D'Aronco, architetto dell'effimero

D'Aronco, architetto dell'effimero A VILLA MANIN DI PASSAMANO. PRESSO CODROIPO, UN'INSOLITA MOSTRA D'Aronco, architetto dell'effimero Fu consulente del Sultano a Costantinopoli e lasciò molte testimonianze del suo impegno modernista a Torino UDINE — A pochissima distanza da Codroipo. la grande Villa Manin di Passariano, conformata nel '700 da Domenico Rossi sulle originarie strutture seicentesche di carattere longheniano e centro di cultura della Regione Friuli-Venezia Giulia, ha già ospitato negli ultimi anni belle mostre d'arte. Ora è la volta, fino al 15 novembre, del friulana di Qemona. Raimondo D'Aronco (1857-1932). architetto protagonista del «modernismo», non solo italiano, noto soprattutto come vincitore nel 1901 del concorso per i padiglioni della grande Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna di Torino. Questi furono realizzati l'anno dopo, su rinnovati progetti Inviati da Costanti' nopoli dove D'Aronco opera va dal 1891 come architetto imperiale, dall'amico torinese Annibale Rigotti (dei rapporti con Torino tratta in catalogo il figlio Giorgio Rigotti; altri contributi specialistici di Rossana Bossaglia, Riccardo Morando Manfredi Nicoletti. Marco Pozzetto. Francesco Tentori). Parrebbe un gesto di sfida quasi snobistica, e un poco •postmoderna», l'aver realizzato nella corte anteriore della Villa barocca-palladiana la Tenda dei concerti progettata dall'architetto per l'Esposizione Regionale di Udine del 1903: otto sostegni lignei diagonali, ancorati in tensione a pilastrini con coronaménto floreale, e reggenti orifiamme con il simbolo della cetra — di forma molto viennese, alla «Ver Sacrum» — e reti di sfe re dorate. Ed invece, vien subito alla mente che proprio In questa villa, proprietà dell'ultimo Doge. Napoleone ha firmato il famigerato Trattato di Campoformido, e che erano del tutto tipiche dello «stile» e del gusto sia di Napoleone che di Giuseppina Beauharnais i motivi decorativi e architettonici «a tenda», l'effimero dei padiglioni militari e civili (lo ritroviamo alla Malmàison di Giuseppina).. Certo, questa evocazione è legata al luogo della mostra; ma anche al fatto che proprio gusti e mode attuali <— l'effimero è una specialità caratteriale del postmodernismo — portano se non altro a meglio comprendere aspetti, appunto, decorativi-effimeri di-quel «modernismo» in parte precorso, in parte legato all'ideologia delle Esposizioni «di arte e industria», dall'universa le al locale. Indubbiamente la più clamorosa e affascinante facies di D'Aronco è legata a questa ideologia, da Costantinopoli a Torino a Udine (penso anche ai progetti, dal 1893 al 1900. nel parco imperiale di Yildlz, in parte realizzati e in minor parte ancora esistenti: più tu rchesco accampamento che non edilizia stabile). Ed è un doppio fascino: la capacità di D'Aronco, quasi unica nel «modernismo» intemazionale, di integrare la più aggiornata e creativa sensibilità per 11 «nuovo stile» (più volta alla «Secessione» che all'-Art Nouveau») con l'altro volto, ancora oggi troppo sottovalutato, quello degli •stili nazionali»; e il tradursi di questa capacità, con tutte le sue componenti volgenti al fantastico, al simbolico e appunto all'effimero come eterodossia rispetto ai rigori della civiltà industriale, nell'in¬ credibile aereo fantasmagorico pittoricismo dei suol acquerelli. Questa facies più clamorosa, accreditata dagli acquerelli per Torino 1902, già più volte esposti; come anche da opere più «stabili» realizzate in Turchia, come la Fontana, tomba e biblioteca a Ylldiz del 1904 e la piccola Moschea a Karakeuy del 1903 (smontata nel 1959 e non più ricostruita: oltre agli splendidi disegni, è esposto un modello realizzato per la mostra). Ma la mostra stessa, rigorosissima e integrale nell'illustrare minutamente tutto r-opus- (fino ad esporre, con estremo interesse, i migliori «pezzi» classici e contemporanei della biblioteca dell'architetto, dai trattati alle grandi riviste e manuali modernisti), permette anche di individuare al meglio l'aspetto meno clamoroso e meno noto: quello dello struttu¬ ralista che subordina talora nettamente, il suo peculiare e inimitabile eclettismo decora' tlvo modernista a geniali ritmi compositivi stereometrici (case D'Aronco a Torino Udine, case Memduh Pacha. Djemll Bey. Botter sul Bosforo). Ancora al di là. la mostra infine esalta, affiancando ai disegni tecnici e agli acque' relli un modello e una gigantografia pittorica realizzata a Cinecittà, 11 progetto non realizzato di ricostruzione della casa Santoro a Costantinopoli (1907), con struttura in acciaio: spogliata dalle lastre di marmo con chiodi a vista, alla Wagner e alla Hoffmann già la risposta, quattro anni dopo, alla casa in Rue Fran klln a Parigi dell'ingegnere Perret. uno del primissimi documenti del protorazionali smo strutturale. Marco Rosei Rid D'A P l'i ll'Eii Iil di Ti dl 1902 Udi M d' Md Raimondo D'Aronco. Progetto per l'ingresso all'Esposizione Internazionale di Torino del 1902 (Udine, Museo d'Arte Moderna)