Memorie di antifascisti
Memorie di antifascisti Memorie di antifascisti La storia dell'antifascismo non è ancora stata scritta e pure meriterebbe di essere largamente conosciuta dal gran pubblico; le fila che congiungono le tradizioni di libertà del Risorgimento e dello Stato unitario alle aspirazioni democratiche della giovane Repubblica passano infatti esclusivamente di li, attraverso la azione degli uomini che non ai piegarono alta dittatura e continuarono a combatterla durante venti anni, resi pio. lunghi dalle persecuzioni, dal carcere, dall'esilio. Per guasto ogni libro — diario, biografia, documentazione — che rechi un contributo alla conoscenza di quella storia deve essere accolto con compiacimento, e siffatto discorso vale specialmente per 1 libri nei quali, come nelle Memorie di un antifascista di Barbara Allascn (Edizioni U, Firenze, 1946), la particolare vicenda di chi scrive, lungi ciair esaurirsi in una mera testimonianza individuale, si Inquadra nelle vicende dell'utero movm ente clandestino di opposizione al Fasciemo. In ciò risiedono il merito maggiore e, nello stesso tempo, il motivo essenziale dell'interesse che il volume della Allason suscita: esso è molto di più di un'auteblograflàa, perchè l'autrice vi ha registrato gli episodi più salienti e meno noti della lotta antifascista e ha tratteggiato il profilo dei principali esponenti di essa. E' dunque prezioso il vovolume della Allason per chi voglia accostarsi alle vicen¬ de di quella che. sulla scorta di Thomas Mann, potremmo chiamare la nostra « emigrazione interna», la cui dezza sta nella volontà e nella tenacia con cui da pochi uomini .isolati e il più delle volte incompresi, fu condotta la lotta contro il fascismo, anche e soprattutto quando esso non presentava la benché minima possibilità di successo. • • • L'opposizione antifascista doveva trovare la sua epica conclusione nella guerra partigiana, la cui importanza et il cui mgTiiflrnto non sono stati forse sufficientemente valutati, non diciamo all'estero, ma nemmeno nel nostro paese. Eppure basterebbe considerare che quello partigiano rappresenta, nella moderna storia d'Italia, il movimento a base più largar mente popolare, mentre il Risorgimento fu prevalentemente opera di ristrette minadi sangue pagato dal partigiani fu grande: il rannero dei loro caduti supera del doppio quello di tutu 1 morti che ci costarono le guerre di Indipendenza tra il 1848 • il 1870. Tutto dò vien fatto di pensare aprendo il bel libro in cui Carlo Passerln d'Entrevas (La (empete dessu notres montagnes. Edizioni <z Monta» », Torino, 1946) ha radunato, coordinandoli e inquadrandoli cronologicamente, documenti, relazioni, rapporti sulla guerra partigiana in Val d'Aosta; gran parte delle te¬ s t tempi, l'attività diretta a sai stimonianze sono stato rac¬ colte dall'autore, che ha in terpellato tutti i capi delle bande sui fatti d'arme e sulle imprese più ragguardevoli delle loro formazioni. La Val d'Aosta ai prestava mirabilmente alla guerriglia, si colpi di mano, alle azioni di sorpresa, e infatti numerosissimi furono gli atti di sabotaggio ai danni di fascisti e tedeschi, le imboscate, le distruzioni di installazioni e depositi nemici; ma fu anche notevole, ed efficacissima, particolarmente negli ultimi vare dalla distrazione ferrovie, ponti, centrali e impianti elettrici • • • Nel giugno del 1945, deluso nella speranza di una liberazione che veramente liberasse la sua città, lo scrittore triestino Silvio Benco tornò al suo rifugio campestre di Turriaco e qui gli accadde di riflettere su quello che nel mondo era avvenuto di strano durante il tempo della sua vita, e su le accelerazioni di- ritmo onde, in forza d'idee pulsanti, di scoperte, d'invenzioni, d'antagonismi, di guerre, s'era giunti dalla relativa quiete dal tempi della sua giovinezza allo spasmodico turbine da cui la umanità stava appena uscen¬ do. Nacque da queste medi' fazioni un breve ma succoso saggio {Contemplazione del disordine, Del Bianco, Udine, 1946), nel quale sono esposti, dai fine dell'Ottocento, gli influssi di nuove Idee, le apparizioni di uomini nuov, le propagazioni di nuove scoperte, il rompersi e il riassestarsi di equilibri instabili, gii scrolli dell'indine politico-economico e dell'ordine psichico che hanno caratterizzato e determinato la nostra epoca. E* dunque un rapido scorcio della tormentata storia della1 prima metà del nostro secolo che ci offre il libro del Benco, nel quale 1 vari aspetti della civiltà e della crisi del nostro tempo si compongono in un quadro mosso e vivace, arricchito da una forma letteraria agile « sicura. r. b.
Persone citate: Allason, Benco, Carlo Passerln, Del Bianco, Silvio Benco, Thomas Mann, Udine
Luoghi citati: Firenze, Italia, Torino, Turriaco, Val D'aosta
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