Governo presidenziale o cesarismo?

Governo presidenziale o cesarismo? Governo presidenziale o cesarismo? Le recentissime elesioni belghe hanno dato nn risultato che conferma quello della maggior parte delle consultazioni elettorali svoltesi finora sol Continente: e cioè nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta, nessun partito è in grado di governare da solo. TI vantaggio belga sulle elezioni francesi sta in dò, che basterebbe in Belgio la coalizione di due soli partiti (sole combinazioni bipartite possibili sono: democristiani-socialisti, o democriatiani-liberali), mentre in Francia ne occorrono tre: fl male è che, nemmeno a farlo apposta, queste due combinazioni bipartite sono rese entrambe difficili dalla divergenza di vedute circa fl ritorno, o meno, di Leopoldo III. Comunque, fl con l'Olanda, e uno di paesi politicamente mai che stanno — in armonia, del ireste, non meno con l'etnica che con la geografia — a meta strada fra il gru] dei paesi latini e 1' terra: e, come in Inghilterra, l'alternarsi di grandi parliti al governo vi ha funzionato bene per lunghissimo tempo. Per questo abbiamo escluso 1 Paesi Bossi dai nostri paragoni e dalle nostre analisi, che vanno ristrette, per affinità e analo- Èprofonde, a Francia, ItaSpagna e Sud-America. Considerato fl trasformi Emo come correttivo provvidenziale, se non proprio inevitabile, del coaliÉonismo imposto, in questi ultimi tèmpi, dalla proporzionale, noi dobbiamo ora affrontare l'ipotesi che esso non sia voluto, o non sia possibile, nel nuovo clima istituzionale eventualmente stabilito in Italia. Come fare, allora, per ottenere quel min imo di sta, bilita governativa, senza cui le democrazie finiranno di nuovo, fatalmente, in un totalitarismo dittatoriale f Rimangono da considerare, a tal nono, fl tipo di governo « presidenziale », e una sorte di sastema « ceuuato recentemente dal De Ruggero. Nel governo presidenziale (quale viene attuato in America e, con caratteri profondamente diversi, in Isvizzera) fl Presidente della Repubblica, eletto direttamente dai cittadini, assomma in sè fl potere sovrano e l'esecutivo, che gli è conferito in misura vastissima, per modo da assicurare assoluta stabilità al ano governo, per tutta la durata del mandato. Tale sistema non sembra al De Ruggero applicabile facilmente e proficuamente in Italia, e noi siamo d'accordo con lui. Le ragioni principali sono due: ima note, e da ogni tempo invocate dagli studiosi di politica — dal Tocqueville e dal suo recente esegeta Candeloro fino, ad es. al Croca, nel suo libro su Lo Stato democratico — e cioè la congenialità del governo presidenziale col tipo di Stato federale, in cut il secoado, con le sue vastissime autonomie, limite fl primo, impedendogli di degenerare in dittatura: in Stati accentrati, come la Francia, l'esperimento presidenria!^ portò invero, catastroficamente, a Napoleone DI e a Sédan. La seconda ragkme è di natura piuttosto locale e psicologica: la forma presidenziale «presuppone — note De Ruggero — un elettorato educato alla scelte di leader politico: cid che da noi, per il frazionamento dei partiti, sarebbe impassibile ». Frazionamento dei partiti (rincalza egli, portando, forse involontariamente, acqua al mulino della neutra tesi «trasformistica») «fl rito rende difficile che dalelezioni venga fuori un leader del tipo amei o anche inglese, che possa imprimere un indirizzo unitario al governo. Finché una coalizione di 3 o 4 partiti sarà necessaria per formare una maggioranza, fl governo sarà sempre alla mercè del loro arbitrio ». A queste ottime ragioni sentiamo fl dovere di aggiungerne un'altra, da sono finora mai considerata, non so se per irrifiessidne o per falso pudore, fuori posto quando ai tratta dell'avvenire del Paese, quale uscirà dalle decisioni del referendum o della Costituente. Finora in Italia — in mezzo a tanti altri malanni, a tante tare e immaturità della nostra rondinone» ed educazione politica — l'esercito non ha dato mai noie: legato dal secolare suo giuramento di fedeltà, nessun generale è ancora sorto ad accampare pretese di governo; a presentarsi in veste di salvatore alla testa di un manipolo di baionette. Lasciando anche, ed al solito, da parte l'Inghilterra (te quale pure ha dovuto subire, in tempi di crisi monarchica, due militari: un Cromwell pesmnMgmcTslSigaprcMFaodnPpMicsCtargcteGp per la decapitazione del re, e un Monca per la sua restaurazione), noi non abbiamo avuto, finora, in Italia, nè un 18 brumaio, nè un Mac-Mahon, nè un Boulanger; nessun brave general montato sul cavallo manco, con la spada rivolta alle Tuileries o all'Eliseo ; nè la serie dei pronunciamicnti alla spagnola, gli Espartero i Serrano i Prim i Franco, o i Cannona in Portogallo; nè gl'innumerevoli generali o ammiragli-dittatori delle repubbliche sud e centro-americane, per tutta la gamma che va dall'Argentina al Messico, dalla Terra del Fuoco ai confini del mondo anglosassone: e che, anche oggi, pone agli argentini, dopo il gen. Farrell, l'alternativa del bravo colonnello Peron, ieri filonaziste per la pelle, ed oggi filocomunista! Ma, si osserverà da taluno, in Italia, nelle condizioni in cui siamo stati ridotti, l'esercito conterà ben poco. Chi cosi ragiona, non dimentichi che aux royaumes de» avevate» Zea borgnes- aont rota, e che baste nn battaglione per fare un pronunciamento. Sarebbe una sorte di prodigio, che io temo molto non si verificherà, se l'Italia, una volte avviate sulle rotaie del regime presidenziale, riuscisse a evitare le sue brave crisi e rivoluzioni militari, colpi di stato in cui i civili verrebbero regolarmente, e più di una volte, defenestrati dagli armati. (Senza dubbio la prossimità della Russia può sembrare favorire — sopra tutto nel pensiero comunista — soluzioni di altro genere, ma si pensi che tra noi e la Russia c'è lo schieramento militare di Tito; e si pensi ri che, anche in Russia, si avuto un Tucacevski, da cui Stalin è riuscito a salvarsi di misura: - mentre l'avvenire, con tutti quei marescialli, è ancora in grembo a Giove). Rimane fl nobile, savio, ammirevole regime svizzero, frutto di esperienza e di educazione secolare alla libertà, nonché di nna eccezionale costi turione, non solo federale, ma a caratteri specifici cantonali e plurinazionali, in cui il potere presidenziale è esercitato collegialmente dall'intero Consiglio Federale; in cui l'autorità e la competenza dei ministri pone questi al di fuori e al di sopra dei partiti. Chi oserebbe sperar di realizzare alcunché di simile in Italia? Non rimane dunque più che esaminare fl sistema « misto », per esaurire la gamma delle possibilità: e lo faremo prossimamente. Filippo Birraio