Il Quirinale sotto tiro nella causa tra la Cederna e i figli di Leone di Guido Guidi

Il Quirinale sotto tiro nella causa tra la Cederna e i figli di Leone Comincia oggi a Roma il processo per diffamazione Il Quirinale sotto tiro nella causa tra la Cederna e i figli di Leone ROMA — Il processo è clamoroso e senza precedenti: per la prima volta nella storia della Repubblica le indagini di un tribunale varcano, in un certo senso, la soglia del Quirinale. Si tratta di stabilire se i figli del Capo dello Stato si sono sempre comportati in modo ineccepibile o se — come sostiene Camilla Cederna nel suo libro «Giovanni Leone, la carriera di un presidente — hanno approfittato dell'autorità e del potere paterno giustificando una serie di pettegolezzi che in questi sette anni li hanno coinvolti. La querela di Giancarlo, Paolo e Mauro Leone contro Camilla Cederna è con ampia facoltà di prova; la giornalistascrittrice deve dimostrare che le indicazioni da lei fornite sono attendibili e non frutto di fantasia. I giudici — il processo comincia oggi — si accingono a controllare la validità di queste indicazioni. Camilla Cederna ai tre giovani figli del Capo dello Stato ha dedicato un intero capitolo del suo libro con il titolo «I tre monelli». Gian¬ carlo, Paolo e Mauro Leone hanno reagito accusando la scrittrice di diffamazione. Giancarlo Leone, che è il più giovane, protesta perché, secondo Camilla Cederna, sarebbe «il fotografo di famiglia e il solo a poter vendere le foto ufficiali del padre» e perché avrebbe fatto il corrispondente del «Piccolo» di Trieste «senza essere né praticante né giornalista». Paolo Leone, invece, si ritiene diffamato perché Camilla Cederna gli attribuisce di avere compiuto una strage ecologica nella tenuta presidenziale di San Rossore quando, nel dicembre 1974, « volle festeggiare il giuramento alla scuola di guerra aerea»; di avere fatto strage di pecore nell'Agro Romano sparando da un elicottero; di essersi recato in Ungheria per una battuta di caccia alle quaglie facendosi scortare da due auto della polizia con una spesa complessiva per il contribuente italiano di 4 milioni. Mauro Leone, il più anziano dei fratelli, chiede al tribunale un'indagine per ac¬ certare che talune affermazioni di Camilla Cederna nei suoi confronti non rispondono a episodi veri e quindi sono diffamatorie. In particolare, Mauro Leone si ritiene offeso perché, secondo Camilla Cederna, sarebbe diventato professore universitario di diritto penale «senza avere alcun merito»; perché avrebbe avuto rapporti «di vario genere» con l'industriale milanese Franco Am brosio, che è stato di recen te arrestato; perché avreb oe tentato di evitare che un magistrato (il pretore di Roma, Adalberto Albamon te) sequestrasse un attico di 200 metri quadrati a Trinità dei Monti, al quala egli era interessato; perché avrebbe avuto un assegno di 25 milioni dai «fondi neri» delle compagnie petrolifere; perché avrebbe avuto un interesse alla demolizione di un albergo a Napoli sul lungomare e alle società che a Napoli e a Roma si occupavano di semafori. Le insinuazioni di cui si lamenta Mauro Leone e che costringono il tribunale a una indagine difficile sono quelle relative alla sua atti¬ vità politica. Camilla Cederna, infatti, presenta il primogenito del Capo dello Stato come chi abbia svolto di fatto le funzioni di «vicepresidente», assistendo a colloqui importanti del padre con Sadat e cercando di evitare lo scioglimento delle Camere. Non solo: ma lo definisce «intraprendente manovriere e affarista», «assetato di potere» e racconta che quando il Capo dello Stato andò in visita ufficiale a Mosca avrebbe studiato un programma che prevedeva la partenza di 24 aerei dell'Alitalia per accompagnare il padre. Un processo ampio e clamoroso, quello che comincia oggi, con una indagine lunga e diffìcile. Camilla Cederna, questa mattina, non può essere in tribunale perché ancora convalescente per un intervento chirurgico. Sarà presente, invece, Livio Zanetti, direttore dell'«Espresso», che ha pubblicato in anteprima il capitolo del libro dal quale i figli di Leone si ritengono diffamati. Guido Guidi