La Liguria dice di sì alle centrali nucleari di Paolo Lingua

La Liguria dice di sì alle centrali nucleari Una delle prime regioni a lasciare il petrolio La Liguria dice di sì alle centrali nucleari GENOVA — Uff icialmente 1 Riccardo Garrone, presidente I della omonima raffineria di Bolzaneto, nel cuore della Valpolcevera, la cui esistenza è in forse da nove anni, non ha fatto conoscere la propria opinione, ma è indubbio che ha ricevuto un «duro» colpo — soprattutto perché imprevisto — dall'amministrazione regionale. La Regione, tramite gli studi dei suoi ricercatori e le dichiarazioni dei suoi leaders più rappresentativi, il presidente della giunta Angelo Carossino e l'assessore all'Industria Giorgio Guerisoli, entrambi comunisti, ha fatto conoscere il suo «pensiero» sul problema dell'energia, nel corso di un ennesimo convegno che s'è concluso a Genova. Il convegno sull'energia è servito a mettere a punto e anche a ripetere, un po' stucchevolmente, molti argomenti arcinoti sulla situazione economica, in particolare industriale della Liguria. Al tempo stesso, però, ha rivelato le carte e anche chiarito obiettivi dell'Ente che dovrebbe gestire la programmazione su tutto il territorio nazionale nei prossimi vent'anni. La Regione, in parole povere, ha svolto, nei tre giorni di convegno il seguente ragionamento: la Liguria si regge su alcune attività che le sono peculiari: il porto ed i traffici marittimi, il terziario, il turismo. Questo «trinomio» subisce alti e bassi, congiunturali e strutturali, ma resta una costante insufficiente a mantenere alla Liguria un ruolo primario, nel senso dell'attività produttiva, a livello nazionale. Quindi la Liguria se non vuole accettare di fatto la sua destabilizzazione economica deve puntare ad un rilancio industriale, così come si è verificato negli anni «d'oro» della sua vicenda, all'inizio di questo secolo. Dal momento che l'iniziativa privata è carente e limitata ad una rete, tutto sommato di piccole e medie imprese (ma le medie sono sul livello dei 100-150 addetti, per cui le piccole possono quasi essere definite artigianali), l'unica possibilità di rilancio non può che venire dalla grande industria delle Partecipazioni statali. Sino ad oggi, ma forse sarebbe meglio dire, sino a ieri, i settori di maggior fortuna erano il meccanico e il siderurgico. Ma la siderurgia da anni gira a vuoto, anche per motivi internazionali: è un settore dove sarà necessario, a tempi medi, ridimensionare le strutture esistenti. Occorre quindi trovare altri sfoghi e investimenti. Così è stata individuata l'impiantistica che «tira» su tutti i mercati abbinata al settore nucleare. La Regione si augura un impegno massiccio del governo e degli organismi della programmazione in questo senso, auspicando, come è stato detto in qualche relazione, un accordo nazionale tra gli operatori privati nazionali e le Partecipazioni statali. Il disegno è in fondo semplice: Genova e la Liguria «capitali» nucleari in un prossimo futuro e «hinterland» di piccole e medie imprese private, con attività collegate alle «commissioni» delle maggiori. H progetto ambizioso ha ovviamente anche un altro obiettivo. Quello di creare una struttura produttiva che mantenga elevati livelli occupazionali e di conseguenza non abbassi il reddito medio della popolazione attiva e blocchi le fughe dei cervelli e anche della mano d'opera qualificata. In questi programmi non c'è molto spazio per il petrolio e per la raffinazione. Gli studi della Regione affermano, tout court che in Liguria se ne raffina ancora fin troppo, una quantità superiore al fabbisogno della Regione, e ancora superiore alle esigenze dei prossimi vent'anni, quando, come ha affermato l'assessore Guerisoli: «La benzina costerà più dello champagne». Le raffinerie debbono ridurre la loro attività alle esigenze del mercato o addirittura sparire. Secondo la Regione una città come Genova se recuperasse le aree piane della Valpolcevera potrebbe creare nella zona un pool artigianale piccolo industriale che consentirebbe anche la ristrutturazione del centro storico a fini abitativi. E' una tesi regionale che accoglie le deduzioni e il programma del piano regolatore di Genova che prevede l'allontanamento delle raffinerie entro l'aprile del 1980. Recentemente però sembrava che a Genova molti ambienti politici ed in particolare i socialisti che costituiscono le maggioranze politiche con il pei in tutte le amministrazioni, avessero l'intenzione di ritornare sulla decisione. Lo stesso pei appariva più morbido o quantomeno incerto. Si diceva, infine, che era proprio la Regione l'ente più «perplesso» in proposito. Invece, la conferenza sull'energia ha portato al chiarimento definitivo, quantomeno sul piano delle enunciazioni di principio o di espressione di volontà politica. Garrone, come s'è detto, in questi giorni, non ha fatto commenti. Neppure con i diretti collaboratori. Si attende ora però la sua prossima mossa. Paolo Lingua

Persone citate: Angelo Carossino, Garrone, Giorgio Guerisoli, Guerisoli, Riccardo Garrone