Boogie-woogie con radioscopia

Boogie-woogie con radioscopia Boogie-woogie con radioscopia £* tomaia di moda, d~- - la guerra, la "gioia di vivere,, : ma non è una coma di recup bensì una cupa voglia di distruggerai Un vane con molti enti, scriveva F. 8. Nitti molti anni or sono, è un paese depresso, dove pochi cercano di rompere la rassegnazione di tutti. Analogamente, si può dire che un paese e un tempo che contino molti fanatici della gioia di vivere, sono un paese e un tempo infelici; con la differenza che gli eroi sono eroi, e quei felici di vivere sono infelici anch'essi. Pensavo a questo sere addietro, perchè la polizia si portava via gente da un villino dove si consumavano bagordi e dove un giovane aveva tentato di spararsi; pensavo a questo perchè una ragazza spiritata strillava appunto: « E' gioia di viperei Lasciateci vivere», e la sua voce era come un nastro nero e marezzato, ossia funerea. Il giovara inesperto di suicidi, fu portato all'ospedale su un, tassì; U suo gesto non era affatto in contrasto con la gioia del suoi amici: scopriva a un tratto che cosa c'è di vero sotto tanta gioia di quella specie, rompeva la mascherata del dopoguerra. Un paese civile è senza eroi: un paese felice è senza orgasmo di godere. I/orgasmo di godere, che sembra — ed anche è — una reazione agli incubi déUa guerra, è soprattutto una cupa voglia di distruggersi fisiologicamente; la gioia di vivere è voglia di morire. Si avverte lugubremente la carne che si sfascia, U cuore che va a male; immaginate un brulicante boogie-woogie vieto attraverso una gran radioscopia che spolpi i corpi. Ce un racconto di Max Beerbohm nei quale un uomo corrotto si applica sul volto una maschera di cera, per darsi sembianze nuove e caste e per guadagnare l'amore della donna pura di cui si è innamorato, e un giorno scopre che la maschera gli ha purificato il volto, così come l'amore gU ha purificato resistenza. Oggi sono molti a tentare questa prova, di mettersi una maschera di gioia per ingannare l'esistenza; ma in questo caso è U vólto a corrompere la maschera, e prima o poi si manifesta la paura — avella stessa che ha spinto U giovane di cui ignoro U nome, a tentare il suicidio. L'Europa è ormai una terra di paura; è ormai la terra del suicidio. Quando leggiamo II mando di Ieri, di Btefan Zweig, Q grande scrittore ebreo che rievocò la sua Vienna felice degli anni anteriori all'altra guerra, e poi, in esilio,' mi uccise, comprendiamo perchè. Quando leggiamo La sanie du temps di Vercora, fautore del Silenzio dd mare, e la confessione deWimpossibiUtà a perdonare i nemici, poiché non ai vivi tocca perdonare, ma ai morti per mano dei nomici, comprendiamo perchè. Quando leggiamo i progetti di William Beveridge per la pace nel mondo garantita da una suprema giustizia internazionale, comprendiamo ancora perchè. Abbiamo paura di non saper pia vivere da uomini, di non comprendere gli nomi ni, di non riuscire ad ottenere una giustizia. I/avventura del vizio tenta di sostituire l'avventura di chi riscopre ogni giorno la casa, la moglie, U lavoro, il paradiso artificiale è S surrogato d'una vita perduta in cui si andava sicuri per le vie, si rincasava a leggere il giornale e si risparmiava qualcosa per una vecchiaia serena. Il mondo in cui viviamo non è più questa cara immagine da cartolina pubblicitaria delle casse di risparmio, ti mondo in cui viviamo è in quella piazza, una sera, con quel giovane stralunato che perde sangue da una spalla, e la ragazza barcollante che grida la sua gioia di vivere. Editto Rusconi

Persone citate: Max Beerbohm, Nitti, William Beveridge

Luoghi citati: Europa, Vienna