BALZAC IN CASA MANZONI

BALZAC IN CASA MANZONI BALZAC IN CASA MANZONI Nella primavera del 1837, quando Belssc poaseggiav&J, per le vie di Milano, dove anche le figlie delle portinaie gli parevano tante regine — coin Causine Bette parocchi anni dòpo — non devi diverso «te come lo "Sveva ritratto Boulenger: ! un faccione fornito d'abbon- dante pappagorgia, i capelli spioventl sulle orecchie e rtal-i zati sofia fronte da un tocco [obliquo al vento, la grande ibocca sensuale malamente coperta dal basi non fotti, il gran naso ciccioso, e gii occhi aggrottati sotto le sopraccigli* corrusche. Quegli occhi soprattutto, penetranti e avidi, dallo sguardo spassante divoratore imponevano; o facevano pensare ch'egli davvero «nasi commesso vtag* o addirittura «mei' ab»SI porcV a~enl rsveasaomlgllato Paul Lae il giornalista Goatan. Le figlie delle portinaie, da hd tanto ammirate, vedendolo andare in afro eoi Varie, mssaWrlo e ce» «mei collo taurino invano nascosto da un ampio nastro a cravatta, avranno tutfal ssh pensato a qualche mercante di campagna, o a ano di' «nari grossi ftttebUl della Bassa venuto In città a vec^sr granaglie. Invece, ed esse non lo l le migliori famiglie die avevano Ietto Cerotteau ed Eugenia graniti, facevano a aera per Conoscerlo, averlo in casa, festeoaderto. Qualcuno diceva anche — tanto potevano lo trombe detta fama che a nave Parigi — ebe egli fosse pttt grande di Don Llsander. Lo Invitavano a pranzo, al palchetto sita Sesta; e «pianilo un ladruncolo all rubò Voicdosto, 0 svasi listerò di Milano si fece personalmente In quattro per ritrovarlo, e d riuseL Cenare Cartrfi cor te: «Queste, prova, di strili ti nel ricuperar un oggetto rubato accusava la ' negligenze di lasciarne perdere tant'altri »; ebe è una punte ironica contro 11 governatore austriaco e un'Indirette eonstetestona die a Mila» 1 ladruncoli. * * Una delle più grandi meraviglie di Baiane, mentre i dava a zonzo per lo vis milanesi — non certo con fan Imo di quel scovine dragone di Grenoble a cui forse, per via di una bella donna «die Io faceva disperare, era tenti antri prima piaciuto persino un certo odore di cfumier» che si alzava da quelle stesse vie — una dette suo meraviglie pah grandi, dico, era II constaterà che certe Insegne di botteghe avevano adi stessi cognomi di quelle fsmjgHs di sianoli che lo Invitavano a pranzo e a teatro. E non avrà «stato mancato di riflettere ebe raristocrazia lombardi non dovesse asooorigfiaie molto, to quanto a Ideali civili e atte attività pratiche, a quella aristocrazia tornata in Francia con la Restaurazione, distaccata e i nerba, e con ancora in teste le ubbie ieU'aneien regime. In Lombardia, Invece, i non si ere potato mescolare ancora negli affari dello Stato perchè la /ette Austria non lo consentiva, si mescolava, senni sentimi diminuita, coi borghesi, e gareggiava con essi per Intraprendenza e attività. nell'agricoltura e nel ci. Poteva tesare, «mesto, oa tema ben balzaecbiano, se l'autore di Eugenia Grandet rasasse potuto e volato studiare, in una cornice diversa da «mena che l'Impero, la Restaurazione s la Monarchia di Luglio gli offrivano atta fantasia, ebe sudava sfiora muovendo, come dice SsJnte Beuve, quella * immense ronde de la Comédle humatne qui d*«ww nn pan le perHge». Ma Baiane oa'venuto a Milano en touriete, e, ciane si piccava d'essere, da uomo di affari, anche e i sballati. In quella _ a ssstnplo, visto l'enorme cesso dei suoi libri, dal Medico di campagna al Curata det villaggio, dal Giglio netta valle a Eugenia Grandet — tot- - * ■ - e - »s» * nn — prontamente treno*u ut italiano — s'era zsssso m mente di fare una spede «11 consorzio fra I librai Italiani per lo di questi e d'altri suoi romanzi; una succursale ariinde estenda umana. Inoltre, aveva saputo, non si sa da ehi, che in Sicilia c'erano itsro d'ero; I Romani, o per inesperienza 0 perchè perduti dietro le loro gusrre, non se n'erano mai accorti; le grandi d'oro, aimill a quella da Ce carabo e ita Candido nel passs di Eldorado, giacevano dunque ancora sotto le rovine dei templi greci, e I ragazzi atcOiani d gioa piastrelle; e forse anch'essa c rotonde e alquanto larghe, di color giallo, roteo e verde, e mandavano strani bagliori». Perchè non fare un piccolo consorzio? Con queste idee, e con tante altre che gli rutilavano nalfaatoata, atta gli venas In mento di andare a far visite ad Alessandro Manzoni? Patto sta che d andò; e ce lo accompagnò — come attesta Canta — Il Cav. Felice Garrone insrehess di San Toni ni a po. Era costei un bravo giovine, aveva scritto articoli e libri, fra cui uno sona Casa di Savoia. I piemontesi, anche per fedeltà sabauda, lo avevano largamente letto e appressata Pietro Giordani .che gli aveva fatto un po' da mentore negli studi, gli voleva bene; s Don Alessandro, unitario per la pene, («liberi non sarem se non stam lini » aveva scritto nel Proclama di Uterini: un brutto verso senza dubbio, ma a\ giustificava dicendo: «lo fed per ITtalte il più gran sacrificio Che possa fare nn poeta, quello dt far per essa un bratto verso»), e sa ne odine, ' t a> che lai. vedeva volentieri q sto saarehese piemontese, che ogni volte che capitava a Milano lo andava a riverire; e fu cosi che Balzac varcò ed marchese,la soglia della casa sssz di via dd Moiette. Fu una sera;-e netta steni di ricevimento per che vi fossero altri ospiti di riguardo. Ma e* era riu, la famiglia; donna Tenore in rana di mie-, le col suo Alessandro (rasata qualche mese prima, esattamente fi 2 gentil quello stesso anno); c'era te madre, marchesa Beccaria, colei che Giuseppe Barri, Il fratello di donna Teresa, amava «Monna aristocrasla viva e vera»; e c'era, pare, anche il genero D'Azeglio, a cid Barrar, esito ponr epater, disse a bruciapelo ebe l'editore parigino, per «lanciare» la traduzione deir Sttoro Eieramosca, aveva speso più quattrini di quanti l'autore stesso non ne doveva aver probabilmente ricavati pubcrticandolo in Italia. Invece il ano editore, sattento par fi Cesare Btrotteau, gli aveva versato ben 20 mila lire. E* presumibile che don Alessandro se lo steste zitto a sentire. Difficilmente, quando qualche ospite non gli garbava, apriva bocca. Ma aveva Ietto Ettpjfita Grandet, e pere che gli fosse piaciuto. Era piaciuto anche a donna Grulla e a donna Teresa efl ano miglior romanzo», «heevano. E furono cortesi con l'ospite. B quale parlò, per l'intera aerate, sempre di sa. Disse che stava scrivendo un nuovo romanzo, ebe l'avrebbe intitolato La recherche de rossola» che aveva in tela una commedia, la quale avrebbe fatto lndubWamente furore sulle parigine; e Che intento raccoglieva certi soni Juvo- si dichiarò pantel- taceva, e fa scosso nemmeno quando Ballar d mise a parlate di una scienza nuova, che aveva già adepti di gran riguardo: una scienza coi etra riserbato un enorme avvenire: la cranioscopia— polche Manzoni, mentre attizzava con le molle il fuoco, che — sebbene fosse già primavera inoltrate — ardeva ancora nel caminetto, continuava sempre a tacere, Balzac credette di fargli nn complimento motto lusinghiero, e gli disse: « Voi somigliate a Chateaubriand! ». Al che don Alessandro, freddo freddo: « ET sembrato anche s Canto». Frase che. sapendosi come non fosse grande la stima che Manzoni aveva per Canta, non sembra priva di quella sua ironia nascoste dietro le più urbane paiole. Ma Balnon mostro di sentirla e d mise a parlare dd Promessi Sped ed risaltato di far capire a tetti che non l'aveva infine chiese s Manzoni un autografo; e don. chi sa come, accondiscese. Tuttavia, la serata fini fredda; e Balzac forse ravverò. Fu per questo che. riferendo poi per lettera alla contessa Banana e di quella visite e d'aver avuto tm autografo da Manzoni, aggiunse di non poterglielo mandare « perchè l'aveva inavvertitamente bruciato per accenderà il fuoco»? -G, Tute Ro*a

Luoghi citati: Austria, Francia, Italia, Lombardia, Milano, Parigi, Sicilia