Persone di Lietta Tornabuoni

Persone Persone di Lietta Tornabuoni Col marchio di qualità A un.. governo diverso, composto «secondo criteri di qualità», il pei concederebbe la propria decisiva astensione. I nuovi ministri dovrebbero essere, dice Berlinguer, «personalità competenti, autorevoli, corrette». Dovrebbero essere indipendenti, dice Napolitano, dalla disciplina di questo o quel partito di maggioranza o di sue correnti. Insomma, dice Chiaromonte, si dovrebbe «abbandonare ogni criterio di lottizzazione e spartizione per far posto alla competenza, alla capacità». Magari. Queste «personalità», che per i comunisti rappresenterebbero anche un modo indiretto di superare la propria esclusione e di sconfiggere l'esclusiva implacabile e gretta dei partiti di governo, non saranno un mito, un sogno, un'astrazione? Eccezioni ce ne sono sempre. Ma, dal 1947, ogni incarico di qualche responsabilità è stato attribuito prima ai soli democristiani e poi, in misura minore, anche ai loro alleati di governo. Il. metodo della tessera prima, e della spartizione poi, viene applicato in Italia da trentacinque anni. Possono esservi in parte sfuggiti gli uomini di qualità, i corretti e gli autorevoli rimasti sulle proprie cattedre universitarie o nei Centri Studi, nelle proprie aziende private o nella magistratura: però come avrebbero potuto acquisire competenza in quella scienza politica di concretezza e di esperienza che è il governare? E non è un cattivissimo segno che proprio i comunisti possano ammettere l'esistenza di saperi o tecniche «neutrali», che invochino ministri senza partito, che mostrino più fiducia nel marchio di qualità che nella capacità politica? veri, non soltanto per i topidentro i letti dei bambini malati all'ospedale di Castel- lammare: anche per cose meno tragiche. Campania special «Campania is special»: per farsi pubblicità sui giornali italiani (e chissà perché in inglese), la relativa Regione spende un sacco di soldi, però non mente. E' speciale sul serio, la Campania) e non soltanto per la camorra coi suoi cada- . spaesamento di fronte al lat te marca Agerohna, alla carNei più remoti Paesi del mondo, ogni sentimento di estraneità è annullato per il viaggiatore dalle marche ovunque identiche, americane, giapponesi, tedesche, dei prodotti di uso comune. Nel Salernitano, invece, si può ancora trovare un autentico ta da involgere marca Esquimese, al nastro dattilografico marca Scribens. Si può ancora provare l'ebbrezza dello snobismo: i posti per ballare, tranne quei pochi battezzati fin troppo onestamente «La Fregata», si chiamano quasi tutti Club Privilege. Si può ancora provare il brivido dell'illusionismo: il gruppo di «celebri cantanti della Rai-tv» che si esibisce ad una festa sono «I cugini di Campania», che non è come «I cugini di campagna» ma quasi. Si può ancora ridere all'antica: perché si vendono molto i cinque volumi di raccolte di barzellette firmate da Gino Bramierì. Nell'ultimo, «Le mie nuovissime barzellette», c'è l'intero e vecchissimo repertorio: storielle sui soldati e sui frati, sul milanese (sciur Ambrogio) e il romano (sor Romoletto), sui bambini, sui medici e sui fagioli, sui carabinieri tonti e sugli animali erotomani, sui missionari in terra di cannibali e su Benvenuto definito «sindacalista in giacca di satin e sorriso da iena». Ci sono le barzellette irrei, ligiose. Alla folla che all'ini terrogativo «chi volete libero, - Gesù o Barabba?» per la tere za volta grida «Barabba!», il Gran Sacerdote rimbecca ri- r i n e a o - sentito: «E va bene: Barabba libero e Gesù stopper. Ma se domani la nazionale d'Israele perde, sono cosi vostri»; Karl Marx che al momento della morte viene assunto in cielo, ma messo in portineria con l'incarico di ripetere agli scocciatori: e Dio non c'è»; Dio che, all'annuncio dell'arrivo in Paradiso del Papa, si batte una mano sulla fronte: «Papa? Ah, sì... adesso mi ricordo... incredibile: vuoi vedere che quel club che fondai duemila anni fa a Gerusalemme funziona ancora?». Ci sono le solite barzellette impolitiche: «Il motto dei ministri? chi non muore si risiede»; «Il grido di battaglia del sottogoverno? all'appalto!»; «Il colmo per un sindacalista? morire e venir sepolto in cassa integrazione»; «L'inno nazionale? Fratelli d'Italia I l'Italia è un po' stracca I l'allarme è suonato I qui Siam nella cacca». Arcaiche, qualunquiste, anacronistiche? Certo. Ma non più di altre battute ormai divenute irreali o amaramente comiche a forza di venir ripetute a vuoto: «Rigore», «Austerità», «Contenimento della spesa pubblica», «Professionalità», «Questione morale»... Paternità La giovane coppia sposata, né brutta né bella, arriva al mattino sulla spiaggia con puntualità burocratica e con tutti gli accessori possibili: nuota poco, si muove poco, scambia poche parole. Stamattina, nell'acqua bassa della riva, il giovane marito si trova vicino un bambino di due anni. Gli dice qualcosa; il bambino, che come tanti altri bambini meridionali si chiama Giovanni Paolo, sorride radioso. Lui si rinfranca, gli fa un piccolo scherzo; il bambino ride perdutamente. Per .un quarto d'ora l'uomo e il bambino si spruzzano, gorgogliano, strillano, si inseguono, fanno i buffoni, si divertono, giocano insieme con assoluta felicità. L'uomo torna alla sua sdraio animato da una specie di orgoglio, di slancio vivo e allegro: «Ma hai visto quant'è bello?», chiede alla moglie. Lei non alza lo sguardo. Stringe le labbra severa: «Levatelo dalla testa», sentenzia. «Bambini, neppure per sogno».

Persone citate: Berlinguer, Chiaromonte, Club Privilege, Gesù, Gino Bramierì, Giovanni Paolo, Karl Marx, Napolitano

Luoghi citati: Campania, Gerusalemme, Israele, Italia