Una piccola tappa tutta per me di Orio Vergani

Una piccola tappa tutta per me Una piccola tappa tutta per me (Da uno nn nostri Inviati) Napoli. 24 giugno. Per me, solo per me, il Giro ha latto toppa a Pettorano sul Gizto, sulla strada della Chieti-Napoli, ai piedi della salita che porta al Piano delle Cinque Miglia, su una strada da molto abbandonata dal felggande^trattlco per-dare la preferenza alla strada naziopreferenza naie che è stata costruita, dopo, più grande. Strada aperta dai Borboni, mi hanno detto: e si chiama, appunto, — e credo che sia l'ultima che in Italia si chiami cosi — Strada Borbonica. L'altra, la Nazionale, è stata resa impraticabile dalla guerra che ha spezzato, uno per uno, gli archi di tutti i suoi ponti. La Borbonica, abitualmente aperta ormai solamente al trafó¬ c0 del cavalli, dei muli e dei e , ò o o . n i a e l o a e, a ciucciarielli, è chiamata a nuovi onori e se la cava come meglio può tra le sue siepi spinose. Quando si ricongiunge, sull'altopiano di Roccaraso, alla Nazionale illustre e civile, si ■vede cosa ba voluto dire anche da queste parti, in questa erma se itudine montai» fra l'Abruzzo e il Sannlo, la civiltà. Ha voluto dire distruzione e morte. Spettri di case aspettano lassù all'incrocio e tumuli ebe paiono ancora sporchi di stragi orrende e inutili. Benedetta, dunque, con la sua pausa di oblio, questa cara, trascurata strada borbonica, ebe le armi non hanno offeso e che contava evidentemente poco nella grande lotta fra Angli e Germani. Se Mi sono fermato sotto le case di Pettorano sul Gizio attaccate alle prime scoscese giravolte detta strada. Donne dal costume antico e dall'antico gesto, con nere gonne, con candidi manti sui capelli e col busto di velluto nero, stretto attorno al seno opu- lento le piovani e attorno a ^ÌSJZ.EfZ- " JLZ^FmZquetto stanco e vuoto le an- i^^.?T^*^0no^0^doUn" * SnfX^ni o*™ne giovani e bambini dal capo eretto portavano in capo delle grandi anfore di rame, e fra di loro, sentendosi guardate, arrossivano sotto il bruno delle guancie arse dal sole. Pigri ciucciarielli battevano la coda sui fianchi per cacciare le mosche. . Lenti scendevano sotto i neri sacchi ballonzolanti, 1 muli dei carbonai. Alle finestre delle caae costruite atta forcella deile ctrve, in modo da avere verso valle l'ingresso delle bestie da soma e verso monte l'ingresso <civile» per gU uo-j-rc'1mini, ai affiancavano assieme vecchie e bambini piccolissimi. Pettorano sul Gizio è tutto in queste piccole case al di là delle quali comincia la gTànde soUtodsn-e*^rfet*-monte.'-'-fVive di questo poco CMbJne, di queste poche olive, e la vicenda dei campi incide nella sua esistenza come in antichissimi tempi, forse più della guerra. In questo clima antiebissi- ! „,„ „ ^M^li,,™ i.,-i-iiZZL mo, adetottura bibUco, eome-irlco — Troia non era più gran- de di Pettorano sul Gizio, ed i Enea assomitr'-iava certamente I al ^cv^p ciihonmo The Vi al giovane carnonaio cne imistava vietalo — si aspettava che il Giro arrivasse. Guarda- - vamo latreiù nella valle ebe!„™i_ i„-7i„»imo Bniiìinno j sale lentissima te Subnona, fra i monti mascherati di ver-1 de consunto e di pallido ceruleo, il divagare bianco che qua e là appariva e scompari¬ . _^ ,„,_ .va del sottile nastro stradale. ;Alla svolta sul P^f ,f„^!messo in guardia, come un ca- valiere antico, un uomo a ca-!vallo che, appena arrivati i; ,j - '„„,;„ „„,„„ M icorridori, con un colpo di apro- j ne sarebbe venuto su al ga- toppo a darne l'annuncio agli',,„„,_■ „,,- : uomini_e atte1 donne. Antica;era l'aria d'intorno, adatta ai poeti. rwn „h. „™™ «nan»< « Quello che veniva avanti e che atta distanza pareva len- tisslmo e solenne, accompa- gnato, come le carovane per- *V_„ .„,,„ -_r.._ alane della Leggenda, da unilieve fumigare di polvere —[ed io pensai anche, invece che'a Coppi e a Bartali, atta ca->rovana della Regina di SabaJ1^ Tr^.St.ZT uTlTTl In cammino verso Gerusalem- jine, richiamata forse dal can-jdore di quella polvere che al abitava fra crii Olivi mm» im !agitava ira gu ouvi come uni •— _, , • , _T — —-.m .™dale HUl corteo ancora :non era solamen- ; invisibile !ie u Giro d'Italia, e la febbre ^ Pendeva il piccolo paese non era solamente una febbre sportiva. Sulle piccole ruote delle biciclette veniva una nuova immagine del mito, una immagine di quelle oscure divinità che dalle origini del mondo suggerisce agli uomini la nostalgia delie strade ignote e delle terre ignote. Per questa gente, incatenata da millenni alla rupe detta sua piccola vita, il Giro voleva dire la canzone della lontananza, la canzone detta partenza, la canzone del domani, l'appello di altre terre e di altri destini. La ruota leggera di Bartali era la ruota della cieca Dea della Fortuna che passa volando e che non si ferma. Più su. sicuro di dare un annuncio che avrebbe fatto mandare grida di gioia, dissi a qualche gruppo che attendeva sul ciglio detta via: « Bartali è in testa! E* scappato! E solo!». Mi guardavano stupiti per il mio vociare, sorrìdevano gentili per non contraddirmi, comprendendo che il mio grido era ispirato da una buona intenzione. Ripetevo di gregge in gregge: «Bartali è | in testa e li ha staccati tutti!». E quelli non rispondevano nulla e stavano muti. Dietro, lente, brucavano le greggL «Bartali è il primo!» urlavo. Ma essi non capivano chi era Bartali. .-. Benedetti! sarei sceso dalla macchina' per abbracciarli Orio vergani

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