucertola; Barthou, astuto e intrigante a doppio fondo; Poincaré, che scambiava la presidenza del Consiglio, con la carica di capo del contenzioso; Clémenceau, accentratoro, pronto a sobbarcarsi a tutto, ma incapace di organizzare il lavoro altrui; Ber-\ thelot, che aveva sul tavolo un mare di carte s ch'era uno spirito fumoso. E bisognava far la lezione agli uni, parare i colpi degli altri, guidare gii ignari nei meandri dei costumi e detta psicologia inglese. E oltre Manicai Se mal doveva nascere un uomo in radicalo antitesi di Paul Cambon, era proprio Lloyd George, svolazzante, ignorante, von mille debolezze per 4 socialisti, capriccioso. Asquith, Bonar Lato, Edward Grey, tutta gente che Paul Cambon poteva capire e seguire, e magari anche Balfour, non ostante la sua filosofia a le sue distrazioni. Ma star dietro a Lloyd George, era come acchiappare un folletto. Quanto all'Italia e agli italiani, Cambon si rivela, naturalmente, tradizionalista. Ossia non voleva loro male, purché stessero a posto, e si comportassero ragionevolmente. Ma alò accadeva di rado. Ecco Balandra che (la consuetudine non è cessata 1) arriva con un codazzo " enorme " di delegati; Sonnino, con cui 4 impossibile intendersi, a differenza detto " ondeggiante e pieghevole " Tittoni; Orlando, "parlatore e bon vivant olla Doumergue"; Nitti, che piace molto a Olemenceau perchè gli dice (pag. 870) c Piume? Me ne f- L'Albania"! Me ne f— Ma sono, per l'Italia, dette questioni sentimentali su cui non posso cedere» e garba anche a Canbon,ìl quale lo trova, e sotto l'apparente bonomia, assai fine». Però cambia poi idea, allorquando lo vede passare al rimorchio di Lloyd George, e mostrarsi favorevole ai socialisti e alia lfdtnrfrlotbrspbolRpgtcgrvcctpsstvpdihcdstdntuuiimiiitiiiiiiiiiimitiiiiiiiiiimmimiiiiiiiiiiiii GmpnmsvvtlapdvrppvuAprdmci Oermania. Le promesso fatte a San Giovanni di Moriana, alquanto alla leggera, da Lloyd George e da Ribot, di una sona all'Italia in Asia minoro, preoccupavano poco Cambon, il quale le considerava irrealizzabili giacchè presupponevano lo smembramento dell'Impero ottomano a cui non credeva, ma complicavano i rapporti con il nostro paese che pigliava aspetto di "insaziabile". Allorchè gli inglesi sposarono la causa dell'Alsazia Lorena, Sonnino chiese analoga dichiarazione per gli scopi di guerra italiani. E Cambon, conscio dette difficoltà di applicazione del patto di Londra, trovò, a più riprese, "stupefacenti" le nostre pretese: egli riteneva ch'e il Trentino, Trieste, Vlstria, fossero per noi " più di quanto potevamo sperare" e che sarebbe stato assurdo continuare la guerra per la Dalmazia. Paul Cambon aveva sempre giudicato la Russia un paese orientale, di cui c'era poco da fidarsi, e su cui non convenu¬ ™ contare. Europeo vecchio stile, la Russia era per lui già l'Asia. E quando, nel 1917, ci fu la rivoluzione, non si per-' dette in rimpianti. Conosceva troppo bene Bazonow, il personaia baltico (che non ora di razza slava, ma tedesca); si fece subito un'opinione di Kerenski. fi suo anti-sodalismo lo ispirava, e la sua condotta tendeva a tenersi il pia possibile fuori dall'imbroglio. A una restaurazione sarista non mostra di aver creduto; neppure però a un consolidamento del bolscevismo. La sua unica pròoccupazione, era di svitare ohe la Germania s'infiltrasse in Russia, potassa sfruttarne le possibilità. Altri grattacapi gli diedero 4 greci, sia perchè Brtand contava tra le sue belle, una principessa di quel paese, sia per gl'intrighi dt Costantino, Barrali a Venizelos. Parigi era sovente in ritardo sul voltafaccia detta politica inglese; non cambiava tono a tempo opportuno. Dei rumeni traccia un profilo assai curioso della disinvolta regina Maria, a dette sue arti di seduzione applicate atta politica, che contrastavano con il genio di Brattano per rendersi insopportabile. Le alternativa della atterra danno luogo a molto pagine intereseanti: i capi militari hanno la loro parte, a cominciare dal vendicativo Foch. Ma dove il carteggio è prezioso, specie per l'informazione diretta, è nette pagine sul trattato di Versailles. Paul Cambon non sembra aver stimato molto Wilson, nd aver creduto per un istante alla Lega dette na- sioni, afa non faceva, in questa occasione, gran caso neppure di Clemenceau, stanco, impulsivo, insufficientemente preparato, con un ministro degli esteri, Pichon, che non esisteva, e il Quai d'Orsay in mano a Berthelot, estremamente intelligente ed istruito, ma leggero e avventato. Lloyd George si regolava in politica estera sulle sue necessità di politica interna, Curzon era "verboso" e certo non una aquila. Nitti gli si presentava come "un mélange da boche et de bolchevisme" (p. 879). Deh nostri, appressa Bonin Longare, a particolarmente Sforza, le cui dimissioni del 1922 considera una " disgrazia " per i rapporti con la Jugoslavia. Naturalmente, il dissidio Sennino-Orlando, Pano "ancorato netta sua intransigente megalomania „ a occupato a farla riecheggiare dai giornali al suo servizio, e l'altro, più conciliante, è palese. Aforismi Da attesti tre volumi si potrebbero cavare un centinaio di pagine di aforismi veramente gustosi a succosi, anche ss talora l'amor proprio nazionale possa inalberarsi, come là dove si assicura che "Non conviene far la voce grossa con l'Inghilterra, ohe non soffro timori, e mostrarsi benigni con gl'italiani, che piegano soltanto messi le spatte al muro (pag. 402). Mi limito a trascriverne un altro: "Il segreto di farsi accettare degli inglesi consiste noi non avere Varia di sospettare la loro buofede, a disgraziatamente noi passiamo il tempo a mostrarci diffidenti. Non ohe a diffidare sia imprudente; n glia, in caso, parlare a cuore aperto. Con gente eha ripugna alle ipotesi, ohe vivo solo negli avvenimenti quotidiani, 4 puerile far detta politica a lunga portata; bisogna, come lochiudersi nel caso del giorno". '• Già nei primi mesi del 1918 Paul Cambon negava ohe la guerra in corso fosso l'ultima di un cielo; e le conseguenze del trattato di Versailles gli apparvero mentre ancora lo stavano redigendo. Non aveva mai avuto illusioni, nè sugli uomini, uè sul precipitare degli eventi. Borghese dell'Ottocento, trovava, nel salutare la acomparsa degli «omini della sua generazione: La visse, Uibot, accenti di stoicismo antico.- "Noi slamo dette povere cose, figlio mio, e trapassiamo presto". E degli antichi aveva ormai la statura morale, e lo stile. Arrigo Cajumi Alla signora Kollontal, exAmbaecUtore sovietica In Norvegia e In 8vezra, è stato attribuito II premio Nobel per la pace, In omagglo agli sforzi compiuti per indurre la Finlandia a suonarsi dalla Gernwilu.