Persone di Lietta Tomabuoni

Persone di Lietta Tomabuoni Persone di Lietta Tomabuoni Cuori di panna per noi Che rivincita: e proprio nei giorni della Grande Rapina d'estate, delle tasse e tariffe nuove schiaccianti, dei prezzi subito in salita, della distrazione o remissività collettiva. Quale vittoria, per i settimanali femminili Anni Cinquanta, per il giornalismo «rosa» sempre accusato di stupidità e frivolezza, di voler rendere o conservare cretino il pubblico delle donne: proprio adesso, il loro stile di allora viene adottato con entusiasmo dai media più presuntuosi. Come Brunella Gasperìni quando raccontava (benissimo) a puntate su Annabella le sue umoristiche vacanze con famiglia sul lago, ecco il giornalista politico narrare a puntate le sue vacanze in crociera famigliare: buffi inconvenienti, aneddoti gustosi, l'infinito stupore del padre nello scoprirsi inetto rispetto al figlio ventenne, l'apprensiva madre mammona, «fidanzatine», litigi col coinquilino di porto, batti-' becchi domestici, avventure in trattoria, comici imbarazzi e tutto quanto. Come Enrica Cantani, guari 'o alla vigilia di luglio illuni lava (benissimo) le lettrici di Arianna su illusioni e delusioni dell'estate, ecco il sociologo della New Banality meditare: eh, sono belle, le vacanze, però meglio non condensarvi troppe speranze se no poi si rimane male, ci aspettavamo chissà cosa e invece poi... Come Novella 1950, i critici cinematografici dell'ultima generazione vanno pazzi per Hollywood, adorano le vecchie stars e il loro system, si commuovono ai film d'amore, si appassionano al pettegolezzo californiano erotico e quattrinaio. Come la vecchia Grazia, i settimanali di opposizioni e rivelazioni propongono test di gelosia, di fascino, di personalità, di età del cuore, di amorosità: siete davvero il partner ideale? Per la riuscita di un matrimonio cos'è più importante, amarsi, capirsi, rispettarsi, mentirsi? E quante volte in una settimana, in un mese, in un anno? Un'autentica rivincita, ma certe capacità non si improvvisano: nel genere, il giornalismo «rosa» degli Anni Cinquanta era più competente e specializzato, più esatto e meno melenso. Non fruttano granché, bisogna dirlo, la repentina scoperta dei sentimenti, la brusca conversione della pedanteria alla futilità, dal dolore universale all'amore individuale, dal sovvertimento al divertimento: l'unico risultato è che ci sono troppi cuori di panna per noi, nei momenti pessimi. Insegnante «Oddio, si ricomincia»: il lamento dell'insegnante in vacanza non è pigro né conservatore. Soltanto stanco: e abbastanza ironico. A lei, tra l'altro, la riforma della scuola superiore e la relativa necessità dei professori di «riciclarsi» interessa indirettamente, insegna nelle classi inferiori, la sua riforma l'ha già sperimentata. E come andò, allora? «E' durata, diciamo, una primavera. I corsi di aggiornamento ce li trasmettevano anche per tv, e bisognava seguirli tutti riuniti. Abbiamo dovuto imparare le formule da impiegare nei giudizi di valutazione, gli eufemismi necessari per i testoni o i somari: "Il ritmo di apprendimento dell'allievo non è sufficientemente rapido", "Le condizioni socioambientali dell'allievo non ne favoriscono il rendimento" e via cosi. Arrivò l'obbligo di lavorare venti ore. A un certo punto ci dissero che le venti ore dovevamo farle anche d'estate, con le scuole chiuse: e come? "Durante le ferie legga un libro, e su quello svolga relazione scritta", mi rispose una preside: come assegnandomi i compiti per le vacanze e come se per un'insegnante leggere fosse una penosa imposizione anziché un'abitudine indispensabile. Ma poi, an che con le venti ore ci siamo aggiustati...». Che cosa significherà adesso la riforma, secondo la sua esperienza, per i colleghi delle superiori? «I corsi di aggiornamento sono faccende formali, o precarie. Di sicuro, invece, anche loro verranno soffocati dai doveri burocratici: consigli di classe, verbali di riunioni, formulari da riempire, documenti da compilare, relazioni da stendere. Carte, carta, carta...». Fellini A Cinecittà, sulla freccia che indirizza agli uffici scritto soltanto «Produzione film Fellini», ma adesso sembra chiaro quale dovrebbe essere il bersaglio, il tema molto contemporaneo, soggetto di narrazione e l'oggetto di polemica del regista in E la nave va, storia di una crociera di eletti nel 1914, dell'inizio della prima guerra mondiale: l'informazione come frenetico bisogno di anticipare il futuro; le noti zie incerte, incomplete o precipitose somministrate alla gente come razione di an sia quotidiana; la cronaca drammatizzata, misteriosa allusiva, spettacolare e misti ficante, come anestetico del la realtà. E poi, naturalmen te, c'è il mare.

Persone citate: Brunella Gasperìni, Enrica Cantani, Fellini, Lietta

Luoghi citati: Cinecittà, Hollywood