Grnido Gozzano (a un trentennio dalla marte)

Grnido Gozzano (a un trentennio dalla marte) Grnido Gozzano (a un trentennio dalla marte) Via Cibra.no in un mattino estivo, più deserto poi ch'era un'estate di guerra, Torino salutava in silenzio il «no poeta: e s'intenda, più ohe ì citta '{ni, la città, veramente, « come una stampa antica bavarese ». dalla barriera delle grandi Alpi, dal piano velato di caligini: la città che aveva indulto « ai •ogni del fanciullo trasognato », ai suoi « ricordi più teneri e mesti », e ne aveva ricevuto in cambio una celebrazione oasi affettuosa ed intima (Ch'Io vtrutoaido aria cMbmm tao» por VaMaoSmI a archi altro gonion», «STO material «ma u »— la aMh «1 a» tbmeo la U laaaaa • «1 fttnwo ad OfBl m*> ritorno), di un'amabile ironia che non diminuiva per nulla le sue salde e chiuse virtù: chi « l'ora vera a torinese era quella « ch'io dissi del Risorgimento >, quando il giovine sfiduciato sentiva dì esser nato troppo tardi. E questo trepido amore per la città nativa, che affiora sorridente fra le rime dei Colloqui si effonde e rispecchia nelle prose più belle del Gozzano (che furono poi raccolte nell'Altare del panato): con l'evocazione delle none settecentesche di Carolina di Savoia col duca di Sassonia («La bela madamin la vola xnaride a), che tiene, in minore, fra le prose il posto che ha L'amica di nonna Speranza nelle poesie, e con La casa dei eccoli, cioè il Palazzo Madama, animato dall'ombra di Madama Cristina; e con Soperga, che comincia c Io vorrei non essere torinese per poter vedere Torino con occhi nuovi a « quasi con Èocchi di Gian Giacomo usseau, in ammirazione dall'alta collina. Non dimentichiamo queste prose di Gozzano: in rari momenti di serenità placata e curiosa, esse ci lasciano scorgere il fondo spontaneo dei sentimenti di nostalgia, che, ombrati e convulsi, accompagnano tanta parte della sua poesia. Poiché l'inquietudine è la nota che prevale nell'animo di Gozzano, e circola per tutte le sue sensazioni, ascosa, ma presente: d'una sua presenza segreta, organica, incoercibile; a le si oppone, vigile, intenta a dominarla, con i tratti più esperti o sottili, l'eleganza dell' arte. L'acuirsi della sua poesia sta nell'ansiosa vittoria dell'ora ancor sua; e l'accento ironico d'abbandono, ch'egli ha sorretto e prolungato, « che sopravvive ad ogni altro, non è già un vezzo, od un garbo di stile, ma ' si accorda con tutta l'ispirazione di rimpianto, che ai volge alle cose, alle bellezze trascorse, ed al suo stesso canto, com'esss labile ed incantevole. Una poesia che sì termina, che ai muore, nel suo proprio crepuscolo, piuttosto ohe in una vicenda di scuola o d'ideali, come poteva dirsi per altri. La figura del poeta, quella che c finge d'essere » e che pur è, sotto gli schermi di una disinvolta noncuranza, è il sale di quella poesia: quella sua persona che spunta nel guizzo d'un verso, ■ Che male t'ho fatto, Guido, per farmi così? » (Un rimorto), oppure c Oh! Guido I Tra di noil • (Una risorto), o « l'avvocato », o in una parola sola ■ questa cosa vivente che sì chiama guidogozzano a: appare e scompare: ci addita l'ultimo senso, la qualità sentimentale di certe sue creazioni, come nelVAmica di nonna Speranza: c Ove sei, o sola che, forse, potrei amare, amare d'amore I a; e finalmente tiene la •cena, più che non la divida, con la Signorina Felicita: ed è il suo capolavoro. E di qui sorgono alla memoria i suoi versi più noti, e più cari: lo spiritoso ritratto di Felicita, nel suo tipo di «beltà fiamminga»; il volto sparso d'efelidi leggiere. un'immagine così schietta, finita • brillante, domestica e preziosa: come un Vermeer, E l'ampia veduta dall's abbaino secentista, ovale, a. telaietti fitti » del solaio di villa Amarena: Boa var* (• Mio) a ama quadre, amarra Ima torcila, i eoUidi la Sana, «ritta, (li alberi, la - • Il allo «oglio « paca -> pnlaaa «a «od rifatto lamino» ad atti Il cammino dell'artefice — che per lui fu breve — dal noviziato alla maestria, ritiene i segni delle sue prove, delle suo esperienze. «tappo ■•lima» B aofmo « Spanni, aveva scritto in uno de' suoi primi sonetti, al Bontempel ti; ma ai trastava essenzialmente di atteggiamenti psicologici giovanili: quanto all'arte di D'Annunzio, essa fu aggirata cautamente, tenuta in iscacco, quasi una linea svanita di contrappunto. Dei poeti contemporanei italiani (fra gli stranieri, com'è risaputo, scelse, al punto di Nonna Speranza, la guida di Francis Jammes), la traccia più forte, ma bea limitata, e strettamente tecnica, credo sia quella del Pascoli: il Pascoli dei Canti di Cattelvecehio, apparsi noi 1903, cioè proprio nel momento di formazione del Gessano. Ne fu indotto Gl'intreccio dei versi brevi (nel Sesponso della «Via del rifugio a), ohe egli si piacque di variare, con una certa spressatura, felicissima, d'ottonari e novenari (si vada L'amica di nonna Sperante), e quell'/poteti, ch'egli lascio inedita, dove non e ancora scomparso il settenario)* Una vena meno appariscente, che si pub far risalire, attraverso il Orsi, fino ad Emilio Praga, lo collega ad un romanticismo cisalpino, se cosi può dirsi, a etri non era estraneo, qualche anno prima del Gozzano, • favorito per poco da un soffio di fortuna locale, Cosimo Giorgieri Contri. Un carattere, nn sapore, anch'esso nostalgico, dei suoi verri è dato dalle allusioni poetiche, da quei tocchi ,« richiami, ' come di accordi musicali, che tengono l'orecchio sospeso (or si or no), in sscolto di un'eco macie», incerta... Un verso della Siano, rina Felicita: Dono»: arista» tanca Ss» ferito! Non c'è un modulo lontano di quel versoi un modulo antico? e dove? Si legge più avanti nel poemetto: Ohraaa il «Maeoo. amaro tata» Saf. il vago accenno si determina... In Paolo e Virginia aveva già detto: tatio 11 letame aaaaa Osa amaro. Ecco: ci siamo ;ora tenia* mo il primo spunto: è un verso dantesco, del Paradito: Oft per lo mondo aartaa ssa amaro-. E sono risonanze diffuse: del Petrarca (« il vero Amor per cui si ride e piange »), dell'Ariosto, del Leopardi: e non sono mai scolastiche, ma permeate d'arguzie, di finezza, talora di melanconia: spente armonie che si ridestano per una nuova lusinga; bagliori di lucciole nelle tenebre di velluto: di una gran tenebra intorno, in cui ■ poesia volteggia » ad un estremo giuoco. Che per Gozzano fu il poema delle Farfalle: Coma dal forma al tool partimi stoni rinoaja ma addata di faaaaa», ìa maraviglia dalla tona' laaiii. * la traila mia dalla tarla a-aéto. la remi castoro-, riprendeva con una larga citazione, ■ con certo rituale arcadico » l'Invito a Lesbia Gldonia, dallo stile lucido, e gelido, di quel ritorno all'antico che distinse nell'arte o nella poesia la fine del Settecento o il primo Impero. Gozzano affrontò l'endecasillabo sciolto, didascalico, come, nello stesso tempo, per una strana concordanza, Giovanni Cena, che s'appressava anch'egli dolorosamente alla* fine, meditava il disegno dì un poema cosmico. E Gozzano descrive la farfalla che ha nome Parnasso, l'ali trasparenti latin di thiaeeto Inclito all'asterà*. wU'Inton» aofta* di aoriaehto...; l'Acherontia, ch'esce a sera « nei silenzi illuni, freddi, stellati, di settembre », « l'Autocari (o l'Aurora) e la Maoroglossa... Certo,' il poema non l'avrebbe finito au questi pezzi, sia pure di grazia e di bravura; obi sai ad un nuovo eatro, avrebbe sconvolto la trama discorsiva per incidervi un tratto più suo; ed altre ispirazioni, più gravi « pensose, gli si erano schiuse uopo il viaggi o in India: il poeta dei CoUoqvt ara ancora così giovino... Ma il resto è silenzio. Fermando Nari Abbondanza. PUTtreppb e una mucca svi

Luoghi citati: Altare, Gozzano, India, Sassonia, Torino