Colloquio con Sabatino Lopez

Colloquio con Sabatino Lopez Colloquio con Sabatino Lopez Mi è ripassato in questi giorni fra le mani un piccolo volume di Sabatino Lopez: Ninetta. Quanti anni dalla nascita di questa breve commedia! Non li numero. Anche per rispetto a suo padre che ormai è uno dei pochi superstiti di quella fine Ottocento teatrale che ebbe 1 suoi onori e la sua prosperità. Caro e buon Sabatino! Lo chiamavamo cosi nel gruppo degli amici intimi: Praga, Rovetta, Calandra. Sabatino era 11 toscano In quel gruppo lombardo-piemontese. CI recava il suo vivace umorismo, la limpida facilità del suo idioma, lo scherzo e l'arguzia del suo spirito. Ci eravamo conosciuti e conquistata la fraternità della amicizia nel comune amore per il Teatro. Sabatino aveva scritto, dapprima, con Edoardo Calandra, i quattro atti di una Disciplina non troppo fortunata, Praga aveva ottenu* to 11 primo trionfo con le Vergini, Rovetta, dopo aver Iniziato col Montega e con Le lagrime del prossimo il suo cammino per le vie del Romanzo, al arrischiava, sulla scena con Mater dolorosa, Scellerata, La Trilogia di Dorina e si preparava per la Realti e 1 Disonesti. Ci si incontrava un po' da per tatto: a Torino, a Milano, a Genova. Sabatino aveva l'aspetto ancora di uno scolaretto sbarazzino: piccolo, pieno di nervi, dal sorriso ora ingenuo, ora malizioso, dagli occhietti scintillanti dalle freddure argute. Quando veniva a Torino a leggere un suo nuovo lavoro per il Teatro, ci si tro¬ vava con Edoardo Calandra che rimuginava nel suo pensiero i propril. Io, che non scrivevo né drammi nè commedie ma avevo, fin da allora, non so se la felice o la sciagurata abitudine, di giudicarli dopo la rappresentazione, mi accontentavo di assistere fraternamente alle doglie della loro procreazione. Torino e Milano erano 11 più spesso il luogo dei nostri incontri, poiché il Teatro italiano raccoglieva nelle due città la sua più bella, giovane e rivoluzionaria fioritura. Talvolta questo gruppo nordico di amici accoglieva dal Sud qualche altro fervido amatore del Teatro: Giovanni Verga, Roberto Bracco. L'uno per portarci la Cavalleria Rusticana o La Lupa, l'altro per farci conoscere con le grazie del suo spirito sensibile e con i sogni della aua poesia Don Pietro Caruso, Nellina, L'infedele o La piccola fonte. Giuseppe Giacosa serviva di collegamento fra tutU: era il «Fin» della nostra comunità, e da tutti si costruivano e si Inalzavano i primi altari ad una sovrana dell'inspirazione, «mira, stimolante animatrice che si chiamava Eleonora Duse. • • • Dicevo, dunque, che in questi giorni mi è accaduto di riprendere In mano il piccolo volume di Ninetta. La commedia non fu la prima avventura teatrale del Lopez. Ne aveva già arrischiata una con ti Segreto, un drammettlno in ufi atto che gli aveva dato il primo conforto del successo, tanto è vero che aveva meritato 11 premio del Concorso nazionale di quell'anno. Allora 1 premi per l'arte drammatica ai davano ad opera rappresentata. Anche Ninetta, venuta dopo, aveva trovato favorevoli consensi nella Commissione di Roma, nella quale Leone Fortis, Paulo Fambri ed Alberto Franchettl, pur non potendola premiare perchè il premio era stato assegnato alla Realtà di Rovetta, avevano concesso non poche* lodi al suo autore. Ho voluto qui abbandonarmi a rileggerla come in un riposo mentale, aottraendomi per un momento alla pressione atmosferica dei tormenti radunati nel teatro modernissimo. Non simbolismi, non circonlocuzioni cerebrali, non profondità di introspezioni psicologiche, non esistenzialismi, cubismi, futurismi, misteri espressionistici o impressionistici, ecc. Una Casina di vetro: Ninetta: tre atti, una settantina di pagine, respiro normale, equilibrato, quadretti rapidi pacifici anche quando si colorano di tinte e di tratti drammatici. E nel riposo dello spirito, 11 mio pensiero è ritornato a te, mio caro Sabatino. Mi sono venuti incontro i ricordi della tua giovinezza operosa, delle nostre discussioni del Teatro che ci riuniva entrambi in uno stesso quasi religioso fervore. Tu a creare, lavorare, fissare fantasmi per la scena, lo per tormentarli forse con la mia critica quando fossero apparai alla luce della rappresentazione. Ricordo che un giorno tu mi dicesti che nel mio giudizio io mi preoccupavo più dell'avvenire che del presente, che io non imagi navo il teatro se non come una dinamica destinata a capace di resistere al tempo, e non a vivere soltanto del suo «oggi». Di qui 11 mio pessimismo o incontentabilità, e U tuo ottimismo tranquillo, sereno, sufficiente, la tua «contemporaneità» aderente al memento. Ebbene, mio buon Sabatino, la tua Ninetta che potrebbe apparire oggi, dopo mezzo secolo, un po' vuota, troppo semplice nella veste rappresentativa, ingenua, nei costumi e nel sentimenti dinanzi alla baraonda cosciente, subcosciente, psicoanalitica, prospettata nel teatro odierno, ma con un dialogo che non ha perso la sua freschezza, la tua vecchia Ufinetta, umile figura di popolana Innamorata, che non sa scendere ad essere cortigiana, che diventa l'amante di un ricco ozioso e si travaglia per esserne la moglie rispettata, mi ha dato un'ora di calma spirituale. Anzitutto perchè mi ha ricondotto dinanzi- ad un modo di pensare e di parlare che se non ha tuttora altri pregi o meriti vitali, ha quelli almeno della semplicità. Tu hai visto nella vita la commedia e il dramma senza rompere il cervello a te e agli altri. Anche se il demussettlano bicchiere è piccolo, tu Vi hai bevuto a puoi dare ancora agii altri un liquore che non è privo di virtù ristoratrice. Questo, lo so, è per il pubblico nuovo la tua inferiorità, oggi, o la tua deficienza di creazione, anche so a Ninetta tu hai fatto succedere nella tua famiglia artistica una nu¬ merosa e rispettabile figliuolanza, varia di figure e di toni: da La morale che corre, a Mario e Maria, a Rosa e al Parodi e C. Ma per coloro cui l'arte è quella del loro tempi — (e perchè lo scrittore non deve già aver merito per averla tradotta nelle proprie opere?) — questo tuo mondo spirituale di contenuto e di forme ha trovato la sua registrazione sincera nelle tue figurazioni sceniche. Domenico Lanza sniiuniuiiiHuiiinuiiuiiiiiuiniuuiiunuii