Eugenio Finardi al Palasport fa la pace con i contestatori

Eugenio Finardi al Palasport fa la pace con i contestatori Come farsi applaudire da 5000 spettatori Eugenio Finardi al Palasport fa la pace con i contestatori Dopo le esibizioni di Claudio Rocchi e Gianna Nannini, accolte da fischi e insulti, è rimasto solo un gruppetto a gridare "Ti bruceremo" Tutto sommato è andata abbastanza bene. Niente bastoni, niente catene, e dissenso relativamente contenuto. Sabato sera al Palasport Eugenio Finardi ha saputo far stare seduti ad ascoltarlo quasi tranquilli i tanto temuti contestatori. Intendiamoci: non che ce ne fossero molti, ma di quei pochi che c'erano avevano già fatto le spese Claudio Rocchi e Gianna Nannini, saliti sul palco prima di lui, fischiati e insultati in ogni modo, beffeggiati e derisi dall'immancabile coro « scemo scemo ». Non era proprio il caso. La Nannini è stata la rivelazione della serata, minuta e diafana, aggressiva e a tratti quasi disperata. Si è presentata senza un filo di trucco in jeans e camicia, ha pestato sul pianoforte con tutta la sua forza, e ha cantato in modo convincente, forse poco adatto all'occasione, più canzonetta che rock violento. Claudio Rocchi è stato come al solito più ermetico e difficile degli altri (il primato dei fischi e dei dileggi è suo), forse per questo contestatissimo. Oltre tutto non aveva con sé il suo gruppo («Semplicemente perché non ho i soldi per permettermelo») e ha dovuto limitarsi a mimare le basi registrate in studio. Risultato: un pandemonio, fischi e grida. Alla fine, però, non appariva molto abbattuto; l'unico commento è stato: « Non capisco perché tanta gente paghi duemila lire per riversare qui aggressività e frustrazioni violentando un poveretto che sta lavorando. Ma non possono sfogarsi col pallone? ». E' stata poi la volta di Finardi, che è salito sul palco pieno di paura (« Sono venuto a Torino sei volte e mi hanno sempre interrotto; l'ultima volta, addirittura, fuori dal Palasport si sparavano con la polizia »), ha tenuto un discorsetto introduttivo («Decidiamo subito se dobbiamo fare ima corrida in cui io faccio la parte del toro o se mi lasciate cantare »), e ha attaccato con « Vogliamo tutto e subito » (« ... l'ho composto da poco, è un pezzo durissimo contro gli autonomi »). Mentre lentamente le contestazioni si diradavano (bisogna dire che l'acustica era pessima e i testi delle canzoni semincomprensibili), ha presentato metà del nuovo LP, infilando tra un brano e l'altro qualcuno dei vecchi successi di effetto sicuro, applauditissimi e osannati dagli oltre cinquemila presenti, con tanto di girotondo improvvisato da giovanissimi fans sotto il palco. Soltanto un gruppetto alle sue spalle ha continuato a scandire fino alla fine: « Ti bruceremo! ». L'« a solo » del gruppo che lo accompagnava, i Crisalide, è stato un poco deludente, sapeva di Santana vecchia maniera, con un po' di Tony Esposito e qualche eco di Iron Butterfly. Sì distingue Mauro Spina, batterista, assieme col percussionista Maurizio Preti. Anche le nuove canzoni di Finardi sono infarcite delle consuete lezioncine (« Non voglio insegnare nulla, sono soltanto consigli che dò, dettati dalla mia esperienza»). Musicalmente salta all'occhio un progresso costante, frutto del suo lavoro continuo di professionista tra i più seri che abbiamo in Italia. Stefano Pettinati

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