Dopo Crispi e dopo Mussolini

Dopo Crispi e dopo Mussolini Dopo Crispi e dopo Mussolini AI confronto frm la «naia tedesca di Weimar e la democrazia italiana postftariata, che abbiamo istituito giorni sono; • sempre allo scopo "d'ilhnninare il presente con cautelosi riferimenti al passato, crediamo opportuno zar seguile un altro confronto fra le condizioni del nostro Paese rispettivamente dopo Crispi e dopo Mussolini Negli ultimi anni dell'Ottocenfo, l'Italia attraversò, come tatti sanno, una crisi che può in certo modo para ridotta, all'attuale. Sulla line dal regno di Umberto I, una sconfitta militare — Adua — la cui ripercussione morale fu infinitamente più grave detta sua entità naie; a un tentativo di governo reazionario — Crispi, e poi PeDoux, coi suoi decreti limitativi delle libertà — non sono infatti senza ricordare la grande invohndone fascista e la catastrofe bellica deDa fine del regno di Vittorio Emanuelèm (Pia, fo troppo diversa le sa, sarebbe invece il ne con una tana fi di regno, quello di Carlo Alberto, benché il disastro di Novara, tanto più grava di Adua, ricordi meglio l'attuale attuazione. Anche dopo Novara il Piemonte, come ". l'Italia, era stremato e otto a non essere più soggetto, sibbene oggetto di storia: eppure in pochi anni lo vediamo diventare, non nolo- .baluardo racrollabiie dette idealità nazionali, ma indiavolato o attivissimo incubo dette Cancellerie europee! Chi oserebbe oggi sperare in un'analoga miracolosa ripresa, manale, in politica estera -—genialità di Bombii auspicati aiutando — potrebbe forse tentarsi nel senso dell'iniziativa per la federazione europea, cominciando da un'intesa con la Francia, la quale non sarebbe sensn ricordare, in qualche modo, Cavour?). Chiudiamo la- parentesi dei sogni, e torniamo a noi. Oltre atta sconfitta militare é SU' rio fallito, un terso elemento rende abbastanza simili i due periodi che abbiamo preso a considerare: allora come oggi, il. socialismo è all'orizzonte politico e storico, segno « d'JnesHngnfhfl odio — e d'indomato amor »'. La grande crisi del movimento marxista e internazionalista, che lo eclissò per vent'anni (anzL eccezion fatta per la Russia, par quarantanni addirittura) dette scene d'Europa e del mondo, sopraffatto dai niizloinilbimi e lismi, non si è ancora te satta fine del secolo; e, fai Italia, Turati è Bissolati, condottieri ed eroi di quelle giornate di Milano e di quelFostrusknismo parlamentare che travolgano la reazione, sono gli uomini del irscdlscdtno,, non meno di quel che io siano oggi, che»? Nenni e oppure i vaste: Saprà 11 soriaharao — ai chiedeva allora, come ai torna a chiedere . veramente la formula, sodale non solo ma politica, dei tempi nuovi? • • Allora, conte oggi, la crisi sociale e politica toccava le basi istituzionali. In un famosissimo articolo: Torniamo allo Statato,,del 1< gennaio 1897, Sonnino acri . «in _ Governo centrale èjrjdntta al nrtirinnv, pel gsmcs&e svolgimento deus vita locate-, edoe potenti organiami a basa ■torte* servono al e di guato al eratiebe, la Ì0 dal Ministero elettiva non parta t formaCamera conseguenm mwL. ma dove luteca, come da noi, le funzioni deBo Stato, in messo affinatela e alla ehtttoMta generali, ai so Monoogta giorno pio. a tatto b attende e al calate al Governo centrate, gtt effetti del traviamento dalle : lo Statuto a al fetali-». Sonnino, chiedeva, a quello studio, fi ritorse daldei-alme costituzionale, Cancellierato, alla aie — riprendendo unmotivo te svolto, sia fin da 24 anni or sono, in cuspetto del preoccupante mura ama parlamenterà di allora, dette crisi a ripetizione, e atta vigilia del conseguente avvento fasciste; sia pochi mesi addietro, in un altro mio libro — un democratico di provata fede, ansi illustre € azionista », Guido da Bagj ' in un i fmciittn^te1^1 ar dal titolò sintomatico: Per un governo pia stabile — svoljro lo stesso tema di Sidney Sonnino e mio, giungendo a conclusioni nemmenodel tutto agli antipodi di quelle del vecchio capo con-[ Ciechi coloro che interpretano l'instabilità dei regimi parlamentari, quali si realizzarono nell'Europa continentale, come segni di ~"o e di vitalità demo! Nulla, invece, più del continui « assalti atta diligenza » governativa da parte dei gruppi parlamentari è stato propizio al discredito, a poi al crollo di quei regimi. Nei sott paesi in cui te. democrazia parlamentare ai sia dimostrata vitale—Inghilterra • America — i governi sono staio sistema dai" due _ collegio uninominale, del regime c presidenziale ». L'argomento è troppo vitale perchè noi non lo ri prendiamo uno di onesti giorni, e con più ampio respiro: qui torniamo semplicemente al nostro paragone, per concluderlo. La riforma istituzionale auspicate da Sonnino fa resa superflua dall'apparizione di ano statista di tipo demiurgico: Giolitti, che seppe mediare dirigere (« corrompere >, diceva Gobetti, il quale era piuttosto una forza morale ebe un'intelligenza politica) 1 partiti, governando bene e stabilmente, ed attuando ili dFvFlN i terso provvide!irialo «trasformismo » della storia ditette, dopo il eavonriano « connubio », a Depretis, allorchè la nobile, ma angusta, oligarchia di Destra fa definitivamente crollate. Che avverrà oggi? A di una vittoria travol dei democristiani o dei socialisti, che li renda a lungo soli padroni del campo — cosa improbabilissima: vedi Francia—tuta sorta di nuovo trasformiamo (che dovrebbe naturalmente apoogìarsi a solide istituzioni affittali) *' imporrebbe, come unica aUemativm di sa coaKzionvmo impotente: impotente netta Germania di Weimar, impotente netta Francia e nell'Italia attuali; se no, fi totalitarismo riapparirà all'orizzonte, • allora non solo il regime del libarla e altra volta a farsi benedire. Non si governa stabilmente un popolo con l'atassìa locomotrice e con le crisi a ri! Ancoro una voinomini di sinistra, peniate a Weimar e alia sua catastrofe, atta Spagna di Azaria e alla sua catastrofe, atta seconda Repubblica francese del 1848 e atta sua catastrofe, prima di 'far tabula rasa in Italia, dove lo Stato mancherà di una spina dorsale, e difficilmente una Costituitone cartacea gliela potrà improvvisare. » per lo meno, indicatemi un Thiers. - Filippo Barak»