COMINCIA DOMANI IL GIRO D'ITALIA

COMINCIA DOMANI IL GIRO D'ITALIA COMINCIA DOMANI IL GIRO D'ITALIA Retniniscenase & nostalgie /Da uno dei nostri inviati) Milano, 13 giugno. Io non ho mai preso appunti al Giro d'Italia e non ho mai avuto taccuini. In macchina non so scrivere, a matita non so scrivere. Qualche volta ho comprato, è vero, ufi notes, per non essere da meno degli altri, e mi ero proposto di prendermi annotazioni diligenti non tanto per ritrovare alla sera Si memoria di quello che avevo visto durante la corsa quanto per dirmi: « Un giorno, da vecchio, rileggerò 1 miei vecchi taccuini». Scrivevo tre parole e lo mettevo via: o, meglio, il notes, dotato di quel particolare istinto che distingue tutti i notes, capiva di avere avuto in sorte un cattivo padrone, un trascuratissimo amico e, pi piano, passava quasi da solo nella tasca della tuta, e di qui andava ad infilarsi sotto il cuscino dell'automobile o finiva, gualcito, sotto ai piedi. L'unico modo con cui ho utl- lizzato 1 taccuini è stato, mol te volte, per eerti scherzi, che erano perdonabili solamente per l'età giovanile e per la naia di certe lunghe, monotone, estenuanti tappe del Giro o del Tour. 11 plotone andava assonnato e svogliato verso il suo destino, sotto il sole delle Puglie o del Midi. Si andava tutti, lentissimamente, arrosto. Allora ai decideva di precedere di qualche chilometro il plotone, di andare avanti a 130 all'ora, forieri di buone novelle per la gente che, forse più paziente di noi, aspettava da lunghe ore ai margini della strada. Per il nostro scherzo erano necessari: 1) una zona di assoluta siccità; 2) una pianura disabitata con appena qualche rara casupola all'orizzonte; 3) un gruppetto di buona gente venuto da una di quelle rare casupole. L'automobile, lanciata a grande velocito, doveva venire avanti, per cosi dire, con un'aria un po' titubante, con passeggeri affacciati al finestrini. Passando vicino al gruppo della buona gente, uno faceva un cenno di richiamo e di intesa e un altro gettava un foglietto del taccuino. Il foglietto era raccolto mentre la macchina filava via di nuovo a grande andatura. Sul foglietto era scritto: « Guerra (o Binda) ha dieci minuti di vantaggio, è solo ed ha staccato tutti. Prego gii si prepari da bere e un secchio d'acqua per rinfrescarsi». A trecento metri si fermava la macchina; dal gruppetto ci venivano gesti che volevano dire: «Va bene! Abbiamo capito! Pensiamo noi». E subito si vedevano 1 volonterosi partire di corsa per 1 campi infuocati verso le lontane casupole. Lo scherzo, abbastanza idiota, si ripeteva varie volte. Ecco a che cosa serviva il taccuino. • • • Ma adesso, anno di grazia IMS, con la memoria che non è più fresca come quella di tanti anni fa, o è ancora ingombra di immagini che con gli scenari ed 1 personaggi della cronaca sportiva avevano ben poco a vedere, me lo comprerò, sì o no, un taccuino? Sarà anche abbastanza efficace, la parola del Giro, l'immagine del Giro, per non aver bisogno di qualche nota che l'aiuti a sopravvivere? Sotto al capelli grigi sarò ancora tanto giovane da credere ancora, da appassionarmi ancora, da illudermi e da entusiasmarmi ancora? Non mi verrà da arrossire se mi capiterà di scrivere che sulla salita della Futa o di qualche altro colle d'Italia c'è stata una « furiosa battaglia »? Come parlare di travolgenti attacchi e di disperate difese a proposito della gara di qualche bravo giovanotto che alla sera si ritrova pacifico assieme ai rivali con le gambe, per quanto illustri, pacificissime sotto alla tavola? Non dovremo un po' tutu rinnovare il vocabolario? La devo fare, Insomma, questa spesacela del taccuino? Dove saranno andati a finire quelli vecchi? Dimenticati in vari alberghi del mondo, » finiti sotto al bombardamenti, ancora coi fogli quasi tutti bianchi, o per accendere la stufa nei gelidi inverni di campagna. Con tanti giri che si hanno sul groppone — mi pare, tra Italia e Francia, ventitre — e con tante guerre che hai -visto sanguinarti davanti, cuore mio, hai altra voglia ebe di andare a cercare la carta straccia del tempo che fu! Eppure il cuore ha parecchio da dire, se non proprio a proposito dei vecchi taccuini, e gli occhi guardano lontano, in quella lontananza che è « Ieri ». Memorie di ieri a pomeriggio; Fa un grande e breve cfiW""l"o la memoria, risale su per la valle 41 Susa, si arrampica sul¬ le strade del Cenisio, si ferma a poche centinaia di metri dal palo di confine. Chi c'è, fl, fermo? Son proprio io. Con sette anni di meno sulle spalle. Arrivo da Parigi: ho seguito il Tour ed ho visto Bartali, in maglia gialla, compiere 11 giro d'onore al velodromo del Pare des Prince». La memoria non si sbaglia. Sto rientrando dal Tour del 1939; è fi 2 agosto dir 1939. La mia macchina ha passato il confine e adesso sono in Italia. Bla uno ha fatto cenno di fermarsi. Perchè? Ci rispondono «Manovre di artiglieria». Infatti di II a un momento il cannone tuona per la valle. Nell'alto silenzio desta reco dell'Alpe, corre con la sua voce sul ghiacciai e sulle rocce da cui nascono i fiumi. A cinquecento metri alle nostre spalle c'è la Francia. Una voce in cuore mi dice: «Mettiti l'animo in pace. Al Tour non ci torniamo più per parecchio tempo ». La macchina era piena di giornali che ripetevano un nome: Danzira. n cuore diceva lacrimando': « Forse si combatterà su queste montagne». E la memoria fa un altro grande e breve cammino. E* 1*8 giugno 1940, nell'arena di Milano. Il gruppo di testa sarà qui a minuti. Le macchine escono dalla pista ed entrano nel prato. La folla grida e l'altoparlante le dà notizie di Coppi, fi nuovo beniamino. La folla al esalta: «Coppi è nel gruppo di testa!». La mia macchina si ferma, n mio ventitreesimo giro è finito. Sono stanco. Scendo. Metto il piede sull'erba secca del prato. SI avvicinano 1 f^p^gr1 di lavoro milanesi. Non taccio a tempo a domandare novità. Uno mi dice: « Sai, nuovamente finito giusto giusto. Domani o dopodomani comlnclerà la guerra». Ho sentito l'odore dell'erba secca, l'odore delle gramigne del prato arroventate dal sole, come se fossi stato già, ventre a terra, In linea, sotto al fuoco. Ma queste cose le cercherei inutilmente sui vecchi taccuini. Cosa ci porteranno 1 nuovi giri? Se nel taccuino vecchio avessi dovuto scrivere questo tristi cose, quali Bete cose dovrei scrivere ora, estate dell'anno di grazia 1946, tersa dell'ar- BBft TWT' eMICOMI pi*! TJ|% della pace, nel taccuino nuovo? Per scaramanzia non lo vorrei comprare nemmeno questa volta. Eppure sono sempre alto stesso tavolino di casa, dove giusto sei anni fa, la notte del 13 giugno, mi sorprese il primo ululato di sirena e di il a poco udii le prime bombe battere sulla periferia di Milano. Se prendessi un taccuino per prendere nota di queste coincidenze o di qualche frase fatta, come queste che il tempo è il più grande medico e che l'uomo rinasco ogni mattina, e che n giro 1946 non è altro che uno dei segni della Infinita capacità di rinascere degli uomini? MI vedi tu. lettore, in atto di filosofare alle spalle del giovanissimo Giro? No. Addio, vecchi Introvabili taccuini, Non comprerò un taccuino nuovo. Le pagine bianche, in fin dei conti, devo trovarle in me, in quel poco di candore che la vita mi ba lasciato. La felicità di queste speranze che adesso, giù nel buio del viale sotto casa mia, sporti vissimo viale, già si affollano, devo trovarla anchlo In me, e tu in te, lettore: nel nostro superstite o rinato candore. Se i tre Grandi non hanno ancora scritta questa grande parola «Pace», scrtvianoU noi, mentalmente, in testa a questo giro di pace e di spe¬ lo ogni modo, per scaramanzia, il taccuino nuovo non lo compero, Orio Vergasi

Persone citate: Bartali, Binda, Cenisio, Coppi, Orio Vergasi