malinconia di Trilussa

malinconia di Trilussa malinconia di Trilussa Oli spettatoci del giornale c Luce > videro, correndo l'anno 1935, ano strano spettacolo: un nomo alto, inagrissimo, « se non sbaglio occhialuto, una specie di gigantesca libellula, venne alla ribalta durante non so qnal cerimonia alla basilica di Massenzio, e declamò un sonetto antisanzionista: era Trilussa, e i suoi innumerevoli lettori si chiesero se proprio non avrebbe potuto farne a meno. Tanto più che epigrammi feroci, a lui attribuiti (a cominciare da quello che faceva rimare « Martorio • con (sospensorio») circolavano gii, e nessuno poteva seriamente immaginarsi Trilussa in camicia nera. Fa un momento di debolezza, in un periodo nel quale la farsa politica e ìa truffa sentimentale delle sanzioni disturbavano tutti; o una concessione indifferente del poeta a ano dei tanti partiti che,- con occhio ironico, egli aveva guardato succederei sulla scena romana t Le canzonature, che non eran mancate per i clericali, i repubblicani, i socialisti, ì monarchici, salutarono anche i fascisti, coi quali Trilussa, per vent'anni, si barcamenò da galeotto a marinaio: a dispetto dei compromessi, ohe da un lato dovevano rispet tare la sua popolarità, e dal l'altro sì fondavano su di un ostentato * muesolinfcmo » contrapposto alle gerarchie del partito, i rapporti non furono mai intimi, nè cordiali: lo acanno accademico, concesso anzi offerto a PaBcarells, non fu per lai, e alla fine le cose si guastarono completamente. G. Brigante Colonna ha compilato un'an tologia, Trilussa e la libertà (Roma, ediz. del Secolo), che dice ben poco; meglio invece riportarsi ad Acqua e vino (Milano, Mondadori, 1946, L.. 120), l'ultima raccolta, e cercar di rendersi conto del l'arte e dell'ispirazione. Due tra i critici recenti più seri di Trilnesa, Franco Anton icelli (nella cCultura* del dicembre '34) e Pietro Paolo Trompeo (nel Lettere vagabonde) avevano avuto la stessa nostra curiosità, di veder come son fatte quelle chicche, quelle poesiole a coi tanto sovente ricorriamo come a scacciapensieri. Gl'inevitabili raffronti col Beffi'« con Passarella, servono poco ; la vena plebea del Belli, la lutulenza del ano vocabolario, sono di un'età più e patriarcato: la prima metà del secolo XIX corrisponde alla Roma di Stendhal e di Gregorovius, con lo mandrie per le strado, che non è poi molto diversa da quella raffigurata da Gibbon e dal presidente De Broeses. E Pascarella, oltre che intento alla storia (che a Trilussa non dice niente), à legato al verismo di fine Ottocento, come Verga e Capuana. Trilussa e posteriore alla Cronaca ottantina, alla Roma del Piacere dannunziano: la sua, è quella di Oronzo E. Marginati, e del primo bonario socialismo. Favole, epigrammi, storielle, facevano, agli albori del Novecento, la delizia della terza saletta del caffè Ai-agno, e il vanto delle pagine dei giornali di Bergamini e di Malagodi. La materia lubrica o pittoresca, la satira sociale del Belli I medaglioni di Pascarella, hanno lasciato il posto alla smorfia del Travato. Invece di un fiotto d'immagini, o di una cesellatura, ano zampillo: . _ IV parla mts non do nè MM aè io »T. •alto n E' un'arto stanca e raffinata, che non va mai sino all'invettiva, all'apostrofe ma raggiunge tutt'al più il sogghigno e il compatimento: D'alta» la poi urn—n I dolori da «atro a na'aucaTfe * art lilla • buso par na niobi* «arata ètte se ar trae* da l'aamill Ed % fatta di rinunce e di esitazioni: Silvio d'Amico ha potato delineare un Trilussa crepuscolare, e per conto mio ci sto. Perchè le favole rivelano un gusto, un istinto di moralista che non mi paiono preponderanti: e, cosa stranissima, scarso interesse per gli animali. La Fontaine Ji ritrae con una passione e una vivacità che il nostro poeta ignora : per lui, leone o Inno, son poco più di nomi, senza caratteristiche direi zoologiche, che servono alla battuta spiritosa, alla piccola verità da far brillare. Il centro del discorso è il poeta me desimo, e la rappresentano ne, quella dei suoi stati d'a nimo. Quest'opera, in sppa renza varia, è in realtà una lunga confessione autobiografica, e il Trilussa maggiore è un lirico. In Aequa e vino, la perla del libro ò < Caminiera ammobbijata », dove ci sono toni e movenze schiettamente gozzaniani: il poeta trova la compiacente padrona che per dieci lire (che prezzi, allora 1) cede ca- VvtsdnClareztfnn-febml■dgittAcgstoedemriszssi mera • ragazza, « l'avventura lo tenta. Ci va, passa in rassegna suppellettili • quadri di famiglia, • mentre aspetta — V»' Ti», di'» mio... — ■» dkw e è : diceva er Iona eh» jn sarti «a» aaa a» anja mai. — 8a a dMMt'aaoi fatM già l'asme, qnanao n'ami acquanti, ebe tarai?... Gnaulai eoa afta,-, ea aancara poco. Va po' de «ole colemia ne lo apeerbio sa traoda a fc> oasaava a foco. «Ca kummk e—eoo ... la ekjaja b»«*i^ Un gradino più giù, nella vena lirica, è a Stella cadente», mentre la palma della satira, in onesto votame, la darei al a Nerone». Tradizionale, ma vivacissimo, è il Testamento de Meo del Cacchio», e chi ama il Trilussa facile e comune, goda a La verginella co' la coda nera», e Et nano diplomatico», e magari «L'affare de la razza >, o la poesìa che dà il titolo al volume. Io preferisco fermarmi sol «Soffitto» (e se!no potrebbe trovar l'archetipo nelle ottave del'Berni, nel ri- - . . • „, . ' . x Ifacimento dell Innamorato), | eopra le strofette di «Vino bono», cioè sa due nature morte disegnate con rara felicità di etile, e an questa ■ Felicità» che mi pare tolta da Anacreonte: Trompeo ha accostato un giorno Trilussa a Pascoli, e il confronto è riuscito fruttuoso: spingerlo a fondo, potrebbe forse sviare la critica. Antonicelli, più severo, ha contestato la sincerità, o meglio la profondità, delle nostalgìe del poeta, il suo «sento quasii l'inutilità -Deiquer eh è stato o quello chei sarà ». j li difficile consiste nello sce- ; dente quanto c'è di tono ere- {puscolare, lirico e pedonale, e quanto di sovrana romana mdifferenza, che puoi trova Lj Ci un'Ape ebe sa pota n db bottone de rota: lo succhia e n m a. Tutto •cromalo, la teboU è oa re, identica,, in Belli e Pascarella. Trilussa è ai confini fra il mondo poetico italiano dei suoi tempi, Gozzano e Corazzali, e la tradizione romanesca, tra la malinconia e la strafottenza. Ne % uscita un'arte composita, che attira i raffinati e i lettori di buona bocca, e non suscita problemi solo ai sempliciotti. Per conto nostro, a ogni nuova raccolta dei versi di Trilussa, subiamo la tentazione di gettarci sull'aneddoto, sulla battuta, sulle malizie, esauriamo in una prima lettura l'interesse episodico. Poi, ci torniamo su, distinguendo lo sberleffo dalla Siocola moralità, il quadretto i genere dall'apologo. E alla fine mettiamo dà parte gli effetti troppo facili, o superficialmente spiritosi, par seguire" lo spiritello nostalgico, la melodia in sordina, che ci rivelano l'animo del poste. E ci rammentiamo, non so perchè, le parole dell'imperatore Adriano: «O mia piccola anima, smarrita • Beve, ospito o compagna del corpo, a quali luoghi ora muoverai t Tu piocola e pallida e raggelata e ignuda». Arrigo Cajmm »♦« La ■irti il an scltcliff colpite da Los Alamos (Nuovo Messico), SI maggio. ET deceduto ieri air età di 86 armi il dott. Louis Siotin, scienziato ■tomtoa che al era esporto la _ alle radiazioni di minerali uranici nel laboratorio di studio sulla bomba atomica,

Luoghi citati: Messico, Milano, Mondadori, Roma, Stendhal