CONFIDENZE DI CATALANI

CONFIDENZE DI CATALANI CONFIDENZE DI CATALANI Lo lettor» eh» Alfredo Catalani scrii»» al critico Giuseppa Depania fra il 1878, dopo il primo incontro a Torino, o il '93, pochi giorni prima della morte, attestano col nomerò e col ricorrerò dei motivi cordiali • delle notine confidenziali la solidale amicizia e la reciproca stima; (ed. Istituto d'Alta Cultura, Milano, a cara e con prefaKÌone di Carlo Gatti, lire duemila)- E' una lettura semplice, aperta come una schietta autobiografia, nella'quale l'anelito a una vita sicura, laboriosa e giustamente apprezzata, frequentemente si scontra col presentimento della morte e con le molte delusioni. Son motivi psicologici, questi, già noti, e non occorre rilevarli, mentre altri atala d'animo e pensieri del musicista lucchese forse per la prima volta traspaiono e si precisano, e lumeggiano la sostanza dell'operista e il moment» della sua attività. Parecchi accenni alla intelaiatura dei drammi confermano ciò che la critica osserva nelle opere di Ini, 11 difetto cioè d'un energico germe passionale e poetico, dal quale potessero svilupparsi vigorose immagini, concrete persone sceniche, ambienti ed eventi necessari. L'esitazione, sia nella scelta d'un libretto, che gli doveva piovere dal cielo o venire dàlia benevolenza d'un Boito, sia nello svolgimento logico degli episodi e psicologico degli alletti, e la remissività nel cangiare, aggiungere o tagliar» pagine, emergono trepide • smarrite nei consigli che sollecitava all' amico, la cut esperienza operistica, nna modesta esperienza in realtà, gli sembrava luminosa e certa. . Durante il rifacimento della Loreley la preoccupazione d'alternare o posporre, par esempio, un esso di seduzione o di morte era non intimamente drammatica, ma opportunìstica, con particolare riguardo all'c effetto sul pubblico ». € A me pare che sia meglio presentare. Anna gaia... Il «aporia morta, in seguito, farà più ^pressione Puerilmente irresoluto, implorava: « TJlla nel toccare un fiore ai pungerebbe a uno spino velenoso-'.. Dovrebbe sopraggiungere Magno; ma a.che farei Qui sta il busillis: a succhiare la ferita T Vedi tu di darci qualche idea ». Neppure un burattinaio sarebbe parimenti indifferente alla vita e alle occasioni dei suoi fantocci, e Del resto », aggiungeva con spensierata futilità, « non. è necessario far passare questa scena in un oratorio : potrebbe avvenire anche in giardi no >. Era pronto a c dare forbiciate dispietate alla mareia funebre », accettando il banale principio dello. Zanardini: « tatto le marce fu nebri hanno sempre fatto l'effetto di uno spegnitoio a, Neanche al tempo della WaUy ebbe coscienza del divenire del dramma. Come concludere l'operat «Che ne dici tal E' un fatto che la valanga (in Italia) sarà sempre un pio desiderio e l'opera finirà... in modo ridicolo. Sopprimendo la valanga, ai sopprime anche la morte dei due innamorati; quindi il lieto .fine... ». Catastrofe o gioia, dunque, faceva lo stesso per lui. Ed erano, quei sentimenti e qnegU ì.ausai' menti, proprio le radici dell' lapinssions melodrammaturgica. Un altro argomento, quel lo della fortuna, s'arricchisce ora di dati, che curiosamente documentano alcuni aspetti del commercio teatrale in Italia. Mentre Catalani operava, e nei primi decenni! dopo la morte e anche più tardi, corse la voce che lo scarso successo di lui derivava soprattutto dall'avversione dell'editore Ricordi, favorevolissimo invece ad altri operisti coetanei, e dalla prepotenza di musicisti sostenuti dall'editore Sonzogno. A tali contrasti e cattiverie si rifa più volte il Catalani, con amare deplorazioni, appena j temperate dalla mitezza dell'annuo e dalla misurata fiducia nel proprio valoreSi diceva allora che il barone Franche ttl accompagnasse i suoi giovanili spartiti con molti sussidi a impresari e giornalisti • Fortunato lui, ohe al sapere accoppia fl danaro... Io parò non mi diopero... Se l'avere uno sede proprio vai» ancora in questo mondo, potrò dire anche eia mia ragione ». Alludeva, gsgetdVmnrginècsdèDlcsc cosi allumasi, la cui composizione, (come quella del Cristoforo Colombo « della Germania), era giudicata non originale, ma commista di vocalità italiana e di etramentalità tedesca, e anche alla ricchezza di Ini: c Se io avessi avuto i suoi milioni... ». Esplicitamente denunciava Giulio Ricordi, interessato protettore del Puccini. Ciò avveniva grazie al prezioso e popolare repertorio, di cui l'editore milanese aveva la proprietà, sicché la rappre sentanone d'un'opera, poniamo, di Verdi era concessa soltanto all'impresario che si fosse impegnato a mettere in iscena il lavoro d?un giovane. Gli impresari dicevano: c Dobbiamo fare ciò che vuole Ricordi, altrimenti ci raddoppia il' nolo dell'Aida, ecc. ». (Adesso alcuni giovani, o non più giovani e non ancora pervenuti, lamentano che tale camorra aia finita; le opere di Verdi son di pubblico dominio, e di Verdi; grande e democratico, animò, non ce n'ò più), e Ricordi»! ai doleva Catalani, e per me fa dieci, per Puccini mille ». c Finche in casa Ricordi regnerà Puccini io dovrò rassegnarmi a far da pertichino ». A Lucca aveva c sofferto per la guerra » mossagli da Puccini e dal « sindaco suo parente ». Un'altra volta accenna « a certi intrighi di Puccini », che aveva augurato una cattiva sorte alYEdmta. A Berlino, nel '93, aveva c trovato l'atmosfera satura di «n Pucci nian inno straordinario. Tatti i giornali sono per lai, tatti i teatri anche. Beato lai, che ha saputo piantare il chiodo...», (E chef Anche Berlino era soggiogata da Ricordif). Esacerbato, prorompeva: e Ho il fiele nell'anima «1 vedere quel .eh», succede ». Verdi, anche lai, spingeva Puccini, e Ora ci sono-: le dinastie anche in arte, e io so che Puccini deve esser» il successore di Verdi, fl anale da buon re invita spasso a pranzo il principe reato ». S'intende che era corrucciato anche pel successo di Mascagni, di Leoneavallo, degli altri che Sonzogno faceva conoscere fuori d'Italia, c commedia colossale, nella quale nazioni intere fanno la figura di burattini scossi dai fili della reclame »■ Gemeva: c Decadenza! Decadenza 1 », alla notizia che «nei teatri tedeschi » Wagner era stato completamento rimpiazzato da Mascagni, Leoncavallo, Puccini e Franchetti. Io son felice di non essere... fra quelli cui ò riservata tanta responsabilità! Beati loro ee hanno le spalle solide da accettare l'eredità del Wagner!». Così turbato, era più volte indotto a fraintendere le cose, a far confusioni di stature e di valori, a dubitare: c Hai visto del trionfo dì Leoneavallo a Berlino? Val la pena di far dell'arto serial ». Con l'ascendente della probità e della fraternità Pinin Depanis lo rincorò anche quella volta, e ancora lo sospinse nella dura via, aspettando forse da Ini ciò che egli non diede, che non poteva o non potè dare. A. Della Corte

Luoghi citati: Berlino, Germania, Italia, Lucca, Milano, Torino