L'EQUILIBRIO DELLA PAURA di Ezio Bacino

L'EQUILIBRIO DELLA PAURA INCHIESTA IN » L'EQUILIBRIO DELLA PAURA (Dal nostro inviato) MADRID, luglio. Strila testata di un bel settimanale bareeVonese, Destino, ho letto due motti Ianni Interim in «imboli zodiacali: «Pori mtbOa ciarlar» - «DaMf fruetum In tempora suo», il dei due motti, Ispirati entrambi aWatteaa e atta speranza in un evento futuro, è O senso profondo delta Spagna ad un Ma mentre le tense; espressione di un gruppo di giornalisti e di tutettettuaU giovani ed intéMgenti, e dotte idee molto chiare e precise, affermano un significato di ottimistica certezza, non altrettanto si può dire del destino futuro detta Spagna, quale gli spagnoli stessi et prospettano. La Alterna H Frano Esiste in Spagna un sonni brio detta paura: un equilibrio incerto, instabile, oscuro. Tuttavia un equilibrio. E questo equilibrio naturalmente fa perno sullo alato di fattoi vale a dire au ehi lo ha creato, vale a dire au Franco. Ma questo equilibrio non è lui che lo bilancia, o almeno non del tutto. Questo equilibrio lo sorregge la paura: il fantasma detta guerra ciotte. Baiatone portiti, fazioni, correnti di opinione in Spagna, he pia diverse; quelle che ai rifanno atte antiche organizzazioni, sindacali e di sinistra; quelle che ai ispirano decisamente atta monarchia. Ma tutto è atto stadio di « palabra », di « charla >, piuttosto che tutta base di una effettiva e concreta organizzazione. E' da pensare che sarà dietro colui, chiunque ala, che aura il coraggio di battere il «cuttets, lo squillo dev'adunata, che gli spagnoli ri aduneranno tn massa per l'attacco atta diligenza, ss S ancora vero quel lo che diceva ti Clarendon, che fu ambasciatore d'Inghilterra a Madrid intorno atta del eccolo XXX: <Cest surtout en Espagne qu'on asme courir Oau sécour du vatnqueur». 1B tutta diligenza di Franco pun po' tutti sono editti, quelli falmeno che avevano combat- «tufo, o anche soltanto « cobelHgeroto», con Franco dotta parte detta causa t nazionale » contro la Repubblica. Ora tutti ne sono discesi o ne vogliono discendere: toprattutto il « cobelligeranti » monarchici, la m^HBonA Juan III, quelli che sono fd-\ natici seguaci detta monarchia tradizionalista e cornata di Don Carlos Vili. Franco è rimasto solo con io Falange e con ^Episcopato di Spagna. Che gli antichi repubblicani sono tutti suoi acerrimi •nemici, sia quelli che seguono il governo spagnolo in esilio di Qiral, di ispirazione decitamente comunista e moscovita, sto coloro, come Vantica « Sinistra Catalana» e i sindacalisti detta CJf.T. c Confederadon Nacional del Trabajo », e detta V.G.T. e Union general Trabajadores», i quali al rifiutano di seguire e di collaborare con la direzione comunista detta politica spagnola all'estero, e al riattacicano piuttosto al socialismo di ispirazione e di carattere oeoldentale e democratico. Costoro, dirla questione istituzionale, o et affermano agnostici o si rivelano anche disposti a collaborare ad una monarchia che sta democratica e ai fondi sulle forze aindacattate e di sinistro. . La dittatura di Franco non è pth (ansi non lo è mai statai una dittatura nel senso italiae germanico, cioè fondata su di un movimento e su di un partito numeroso e fortemente organizzato. Quella di Franco è urna dittatura personale, con caratteri tipicamente ispanici di corruzione ed anche i temantmo, addossata in parte al sostegno e alla potenChtesa Spagnola. e movimento» che ha azstdltmsvpvclldf/rmdandprffdfe Otta guerra civile dei 18 luglio 1936: egli fu solo ri punto di polarizzazione di tutte quelle forze diverte che siopponeva «• ài regime repubblicano ed A \ atte tue innegabili degenerazioni di violenza, di estremismo, di ferocia. Egli nell'intendimento di tali forze, doveessere soltanto il comandante militare, il generale della guerra, e non ri capo politico; tanto meno il Capo détto ~ san, affermano i ■ monarchici, al autonomtuo senza averne avuto alcuna investitura legale. Franco, ri cui potere e il cui prestigio nascevano dunque ■ dal concórso di circostanze concomitanti, si crea, si inventò, una base politica servendosi deOa z Falange», il movimento politico di ispirazione ingenuamente fascista e sindacalista che /osé Antonio Primo de Binerà aveva'fondato, ma che prima che la guerra civile esplodesse, e che Franco in seguito artificialmente la gonfiasse, non aveva alcun credito e scarsissimo seguito. I seguaci detta Falange in Barcellona, prima del luglio VMS, al aggiravano intorno al mezzo centinaio-. Betta Falange dunque, forza nuova, inventata, gonfiata, quindi tenta radici, tradizioni ed altri legami, Franco si servi per costituirsi una parvenza di base politica, da contrapporre a tutte le altre forze antiche e conerete che lo avevano condotto al potere: " Bequetes tradizionalisti, i Monarchici eccetera. Ui latti arttptiica Monarchici .speravano, credevano anzi, che Franco, terminata la guerra, procedesse atta restaurazione détta monarchia borbonica. Franco al contrario rafforzò e tentò di eoetifFJnonanéaare ri tuo potere, prospettando come necesed Imdispentabile la sua al timone detto stato il fantasma di una nuova guerra dotte, che al suo aeomtorebbe certamente scoppiata. O Franco o il caos, è alato lo slogan tettandole dei franchisti. E quasi tutte le forme che oggi lo combattono tn Spagna, e che sono atta ricerca ansiosa e confusa di una neJPordtne e netta del regime interno fagnolo, "sembrane < fatante di tale slogan e m fl aTOMciainicilo «^ppsrfislsas del regime franchista, almeno allo stato attuale del fatti, all regime di Franco — mi ha detto «a rimente di sinistra, «tn rappresentante detta antica « ItquierRepublicana de Catalana», è come un busto ortopedico, rigido, che soffoca e sostiene al tempo stesso: ss si tutto erotta, anche ee ri imi filato provarti sollievo dotta sua stretta». Otto questa opinione di un uomo di sinistra, solo per dare ri eeneo di uno stato d'animo diffuso in Spagna nei osti • nette correnti di eotorapoUttoa pia differenti, diffìcile dire quanto a questa conclusione, che ai risolve in un sostegno o almeno in «na amara accettazione détto alato di fatto, concorra la «tessa propaganda franchista sempre insistentemente in chiave di MdispensabriitA di Franco per non piombare in braccio al nero spettro détta guerra dalle e détta dominazione comunista; quanto vi concorra tt ricordo stesso detta crudele guerra domestica; quanto la presalone detto straniera; quanto il dubbio diffuso tutte possibilità di sviluppi democratici e liberali di una «nova repubblica spagnola, dopo Fin» felice esperimento detta prima, E I MBÌBllttlI Anche molti antichi e convinti repubblicani, gente che ha combattuto per la repubblica di Azana, che è fuggita arresterò con ri erotto di essa, che è tornata clandestina, o che è cito dotte prigioni franchiste, ha riveduto le sue convinzioni e i suol atteggiamenti atta luce detta terribile espepassata. Socialisti e tindacaHtti anch'essi sono abbacinati dal pericolo comunista, détta sua ripida organizzazione, del ano misticismo ' voluzionario; e temono che Favvsnto di «na nuova repubblica non significherebbe altro in .Spagna che spalancare le porte atta dittatura comunista. Quindi molti di essi ripiegano anche euV accettazione di una restaurazione monarchica, che naturalmente, costi1 tuzionalmente garantisca il 11 «^f/? 0 « gioco dette 1 f°rze politiche e sindacaliste. l?*?™"0** *e,ov\to_ °Maii 80no si orientano le forze « resistenza » spagnola, poiché anche la Spagna (U paese perpetuamente fuori fase con PMuropa) ha una sua «resistenza». Per ora ci batto constatare che fattori psicologici, ricordi detta guerra civile, ripensamenti e contrasti anche in seno atte antiche forze politiche di sinistra e repubblicane, e soprattutto fattori stranieri, riflesso del grande contrasto tra occidente ed oriente, tra democrazie «liberali» e democrazie «progressivo», concorrono ad un equilibrio spagnolo fragile ad oscuro, sul quale Franco cammina come eul filo di un trapezio. L'equilibrio della paura. Ezio Bacino 600 mila tedeschi espulsi dalla Slesia Varsavia, 10 luglio. Un armando ufficiale polacco informa che dalla Bassa Slesia sono stati espulsi 600 mila tedeschi e .200 mila da

Persone citate: Antonio Primo De Binerà, Carlos Vili, Destino, Franco Dotta, Ianni