Partiti ieri altri 577 palestinesi Gemayel: via gli eserciti stranieri di Robert Fisk
Partiti ieri altri 577 palestinesi Gemayel: via gli eserciti stranieri Gli scontri tra falangisti e siriani mettono in pericolo lo sgombero Partiti ieri altri 577 palestinesi Gemayel: via gli eserciti stranieri Gli israeliani insistono: non abbiamo partecipato ai combattimenti • Ma le radio cristiane li smentiscono • Piani d'emergenza per trasportare al porto siriano di Lattakia i fedayn che oggi dovrebbero raggiungere Damasco NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE BEIRUT — Ieri, a meno di •ventiquattr'ore dalla prima partenza via terra di un contingente di fedayn, truppe siriane efalangiste si sono scontrate sui monti del Libano orientale. La nuova battaglia minaccia di far saltare la partenza di palestinesi e siriani dal settore occidentale della rapitale libanese, prevista per oggi, Gli scontri più duri — la cui responsabilità non è ancona chiara — sono avvenuti nei pressi di Hammana e del villaggio di Quoobaya, a Nord della città di Sofar, in mano ai siriani, a meno di quattro chilometri dall'autostrada Beirut-Damasco, che oggi palestinesi e striani dovrebbero percorrere. L'elezione di Beshir Gemayel a presidente della Repubblica ha certo giocato una parte importante negli scontri di ieri. Egli stesso è il capo delle forze falangiste in Libano, e gli israeliani insistono che le proprie truppe non sono state coinmlte nei combattimenti (ma secondo le emittenti cristiane, sono state proprio le forze di Gerusalemme a scontrarsi con i siriani). .Comunque siano andate le cose, è difficile credere che i combattimenti possano continuare a lungo sema coinvolgere le truppe israeliane. Ci sono comunque piani di emergenza per trasportare il contingente palestinese di oggi ina mare fino al porto siriano di Lattakia. se l'autostrada per Damasco restasse chiusa al traffico. Ci sono molti segni che tanto gli americani quanto gli israeliani porrebbero internazionalizzare l'intera Beirut, con il consenso di Gemayel. La forza multinazionale di pace dovrebbe rimanere in Libano due settimane — dal 4 al 21 settembre — aiutando l'esercito libanese-«a garantire la sicurezza in tutta la zona di operazioni». Questa.frase un po' sibillina potrebbe provocare non pochi problèmi; c'è anche la possibilità che le truppe internazionali possano combattere insieme all'esercito libanese contro le milizie di sinistra a Beirut Ovest. In un discorso, tre anni fa, Gemayel aveva detto che la capitale del Libano avrebbe dovuto essere internazionalizzata. Per Gemayel, questo sarebbe un prezzo soddisfacente da pagare per convincere i siriani, gli israeliani e i rimanenti guerriglieri palestinesi a lasciare il Libano. Nelle dichiarazioni fatte dopo la sua elezione ha insistito sulla ne¬ cessità del ritiro di «tutti gli eserciti stranieri» dal Paese e di stabilire buone relazioni con tutti i Paesi vicini. Gli ultimi palestinesi dovrebbero lasciare Beirut il 21 settembre, due giorni prima che Gemayel assuma ufficialmente la presidenza. Ieri ne sono partiti 577 — il quarto scaglione — accompagnati dalle scene orami abituali di dolore dei parenti al vecchio stadio municipale. Come al solito, le truppe francesi hanno scortato i guerriglieri attraverso il porto fino alla nave passeggeri greca che li ha portati nel Sud Yernen. La Sol Express è partita poco dopo le due del pomeriggio, scortata in mare aperto da due navi da guerra americane. Ieri erano giunti a Beirut i primi 4 marines, per preparare l'arrivo degli 800 compagni. Robert Fisk Copyright Times Neuspaptrs e per l'Italia La Stampa Bikfaya. L'ambasciatore americano Dillon (a sin.) con Gemayel e la moglie del presidente libanese
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