Tancredi muore, poi risorge per amore della Ricciarelli

Tancredi muore, poi risorge per amore della Ricciarelli Successo dell'opera di Rossini, presentata a Pesaro con due finali Tancredi muore, poi risorge per amore della Ricciarelli PESARO — Il clou del Rossini Opera Festival, giunto alla sua terza edizione, è rappresentato quest'anno dal nuovo allestimento del Tancredi andato in scena l'altra sera con straordinario successo di pubblico. L'esecuzione musicale era basata sulla nuova edizione critica della partitura approntata da Philip Gosset per la Fondazione Rossini e offriva agli spettatori la rara occasione di ascoltare nella stessa serata i due finali diversi scritti dal musicista per la prima rappresentazione veneziana del febbraio 1813 e per quella ferrarese di un mese dopo. Qui, bandito la convenzione del lieto fine, Rossini si riaccostò alla fonte letteraria del testo, il Tancrè de di Voltaire, terminando l'opera con la morte dell'eroe che si spegne a poco a poco sus surrando sempre più piano uno straziante recitativo che approda al silenzio, mentre la tela si chiude davanti agli occhi attoniti dei presenti. Questo finale tragico il cui recente recupero si deve alla segnalazione dei discendenti del librettista, t conti Faustino e Giacomo Lechl che ne hanno messo l'autografo a disposizione della Fondazione Rossini, è stato introdotto nella rappresentazione dell'opera subito prima del finale lieto, come un sogno vissuto dalla Infelice Amenaide che, nella spasmodica attesa di conoscere l'esito della battaglia in cui è impegnato Tancredi, ne immagina la morte, ma è poi distolta dalle sue cupe vi sioni dall'arrivo trionfale del cavaliere che risolve la vicen- i a n o da nella affermativa letizia del finale veneziano. Ipotesi, come si vede, suggestiva che, se sposta In modo non del tutto inaccettabile l'equilibrio dell'opera in direzione romantica, va accolta, come osserva D'Amico, a scopo pratico di conoscenza, senza pretese di offrire in tal modo una soluzione definitiva ai problemi presentati dalla partitura. La quale ha avuto l'altra sera una esecuzione a dir poco sontuosa dominata dalla presenza di due cantanti come il contralto Lucia Valentin! Terroni (Tancredi) e tt soprano Katia Ricciarelli (Amenaide) che nella complementarietà del coloriti timbrici, nell'affiatamento tecnico e nel calore interpretativo hanno offerto allo spettacolo momenti di estaslante edonismo vocale. Il nucleo poetico dell'opera, basato sull'amore dei due personaggi e sulllncubottco sospetto di tradimento fugato solo nell'ultima scena che sblocca la fissità della situazione, ha trovato in queste due cantanti le interpreti ideali accanto alle quali si sono comportati con molto onore il tenore Dalmacio Gonga Ics (Argtrto), il basso Giancarlo Luccardi (Orbazzano) e nelle parti minori Bernadette Manca di Nissa (Ismene) < Evghenla Dundekova. Dirige va Gianluigi Gelmettt con molto slancio e tensione ritmica e dinamica, forse eccedendo un poco nella solenne lentezza dei recitativi che, come è di consuetudine a Pesaro, sono stati eseguiti integralmente. La minuzia filologica della esecuzione si è avvalsa persi no della consulenza storica di Adriano Cavicchi per la rea llzzaztone del basso continuo affidato al forte piano, mentre l'Orchestra da Camera Europea e il Britlsh Chotr Abroad hanno offerto una prestazione di primissimo ordine. Ma il successo è stato giustamente diviso in egual misura con il protagonista unico della messa In scena, Pier Luigi Pizzi, scenografo regista e magistrale costumista dello spettacolo che ha spostato magari un po' arbitrariamente questa «favola boschereccia», come l'aveva definita Goethe, nell'ambiente sontuosamente sfarzoso di un palazzo gotico siciliano rutilante di ori, specchi, e vetrate colorate, ma ha condotto in porto uno spettacolo di grande classe. Paolo Gallarati ,#fc: Katia Ricciarelli ha cantato a Pesaro nel ruolo di Amenaide

Luoghi citati: Amenaide, Pesaro