Quel vetro che vale più del diamante

Quel vetro che vale più del diamante VENEZIA: LA MOSTRA DEI CAPOLAVORI DEI MAESTRI MURANESI Quel vetro che vale più del diamante Un bicchiere decorato a smalto del 1495 toccò le 55 mila sterline a un'asta di Sotheby's quattro anni fa'- Anche la produzione del '900 ha prezzi con sei zeri per le opere firmate dai nomi più famosi VENEZIA — Terminava anche, negli anni in cui Venezia perdeva la sua indipendenza, l'arte vetraria veneziana, la cui rinascita dovrà attendere una trentina d'anni e l'intraprendenza d'un antiquario, Antonio Sanquirìco. Stimolato dall'interesse dei collezionisti per i vetri-antichi, il Sanquirìco convinse alcuni superstiti soffiatori muranesi ad eseguire copie di vecchi vetri a ritortoti che da allora a Murano saranno chiamati «zanfirico». Riapprendimento delle antiche tecniche e imitazione degli antichi modelli — naturalmente senza intenti falsari — sono anche al centro dell'opera didattica dell'abate Zanetti che a Murano fondò nel 1861 un museo vetrario, promosse scuole e mostre, ma non esauriscono la creatività dei vetrai muranesi dell'800. Per convincersene basterà al visitatore della seconda parte della mostra, al Museo Correr, guardare gli spiritosissimi animaletti che sostengono i calici di Giuseppe Baro vier o l'incredibile coppa dal gambo a spirale uscita nel 189S dalla Artisti Barovier, l'impresa dei tre fratelli continuatori non solo nel nome di una grande tradizione. Questa seconda parte della mostra documenta anche il vitale aprirsi dell'arte murari ese agl'influssi di una più vasta cultura figurativa: dalle prime, osteggiatissime ed epigonali prove in Art Nouveau di Vittorio Toso, Benvenuto Barovier, Umberto Bellotto, ai fecondi ricercali secessioni siici di Vittorio Zecchin, al classicismo novecentista di Guido Balsamo Stella e Napoleone Martinuzzi fino alle influenze sulla produzione contemporanea dell'informale, dell'arte segnica, dell'art brut. E non si possono non ricordare tra i pezzi esposti altri capolavori della moderna arte vetraria: il vaso murrino, il piccione, l'anfora «primavera» e la coppa «porpora e oro» di Ercole Barovier, il vaso nero disegnato da Carlo Scarpa nel 1930 per Cappelli^ il piatto murrino del 1940 sempre di Scarpa per Venini, i vasetti musivi di Mario De Luigi per Slaviati & C, la testa femminile, la ciotola e il vaso decorato a filigrana di Archimede Seguso, la ciotola Barovier & Toso del '40, i vasi in vetro sommerso e il piatto murrino del '76 di Alfredo Barbini, i «sommersi» di Flavio Pioli, il «fazzoletto» di Fulvio Bianconi e Paolo Ve¬ e l i a o i ¬ nini, la bottiglia disegnata per Venini da Tapio Wirkkala, i vasi «milleocchi» di Vinicio Vianello. La mostra può anche rappresentare per qualcuno uno stimolo al collezionismo, e sarà bene dunque dare qualche indicazione, anche se scompagnata e sparsa, sul mercato dei vetri veneziani. Cominciamo col dire che pezzi importanti d'alta epoca appaiono raramente sul mercato e quei rari hanno prezzi proibitivi ai più. Se non c'inganniamo, negli anni recenti l'avvenimento di maggior risalto che riguardi questo settore dell'antiquariato è stata la vendita della collezione Roveri von Hirsch, dispersa da Sotheby's nel giugno del '78. In quell'occasione un calice di vetro blu con coperchio, decorato a smalto e databile intorno al 1500, fu venduto per 50.000 sterline, e ben 55.000 ne fece un bicchiere di vetro incolore decorato a smalto con stemma e santi eseguito a Murano per le nozze del norimberghese Michael Behaim nel 1495. Questo bicchiere è ora esposto alla mostra col n. 82 di catalogo. Nell'80 Christie's ha assegnato per 11.000 sterline un piatto veneziano di 26 centimetri circa di diametro. Nel corso dell'asta bandita da Sotheby's per la vendita della collezione Krug, nel luglio -81, un calice con coperchio, a filigrana facon de Venise olandese del XVI-XVII secolo, abbastanza simile a quello esposto col n. 165, ha fatto 15.000 sterline; 12.500 sterline sono state pagate per una coppa facon de Venise incisa a diamante del 1580 circa; 7500 per una coppa veneziana in vetro incolore smaltato e dorato del XVI secolo; 6000 per un calice veneziano dorato e smaltato del 1500 circa; 3800 per una tazza veneziana di vetro filigranato del XVII secolo. In Italia, da Semenzato, un semplice bicchiere veneziano del XVI secolo ha fatto, nel dicembre "81, 2.200.000 lire; alcuni begli esemplari veneziani abbiamo visto nella collezione esposta da Pratesi di' Firenze all'ultima biennale d'antiquariato; nell'ultimo catalogo Bolaffi, l'antiquario veneziano Viancini ha pubblicato due fiasche in vetro verde montate in rame dorato. Prezzi più accessibili hanno naturalmente i Murano dell'800, ma non ricordiamo pezzi interessanti apparsi recentemente sul mercato. Più frequenti i vetri veneziani del '900. Nell'asta Finarte dell'aprile di quest'anno abbiamo visto assegnare per 500.000 lire un vaso in vetro soffiato con fasce applicate alto 32 cm di Zecchin; per 1.300.000 un vaso sferico rosa spruzzato d'oro, alto 22 cm, di Seguso; per 2.000.000 un vaso inciso alla mola, alto 30 cm, di Guido Balsamo Stella, e per 1.800.000 un piatto di 23 centimetri di diametro dello stesso artista. Un nudino (8x9,5 cm) rosso e oro di Martinuzzi ha fatto 400.000 lire; 1.100.000 una sua pianta grassa e 1.800.000 una sua anfora in vetro «pulegoso» in tutto simile a quella ora esposta col numero 525. Mario Spagnol (2 - Fine) Coppa In vetro filigranato «a re tortoli)) (fine del XVI secolo - Museo di Capodimonte - Napoli)

Luoghi citati: Capodimonte, Firenze, Italia, Napoli, Venezia