Non sa ancora che il compagno di giochi è morto cadendo nel pozzo della fabbrica

Non sa ancora che il compagno di giochi è morto cadendo nel pozzo della fabbrica Colloquio con il ragazzo salvo dopo un volo di 20 metri Non sa ancora che il compagno di giochi è morto cadendo nel pozzo della fabbrica "Ci piaceva giocare nella vecchia costruzione" - "Ho messo il piede sul primo gradino, poi sono scivolato" - Non ricorda nulla, chiede dell'amico: "E' in ospedale?" Il ragazzo che sabato pomerìggio è caduto nel pozzo di un capannone abbandonato in via Pozzo Strada sta meglio. Non conosce ancora la tragica fine che ha invece fatto il suo compagno di giochi, Loris Perotti di 24 anni. Massimo Sacco, 12 anni, abitante in via Quart 16 è ricoverato all'ospedale Martini di vìa Tofane. Ha il capo in mezzo a due grosse borse di ghiaccio. Spuntano fra le bende e i tubi della fleboclisi due grandi occhi neri. Spiega il medico di turno dottor Giaretto: «E' ancora in stato di choc. Non ricorda bene quanto è accaduto. Ha chiesto però del suo amico che è precipitato nel pozzo con lui». Massimo Sacco ha ricevuto la vìsita dei suoi compagni di scuola. Frequenta la quinta elementare alla scuola Borieco. Dice a voce bassa, spaventato: «Quel buco nero dentro la casa abbandonata ha sempre interessato tutti noi. Spesse volte abbiamo cercato di scendere dentro come abbiamo visto al cinema. Bicordo di aver messo il piede sul primo gradino, poi sono scivolato e dopo il vuoto. Non smettevo più cadere. Ho sentito un gran colpo dentro. Ho anche sentito bruciori al fianco, alle braccia, alla testa. Credo di essere svenuto. Quando mi sono ripreso, ho urlato. E' venuto giù un signore tanto buono. Mi teneva la testa fra le mani. Diceva: "Adesso arrivano i soccorsi"». Come realmente si siano svolti i fatti lo dovranno accertare le indagini affidate alla polizia. Il ragazzo che ha perso la vita nella caduta dentro il pozzo profondo una ventina di metri, Loris Perotti, 14 anni, abitava in via Baveno 3 con i genitori, entrambi operai alla «Capamianto» dì Rivoli. Sabato era andato con Massimo Sacco a giocare nella «fortezza». Spiega Mauro Sacco, di 16 anni, fratello di Massimo: «I bambini la chiamano così perché per loro assomiglia a un fortino. E' buio là dentro. I più bravi vincono la paura andando nei posti più scuri. II pozzo era il luogo più affascinante». La voragine di 25 metri è situata al centro di un capannone che fa parte di altre costruzioni abbandonate; uno stabilimento in disuso già appartenente alla ditta Chiavacci. Ha un'apertura di due metri. Si scende per una scala di mattoni dagli scalini sbrecciati, viscidi per l'umidità. Dal muro del pozzo sporgono putrelle di ferro. I due ragazzi sono precipitati in questo cilindro. Non si sa ancora chi sia caduto per primo. Quando sono giunti i vigili del fuoco il corpo senza vita di Loris era straziato dai colpi dei ferri sporgenti. «Massimo invece è caduto ma non a capofitto — ha detto un altro ragazzo — prima è rotolato sui gradini. Forse proprio questo gli ha salvato la vita». «Non so quando è caduto Loris — dice Massimo —. Io non ho capito più nulla. Laggiù era buio non l'ho più visto. Perché non viene a trovarmi? Se è ferito, fra un po' di tempo posso andare io da lui?». Nevio Boni ;::l|§|. Massimo Sacco racconta la sua paurosa avventura

Persone citate: Giaretto, Loris Perotti, Massimo Sacco, Mauro Sacco, Nevio Boni

Luoghi citati: Rivoli