Una città che non nacque mai

Una città che non nacque mai Una città che non nacque mai JEd ora invece dell'Esposizione Universale vi stende il suo .dominio il re dei ciabattimi - Tremilaottocento calzature .riparate escono ogni giorno dal laboratorio della "E. 42,, (Nostra corrispondenza) ROMA, luglio. Il 20 aprile del 1939, Mussolini annunziò dall'alto del Colle Capitolino la futura na- ajM^I ^ìirt^e e e to r d . o e o i i a , e r avuto edifici « dalle proporzioni di S. Pietro e del Colosseo >. Quindicimila operai vi erano adibiti: le prime mura erano già sorte, il nome poteva dirsi già trovato: Città della Pace. Gli uomini lavoravano in fretta; fatica che già si prevedeva sprecata, in quanto l'opera non sarebbe stata mai compiuta. Lo si sussurrava, cautamente, nel circoli romani; lo si confermava, presaghi del peggio, negli ambienti diplomatici. Un inganno alla pace Questa città ancora nel grembo dell'avvenire era l'Esposizione Universale del '42; essasi proponeva, con presunzione retorica, c di rappresentare il simbolo delle volontà umane, nello sforzo di conciliare le basi della giustizia con le leggi della vita». Fuori di questo ermetismo, le migliala di romani che transitavano sull'autostrada, presso l'Abbazia delle Tre Fontane ove Pao- lo 11 Santo perdette la testa sotto la scure pagana, si domandavano stupitili perchè di tanta contradlztone. Da un lato, infatti, si forgiavano armi in tutta Europa, dall'altra si profondevano miliardi in una costruzione che avrebbe richiesto un ben altro periodo di serenità e prosperità per venire attuata. I grandi edifici che osavano paragonarsi al colosso dell'età pagana ed al capolavoro dell'età cristiana innalzavano le loro sagome nella quieta verde campagna circostante. Fughe d'arcate Manchissime inquadravano 11 cielo della primavera romana. Un immenso scalone, tagliato nel punto del più forte pendio, introduceva al superbo scenarlo di quell'inganno alla pace. Cinquecento ettari di terreno erano stati prescelti e racchiusi nel solco perimetrale della nuova città. Tutto Intorno, la speculazione fioriva ed infieriva, il piano regolatore veniva compulsato affannosamente, i lotti di suoli edificatori erano frettolosamente accaparrati. I quindicimila duravano nella fatica Inutile e la città che non sarebbe mai sorta metteva le fondamenta, cresceva su l'ossa, si delinca¬ va, oramai, scheletrica e nuda come un gigantesco progetto plastico d'una Impossibile realizzazione. Nessuno più ci credeva, a Roma; serviva soltanto a tenere In moto la gran macchina degli interessi creati, ad asciugare milioni. ISO sudditi Neanche la folgore della guerra valse a sospendere la attività di quello straordinario cantiere; esso cessò d'esistere solo quando le circostanze divennero asprissime, la sua vita intisichì, le sue braccia enorml restarono prive di moto nel turbine di un'epoca che crollava sotto 1 colpi del destino. L'Abbazia delle Tre Fontane è alle porte di Roma, sulla via di Ostia, a breve distanza dal punto dove i granatieri sopportarono, nel settembre '43, il rabbioso urto tedesco nei disperato episodico tentativo di proteggere la Capitale. Si devia dall'autostrada, si Imbocca un viottolo polveroso che avrebbe dovuto incanalare le masse mondiali dirette all'Esposizione. Subito appaiono i giganti di pietra, cosi come furono lasciati dal quindicimila, intatti ed inutili. Enormi spasi vuoti, edifici di proporzioni/ immense fanno usare al milioni di metri cu„ di fabbrica che essi rappresentano: tradotti, se ciò fosse possibile, in abitazioni private costituirebbero la soluzione del problema degli alloggi per decine di migliaia di persone. Ma la « citta» non era stata di certo ideata per questo. Nessun adattamento In tal senso è possibile: priva di servizi, del resto, è un corpo senza vita. Solo mister Lynch, con i suoi centocinquanta sudditi, ha osato varcare i recinti di ferro spinato che chiudono la città inutile. EgU si è diretto a pie fermo verso i saloni del fu palazzo della Civiltà italiana e vi ha impiantato la sua azienda; un'azienda che ripara le scarpe rotte. Cinque milioni di paia di scarpe usate sono state acquistate per lui a sette centesimi e mezzo di dollaro al paio, in America. Di questi cinque milioni, novecentomila baia sono state destinate all'Italia. Insaccate, sistemate a bordo di navi sono partite, quindi, per i porti del Tirreno: e da quelle banchine mister Lynch le ha convogliato a Roma, Esposizione universale. Palazzo della Civiltà Italiana, laboratorio TJNRRA, Settanta ciabattini ed altrettante ragazze figlie del medesimi o figlie della guerra occupano ora il palazzo pretenzioso. Usciti finalmente dal¬ l'ozio, nell'attesa di un domani, questi lavoratori che provengono tutti dai campi di «refugés» di Valle Lata o della Caserma Lamarmora, si sono dedicati alla meritoria missione di ridare una calzatura a chi non ne possiede al cuna. Si sono afflatati tra di loro ed oggi lavorano con un sincronismo perfetto, secondo il metodo di Lynch, alla scuola della tecnica americana applicata alla riparazione In rie delle scarpe rotte. Le operazioni Prima operazione: si aprono I sacchi. I sacchi contengono qualche centinaio di scarpe tipo militare, tutte mischiate alla rinfusa. Si suddistinguono dette scarpe in buone, da riparare o da gettar via definitivamente. Anche quelle inutilizzabili, per le esigenze della1 tecnica organizzata, debbono varcare l'oceano od affluire da lontane zone europee. Nelle successive operazioni, su grandi rettangoli di impiantito circoscritti col gesso, si riconoscono 1 < numeri » delle scarpe e si appaiono. Spesso le e destre » sono in numero maggiore delle < sinistre » o. viceversa; e per formare le pala complete occorre attendere gli arrivi ulteriori. Tutto questo procede, però, con ritmo celerissimo. Tremilaottocento calzature escono finite ogni giorno dal singolare laboratorio. Si attende, ora, dall'America, l'arrivo di una macchina elettrica, il nec plus ultra del clabattinismo scientifico che permetterà di triplicare quasi la produzione. Con sole dodici lire italiane — tale 6 il dato fornito dalla contabilità — si ripara e si mette in ordine un paio di scarpe. Quanto dureranno? Quindici mesi, rispondono le Impeccabili tabelle statistiche: questa è media di resistenza, tra uso industriale ed uso contadino. Al tramonto, la fabbrica chiude, I carabinieri montano la guardia, la città ridiventa deserta. X centocinquanta abitanti diurni sono attesi dagli autocarri che II riportano nei «campi» dove alloggiano ancora. Le statue e gli archi entrano nella penombra vespertina; le figure degli affreschi scivolano furtive nelle sale senza porte nè finestre. La notte copre questi immensi . diaci non abitati mai, queste grandi strade che nessuno percorre, queste piazze dove cresce l'erba dell'abbandono. Sulla scalea centrale è disteso un tappeto rosso. E* un tappeto di fiori; i rossi papaveri, 1 fiori dell'oblio. Renato Cartiglia li volto sognante di virginia.Bruce, attrice sensitiva, la cui -arte non conosce tramonto

Persone citate: Lynch, Mussolini, Renato Cartiglia

Luoghi citati: America, Europa, Italia, Roma