Letterati e politica nella Russia sovietica di Ettore Lo Gatto

Letterati e politica nella Russia sovietica Letterati e politica nella Russia sovietica Alcuni nostri giornali hanno pubblicato nello scoreo mese la breve notizia della sospensione a Leningrado della rivista Zvezdà (La stella) e della chiusura dell'altra rivista Leningrad, le quali, da molti anni la prima, dal principio del 1945 la seconda, raccoglievano intorno a loro quasi tutti gli scrittori dell'antica capitale, la prima addirittura come organo dell'Unione degli scrittori sovietici di tutta l'URSS. Il provvedimento, provocato, a quanto pare, in primo luogo dall'attiva collaborazione alle due rivisto dello scrittore satirico Zòscenko e della poetessa Achmàtova (vedova del poeta Gumilev, fucilato a*. {rincìpio della rivoluzione) a assunto un'importanza assai maggiore del cenno fattone, e ciò per le conseguenze di carattere generale preannunziate dalla decisione del Comitato centralo del partito e delle immediate deliberazioni dell'assemblea degli scrittori di Leningrado convocata ad hoc. Queste conseguenze sono in relazione con quella che a noi pare la principale accusa rivolta a Zòscenko, alla Achmàtova e ai vari altri scrittori di secondo piano ricordati nella decisione del partito : la c bezidèjnoat » (o mancanza dì idee, o meglio di ideologia) e la « apoliticnost» (o astensione dall' interesse politico) nell'opera letteraria. E' da rilevare inoltre l'accusa, ripetuta due volte, di servilità di fronte calla attuale cultura borghese dell'occidente», «di fronte a tutto ciò che è straniero >, quasi ad accentuare che tra la mancanza di interesse politico e l'interesse per la cultura occidentale possa o debba vedersi un diretto rapporto. Dopo accuse di carattere cosi preciso, sebbene generale, non possono non passare in secondo piano quelle più specifiche e particolari rivolte a Zòscenko, di calunniare cioè l'attuale vita dell'URSS, rappresentandone i cittadini come primitivi, di poca cultura, stupidi, e di gusti e costumi piccolo-borghesi, e all'Achmàtova, di scrivere cioè versi che, imbevuti di pessimismo e decadentismo, esprimono i gusti della poesia da salotto borghese-aristocratico di una volta. Di quel che fosse l'arto di Zòscenko, cioè la sua satira della vita quotidiana, la critica sovietica non era all'oscuro, avendone parlato nel corso di oltre un ventennio, e quanto alla Achmàtova, ritornata al pubblico dopo vari lustri di silenzio artistico, non era da ritenere che potesse aver mutato stile e ispirazione. L'importanza dello «scandalo», che tale è stato definito, non è quindi tanto nel fatto che Zòscenko abbia pubblicato un racconto come Lti avventure di una scimmia, definito «volgare libello contro la vita sovietica e gli nomini sovietici», e l'Achmàtova i versi incriminati, quanto nell'aver «acoperto» che nelle due rivisto pubblicate • Leningrado, c la cittaeroe, nota per le sue tradizioni rivoluzionarie avanzato», sia stata possibile un'attività letteraria senza ideologìa ed apolitica. Da ciò non soltanto la punizione delle due riviste, ma la sospensione del presidente dell'Unione degli scrittori sovietici, Nikolàj Tìchonov, dalle sue funzioni. Tìchonov è una delle figure più originali e caratteristiche della letteratura sovietica, poeta e prosatore di indubbio valore e significato, uno dei maggiori scrittori russi odierni, accanto ad Aleksèj Tolstoj, morto di recente, ed allo Sciòlochov, il ben noto autore del Placido Don. Tìchonov, e con lui al' tre personalità politiche e letterarie di Leningrado, sono «tato accusate di scarsa aderenza alle direttive del partito. Ciò significa che già durante la guerra, e spedai• mento dopo di essa, c'è stato il tentativo dell'* intelligentsija» sovietica di sfuggire al» maglie dei precetti del «realismo socialista», in vigore nell'URSS per l'attività letteraria ed artistica in generale. L'Unione degli scrittori sovietici ha provveduto subito a escludere dal suo seno non soltanto Zòscenko e l'Achmàtova, ma tutto un gri gruppo di scrittori leningradesi, rivelando cosi indirettamente che i racconti di Zòscenko e i versi dell'Aduna tova non erano che un pretesto per colpire altri scrittori — anche fra i piò giovani — che non era possibile accusar direttamente di attaccamento a vecchie tradizioni, ma certamente colpevoli, in seguito ai maggiori contatti con l'Occidente, di aver pie-, s stato ascolto alle voci delle sirene occidentali. La derisione dell'Unione degli scrittori dell'U.R.S.S. è, se non altro, chiarificatrice: «L'Unione degli scrittori — dice essa — ha limitato l'ammissione a membri solo per quei letterati che si trovano sulla base dell'ordinamento sto' tale sovietico e prendono attiva parte allo sviluppo della socializzazione». Dopo la relativa libertà durante la guerra, fondata sulla esaltazione della patria con relative escursioni nel passato, specialmente in quello eroico del popolo russo, il tema obbligato degli scrittori sovietici ritorna la socializzazione. Dopo le esagerazioni retoriche a cui aveva portato l'esaltazione dell'eroismo nella guerra patriottica, può darsi ohe questo richiamo non sia del tutto negativo; esso è tuttavia un sintomo sia delle riprese limitazioni nel campo dell'arte, sia anche delle preoccupazioni dei dirigenti per le conseguenze dei contatti ohe il popolo russo ha avuto, in seguito alla guerra e all'avanzata fino al centro d'Europa, con una realtà diversa, sia pur essa dolorosa. I russi hanno portato senza dubbio con loro le idee della propria grandezza da difiW aere tra i popoli vinti ed anche fra quelli alleati. Ma è mai possibile che abbiano solo diffuso queste idee e non abbiano acquisito nulla da portare con se in patria? (Lo «scandalo» «Zvezdà-Leningràd» rivela il suo significato anche, e forse soprattutto, da questo punto di vista. Ettore Lo Gatto

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