Reagan: «Era un vero professionista»
Reagan: «Era un vero professionista» Radio e tv in Usa hanno sospeso i programmi per parlare di lui Reagan: «Era un vero professionista» NEW YORK — Con Henry Fonda, l'America ha perso — ha scritto ieri il Washington Post — il simbolo di se stessa: l'attore che in oltre ottanta film e cento opere teatrali era venuto esaltando, pur con occasionali cadute di ruolo, le migliori qualità nazionali. Solo la scoperta di John Wayne, un altro eroe americano, fittizio però rispetto ai personaggi di Hank, come Fonda veniva familiarmente chiamato, ha destato altrettanta commo' zione. Decine di milioni di cittadini si identificavano con l'attore, il signor «Middle America», e ne avvertono oggi la perdita come la chiusura di un'epoca: un'epoca in cui tutto era più chiaro, in cui i valori erano meglio definiti, e le condizioni più forti. Della reazione del pubblico Usa hanno testimoniato l'altro ieri le tv e le radio e ieri i giornali. Tutti i programmi serali sono stati sostituiti dagli omaggi a Henry Fonda, con spezzoni dei suoi film, estratti delle sue interviste, ricordi dei suoi colleghi. Persino il Libano, che tormenta la coscienza americana, è momentaneamente passato in secondo piano davanti alla sua morte. E' stata una cavalcata nel regno della nostalgia culminata dalla rievocazione di Fonda, alla vigilia della morte, della figura paterna, un uomo severo ed introverso che ebbe enorme influenza sul suo carattere. Sui giornali, più efficace di tante parole, è stata la fotografia della famiglia dell'attore, moglie e figli che si tengono per mano, I nomi delle due prime personalità a commentare la scomparsa di Henry Fonda, il presidente Reagan e l'attore James Stewart, il suo migliore amico, indicano la misura del la perdita per gli americani. Ha scritto il Presidente che Fonda è stato «un vero professionista, dedicato alla per fezione della sua arte». «Io e Nancy — ha detta Reagan — slamo profondamente addolorati nell'apprendere che Henry Fonda ci ha lasciati. Le sue capacità e la sua sobrietà sono stati di esempio a milioni di persone. James Stewart, che ha incominciato la carriera con Henry Fonda (dividevano insieme una stanzetta a Hollywood, e, come hanno spesso raccontato, «gareggiavano nella caccia alle ragazze» è apparso in lacrime di fronte alla stampa. «Hank — ha dichiarato Stewart—. continuerà a vivere per noi e per i nostri figli e i nostri nipoti nei film di Hollywood: nessuno potrà dimenticarlo né come attore né come uomo». «Lui ed io eravamo i più carissimi amici — ha proseguito, — l'ho visto l'ultima volta l'altro ieri, poche ore prima che morisse: nessuno di noi due è riuscito a trattenere le lacrime. Eravamo consapevoli en¬ trambi che la sua fine era ormai prossima». Altri registi e attori hanno voluto rendere tributo al collega scomparso. Tra tutti, si citano Bette Davis e Mark Vydell, il regista del suo ulti mo film Sul lago dorato. Ha affermato Bette Davis, che in terpretò con lui Jezebel: «Henry ci ha lasciato un'ere dita preziosa, che continua nei figli Jane e Peter: la sua è la più grande dinastia di Hollywood». Sui giornali, naturalmente, gli elogi sono continuati sema interruzione. Forse il più azzeccato è quello del New York Times, secondo cui Henry Fonda aveva finito per essere identificato dal pubblico con i grandi personaggi veri e fittizi della storia americana, dal presidente Abramo Lincoln allo sceriffo Wyatt Earp, dall'ammiraglio Nimitz al signor Roberts dello stupendo Dramma del mare. c
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