Mondo di ieri
Mondo di ieri Mondo di ieri Sono trascorsi circa quattro anni dal giorno in cui mori Stefano Zweig, cosi disperatamente amante di questa vecchia Europa. Egli ci narra la sua storia che e non solo quel la di un uomo, ma di un'epoca, di un mondo che non ha saputo sopravvivere alla catastrofe. Formatosi nell'aureo periodo che precedette la guerra del '14, Zweig attraverso 1 suoi studi ed 1 suol viaggi dimenticò di essere austriaco per divenire europeo. E tenne fede alla sua convinzione anche nel momenti più drammatici, come alla vigilia dell'invasione del Belgio da parte tedesca. GU anni che precedettero il '39 furono pieni di amarezza, di sconforto. Il suo animo, già sconvolto dalla prima grande guerra, durante la quale aveva veduto bandire Shakespeare dal teatri tedeschi ed i grandi musicisti germanici dai concerti francesi, capi che l'unità spirituale della sua Europa, cui aveva dedicato tutto se stesso, era distrutta. Esiliato, bandito dalle persecuzioni razziali, lo colse un grande spavento, una sorta di ossessione, prevedendo «la più spaventevole catastrofe della nazione; 11 più selvaggio trionfo della bestialità umana nella storia di tutu 1 tempi». E non potè resistere. Cosi in Brasile, dove era rifugiato, si svolse l'ultima scena della sua tragedia spirituale e morale di europeo che non potè resistere allo spettacolo di orrore, distruzione e morte scatenato nel suo paese. Zweig non fu eroico, nè battagliero. Il suo ultimo libro ili mondo di ieri: Mondadori, ed. Milano, 1946) non addita al suoi slmili alcu¬ na soluzione per I grandi problemi che travagliano e tormentano tuttora l'Europa. Ma è altamente umano nel suo atteggiamento di universale fratellanza, di esaltazione di tutti 1 valori morali, di apostolato per quella libertà il cui spirito fu il suo eterno genio ispiratore. Vienna, Parigi, Bruxelles, Londra, Spagna, Italia e Germania sono tappe della vita e della formazione intellettuale di questo perfetto europeo. Le nazioni vivono per lui; le gioie, le glorie, le ansie del vari paesi sono afflizioni o felicità sue. Dopo il mondo della sicurezza, nacque, dal travaglio della prima grande guerra, quello incerto, ove passioni, odii e nazionalismi nascevano o rinascevano a preparare altri lutti ed altre stragi. «Tutti 1 cavalli dell'apocalisse hanno fatto Irruzione nella mia vita... ho visto crescere e diffondersi le grandi Ideologie delle masse... Inerme ed impotente dovetti essere testimone dell' inconcepibile ricaduta dell'umanità in una barbarie che si riteneva da tempo obliata e che risorgeva Invece col suo potente e programmatico dogma dell'anti-umani tà». Già le prime pagine annua' ciano con parole accorate la fine che l'autore ha scelto. Non ha combattuto: ai è dichiarato impotente contro gli avvenimenti ed ha ceduto. SI è ucciso: lo scetticismo di chi non crede più in nulla per avere tutto perduto ha avuto ragione dell'umanista, del pacifista, ma anche dell'uomo che ha perduto la sua vera patria l'Europa.
Persone citate: Mondadori, Shakespeare
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