Concentrazioni e secessioni
Concentrazioni e secessioni Concentrazioni e secessioni I Anomali di _ io avventiti in questi ottimi sdorai nel nostro mondo poli tko offrono un notevole ìnteresae e si preetano a importanti conatderarioni. Di tali fenomeni, il più significativo è stato la formazione della Unione democratica nazionale, risultante dall'alleanza, o concentrazione, del partito liberale, del partito demolaburiflta, delia nittiana c Unione per la ricostruzione nazionale», nonché di altri groppi minori: fabcdell'opera nazionale balilla di fascistica memoria, boaro chiosato malignamente eavversari, giocando soliniziali del nomi, nonché eolia veneranda età, di Orlando, Nìtti e Bonomi, che con Benedetto Croce formano i « Quattro Grandi » della nuova costellazione politica apparsa all'orizzonte; ma io realta, e a parte la spiritosa invenzione, il giudìzio intorno a questo evento dev'essere in complesse favorevole, come quello che — dando vita a una formazione sostanzialmente coerente e vitale, qualunque abbiano ad essere le sue prossime fortune—contribuisce a semplificare e ad ordinare 10 scacchiere politico ed il gioco elettorale. A seguito di essa, infatti, 11 detto scacchiere ai configurerà nel modo seguente, una destra (o estrema destra) alquanto inespressa e inconfessate, ma non perciò meno reale: essa ha osato appena appena far capolino nel cosiddetto « qualunquismo », ma é composta aloesi di tutu gli ex-nazionalisti ed ex-fasciati che ora mordono il freno, e si mimetizzano, ma, che sarebbero disposti, non appena qualche opportunità sì presentasse, a tentare nuove avventare totalitarie (e una certa loro attività clandestina è in negabile); essa avrà scar■anmo peso nella futura assemblea, sé le elezioni si svolgeranno regolarmente. Un centro destro, lappivsalitalo dalla nuova concentoaslons demo^iberslei - un grande centro democristiano; poi — se il prossimo Congresso del partito risalterà sntifttsionjsta, una stniatra socialista (con gruppetti vari azionisti e secessionisti) e una estrema sinistra comunista. Abbiamo qualificato, a ragion veduta, di «centro destro» la nuova formazione demo-liberale, anche se ciò ci varrà denegazioni e «ìntwTni da parte di alcuni: è abbastanza singolare, invero, che — mentre tatti, e da gran tempo, riconoscono la necessità, per l'equilibrio generale delle forze politiche, e per la stessa validità del gioco democratico, di un partito unicamente conservatore — tatti gli gridino poi la croce addosso non appena esso accenni a formarsi; e gli stessi interessati cerchino, respingendo la qualifica, di allontanare da sé ramaio calice! Ora, la verità è che la nuova formazione demoliberale, per il nome illustre di coloro che la capeggiano, r* fi passato dei partiti che sorreggono, per la natura delle forze sociali che la sostanziano, deve senza paura riconoscersi e definirsi sanamente conservatrice in senso «politico» (del senso economico-sociale diremo poi) ; conservatrice non di privilegi, ma di tradizioni: e di ciò deve anzi altamente vantarsi, in quanto essa rappresenta la più nobile tradunciiestorìca dell'Italia prelaicista; e non é affatto eerto che gl'innovatori a oltranza sapranno sostituirle alcunché di migliore. Sarebbe stati» semplicemente enorme che questa tradizione Uberal-riformista risorgimentale, la quale ha fatto l'Italia, e che da Cavour a Giolitti l'ha ben governata, avesse rinnegato le proprie origini, o non fosse stata adeguatamente rappresentata. Ma VItalia prefascista ha generato U fascismo, oble nano gli avversari « democratici » del nuovo aggruppamento e noi dell'Italia prefascista non vogliamo saperne assolutamente più. E" però davveronroppo facile ai «prefascisti» ribattere: forse che la repubblica spagnuola ultrademocratica non ha generato Franco? Forse che la repubblica ultrademocratica di Weimar non ha generato Hitler? * tipsstdamr•WD.; uKJepslnistonvlzmprnrs3Il fenomeno politico concretatosi nella formazione dell'Unione demo-liberale I stato reso più esplicito e significativo da un fenomeno minore concomitante, rappresentato dalla secessione dell'esigua ala» estrema del partito liberale (e forse del demclaburista) in segno di protesta contro l'asserito reazionarismo filo-monarchico della maggioranza; il cui agnosticismo Istituzio-' naie non é valso a placarli -p- Se fi Partito ©?_ fosse rimasto eompatto (se, anzi, si fosse fuso coi repubblicani storici) esso avrebbe costituito il miglior rifugio questi secessionisti deiima ora. Invece, il Partito d'Astone è .scoppiato sol più bello, dando luogo, a sua volta, a saceestonl set samento giustificate: e tutti questi frazionamenti e dissidi intestini dimostrano, a nostro avviso, la scarsa maturità politica (da noi ripetutzsoento pouetJf ~ stia, 1 quali — sovrastanti tesso agii altri pe r eorago nella lotta dandest" altamente rispettabili per la più perfetta lealtà e buonafede — ci sembrano però infermi dei mali tipici degli «intellettuali» che ne costituiscono i qaadri: spirito ipercritico, smania del nuovo, tendenza a sopra valutare i fantasmi ideologici in luogo delle forze reali. Lo spazio per la dimostrazione difetta: ma si pensi ad es. che uno dei loro capisaldi è un filocomunismo assai strano e incoerente: anche se noi ne dissentiamo — essi dicono — 3 comunismo è un grande
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