Un terremoto spaventa l'Irpinia «Soltanto adesso parlate di noi» di Ruggero Conteduca

Un terremoto spaventa l'Irpinia «Soltanto adesso parlate di noi» Pochi danni, tanta paura: a Lioni la gente non ha voluto rientrare a casa Un terremoto spaventa l'Irpinia «Soltanto adesso parlate di noi» La scossa di sesto grado ha avuto il suo epicentro tra Calabritto e Laviano - La gente preferisce il silenzio, soltanto Rosanna Repole, il sindaco di Sant'Angelo dei Lombardi, risponde alle domande • «Tutto è rimasto come un anno fa» • «Nel mio paese 4 mila persone attendono la casa» - «Nelle campagne mancano acqua e luce» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE AVELLINO — I disastri sono ancora quelli di 20 mesi fa, ma la scossa di sesto grado che ha fatto nuovamente tremare la terra d'Irpinia il giorno di Ferragosto, ha disegnato negli occhi della gente una paura nuova: 11 timore che altre distruzioni, altri lutti, altre notti all'addiaccio, e altre lacrime potessero riaprire ferite non ancora rimarginate. Per fortuna, solo un fatto psicologico: sono stati pochi, difatti, i casi in cui vigili e carabinieri sono dovuti Intervenire. A San Gregorio Magno, nella Valle del Sele, gli agenti della polizia urbana hanno chiuso al traffico le vie di accesso al paese per poter abbattere due muri pericolanti. Più movimentata la scena a Lioni, dove gli abitanti di vecchie case, le poche scampate alla tremenda scossa del 23 novembre 1980, si sono rifiutati di rientrare nelle loro abitazioni temendo di rimanervi intrappolati. Poi, l'opera di 'convinzione del carabinieri e, soprattutto, la calma registratasi durante la notte, hanno consigliato i più restii. La scossa, che ha avuto il suo epicentro ancora una volta nella zona compresa tra Calabritto e Laviano, i due Comuni della Bassa Irplnia, là dove il piano comincia a degradare verso la Valle del Sele, ha interessato tutti i Comuni del cratere, gli stessi che rimasero quasi completamente distrutti durante il terremoto di novembre. Proprio per questo, le scene di panico sono risultate, tutto sommato, abbastanza contenute: la maggior parte della popolazione di Sant'Angelo dei Lombardi, di Teora, di Conza della Campania, di Laviano, di San Mango, di Santomenna e degli altri paesini della provincia di Salerno e di Potenza, ancora ospitata in prefabbricati, in containers e, alcuni, ancora in roulottes. non si è agitata più di tanto. La paura, basta guardarli, l'hanno sentita dentro. Diventa anche inutile chiedere loro cos'hanno provato nel risentire il boato della terra che trema. Nessuno, difatti, vi risponderà, teso com'è ognuno a dimenticare più che a riportare alla mente racconti o vicende di famiglie distrutte o smembrate, di amicizie perse o scombinate. Gl'irpini, gente gentile, che tende però a chiudersi in sé stessa, come tutti i popoli dell'interno, di montagna, sembra a distanza di tempo essere diventata ancora più taciturna. Parlare, per loro, sembra significare solo riportare alla mente incubi che invece vogliono seppellire: una volta per tutte. E diventa anche difficile, oltreché antipatico, chiedere in giro quali sensazioni ha provocato la nuova scossa di terremoto. Ognuno di loro, a girare i vari Comuni del cratere, ha seppellito qualcuno e ora vuole seppellì re. possibilmente, il terribile ricordo. Ne parliamo con un gestore di trattoria di Sant'Angelo dei Lombardi, uno del Comuni più colpiti dal sismo di venti mesi fa. Ha una certa ritrosia a spiegarci il perché del silenzio della gente. Il suo risto* rante, un prefabbricato lungo e stretto, è decoroso: tendine alle finestre, due caminetti piazzati ai due lati estremi, numerosi tavoli con tovaglie colorate. A Sant'Angelo è una delle persone più conosciute prima del terremoto aveva un albergo. Quella maledetta sera del 23 novembre, alle 19,30, perse moglie e tre dei suol cinque figli. Un altro, Fabrizio, come lui stesso dice borbot tando, «é rimasto trenta ore sotto le pietre». «Il terremoto di domenica — aggiunge — nemmeno l'ho sentito. Avevo il ristorante pieno. Ma forse non è nemmeno per questo: che io con il terremoto ho chiuso. Mi ha preso più di messa famiglia... A questo punto, quel che deve succede re, succeda pure. Non mlm porta più: A confessare questi senti menti disperati, non sono pe rò In tanti. I più tacciono. Ri spetto del proprio dolore convinzione nell'ineluttabili' tà del fato? A parlare, anche a nome degli altri, è invece il sindaco di Sant'Angelo dei Lombardi, Rosanna Repole. Più che al passato, dice, lei ha 11 dovere di pensare al futuro. La sua foto in lacrime, abbracciata al presidente Pertinl, fece 11 giro del mondo. Succeduta al sin- daco Guglielmo Castellano, perito nella catastrofe, la Repole (democristiana) si trovò improvvisamente a gestire nello stesso tempo lutti e speranze di ricostruzione. •Furono in tanti — ricorda ora—a mandarci in quei giorni attestati di solidarietà: morali e materiali. Anche voi dei giornali, in quei tempi, ci avete dedicato pagine e pagine. Il risultato, però, è che siamo quasi fermi al 23 novembre dello scorso anno, primo anniversario del sismo». «Vi ricordate di noi, tutti si ricordano di noi, ogni volta che si verifica una scossa. E' giusto tutto questo?», dice con dispera' zlòne. «Solo pochi giorni fa—spie ga ancora—è giunta la prima circolare esplicativa della leg ge sulla ricostruzione, dopo venti mesi. Il decreto e in ritardo e privilegia, manco a dirlo, la città di Napoli, che, tutto sommato, è rimasta ai margini del terremoto, piuttosto che i Comuni del cratere. Solo nel nostro paese, uno fra i più fortunati, anche perché ha già ricevuto mille prefabbricati, ci sono quattromila persone che attendono un 'abitazione duratura. Gli esperti dicono che ci vorranno dieci anni prima di normalizzare la situazione». «/ lettori de "La Stampa" — dice Infine — sono stati con noi generosi. Il mezzo miliardo che abbiamo ricevuto dal vostro giornale lo abbiamo speso per creare un centro di unità coronarica e di emodialisi, l'unico dell'Alta Irpinia. Abbiamo preferito investire i soldi in un servizio d'interesse collettivo che entrerà in funzione il mese prossimo. I macchinari sono già arrivati, il prefabbricato sarà pronto quantoprima». Ruggero Conteduca

Persone citate: Guglielmo Castellano, Repole, Rosanna Repole