Il fascino del cognome di Benedetto Marzullo

Il fascino del cognome Un dizionario che non è un elenco telefonico Il fascino del cognome BOLOGNA — Il più inquietante dei segni è il «nome». Nella comune coscienza, esso indica direttamente la realtà. Se questa è immobile, un esistente dato o creato, il nome le corrisponde necessariamente. Un demiurgo, supponevano gli Eraclitei, ad ogni sua creazione ha attribuito un contrassegno verbale, perfettamente motivato. Attraverso il nome sarebbe quindi possibile conoscere la realtà, l'essenza delle cose, degli uomini stessi. La fascinazione del nome è istintiva, ineluttabile, quando si tratti di nome proprio. Il «nomen» è generalmente sentito quale «omen», un oscuro (talvolta minaccioso) presagio. I nomi, reciprocamente, sono intesi come «conseguenze delle cose»: ancora per Dante. Che i nomi fossero nati per convenzione, dovuti ad esigenza e quindi alla evoluzione socio-linguistica, dubitarono per primo Democrito, strumentalmente i Sofisti, spregiudicati assertori del relativismo. La loro dissacrante, ma quasi sempre speciosa intuizione restò senza seguito: nell'antichità, lungo il Medio Evo, fino al nascere della Storia. Soltanto agli inizi del secolo scorso infatti si realizzò l'arbitrarietà (tuttavia contingente) del nome, se ne dimostrò la dimensione convenzionale. La parola è costruzione dell'uomo, specchio della sua vicenda: spesso alterato, da fattori associativi, interferenze emotive, da quella componente «magica» che aveva mitizzato il nome. I nomi di persona (e conseguentemente di famiglia) costituiscono la zona più gelosa, ed assieme problematica, di questa concezione. Il nome, nella maggior parte delle civiltà che dicevamo «primitive» (ma non solo in quelle), è la persona stessa, il suo «doppio». Lo si nasconde, è noto alla ristretta cerchia familiare, ignoto all'estraneo, interdetto al nemico. Se questi si impossessa del nome, dispone irrimediabilmente di tutto il nostro essere. II nome è generalmente augurale: secondariamente esprimerà caratteristiche fisiche o tradizionali incombenze, provenienza etnica o topografica. Diventerà cognome. Distingue e indica, non significa: ma continua a «rappresentare», tangibilmente, l'intimo nocciolo dell'individuo. Chiamarsi «per nome» (in inglese equivale all'inesistente «darsi del tu»), è la più confidenziale delle concessioni. All'interno di ciascuna lingua il nome proprio forma un tema rigoroso quanto ristretto: per sua natura resistente, capace di rivoluzione, ma di scarsa evoluzione. Il sistema onomastico romano cadrà con l'Impero, lasciando un abissale vuoto. Soltanto con la rinascita comunale, se ne costituisce uno nuovo, e tuttavia coerente: con scarse tracce romane, largo influsso cristiano, snobistiche suggestioni germaniche. Non si torna alla formula ternaria dei Romani («nomen, cognomen, agnomen»), al solitario nome dell'alto medioevo si affianca per la nuova emergenza comunitaria il cognome: un distintivo non più individuale, ma prevalentemente sociale. Il Concilio di Trento inaugura i registri battesimali (a fini eugenetici, per difendersi da incroci consanguinei: in realtà una pri¬ mordiale «schedatura» parrocchiale), le nazioni ormai organizzate rendono obbligatorio nome e casato, fra il XVIII secolo e il seguente. Il genio amministrativo di Napoleone istituirà l'anagrafe, persino nel nostro Paese. Si è ricostituita, a livello planetario, una griglia onomastica, secondo un criterio sostanzialmente unico, con strutture invariabili. Il sistema dei cognomi, malgrado le apparenze, è estremamente semplice, rudimentale. Pochi ceppi, schematici processi, incalcolabili varianti, regionali, stilistiche, umorali. Un milione di forme cognominali, a dir poco, si lascia riconoscere e classificare in pochissime migliaia di radicali: è convinzione di Emidio De Felice, che negli Oscar Mondadori ha pubblicato un ardito, quanto agile e coerente «Dizionario dei cognomi italiani». Un'impresa senza precedenti, né culturali, ma neppure scientifici. Anche se (improbabilmente!) fondata sullo spoglio degli elenchi telefonici dei capoluoghi e centri maggiori, riferiti agli anni 1974-1975. Chi non possieda telefono, o preferisca l'incognito, rischia di diminuire la frequenza statistica del proprio nome, di non ripescarlo fra i quindicimila elencati, sotto uno dei 1776 lemmi studiati. L'ansia etimologica dell'utente verrà delusa, ed in genere disillusa, dalla rilevanza quantitativa, privilegiata nell'asettico (ma anche tecnicistico) repertorio. Si tratta più di un primissimo inventario, che di una organizzata, leggibile mappa sociologica, storica, eventualmente aneddotica. Il livello, puramente fenomenologico, rischia di frequente il corto-circuito: circa un terzo dei cognomi appare «formato» dagli omologhi toponimi. E se invece l'eponimo avesse provocato il toponimo: se cioè la famiglia avesse dato il nome al possedimento, piuttosto che viceversa? Il nome di chi scrive non è registrato: poco affezionato, evidentemente, ai telefoni dei grandi centri. Figura invece Mazzullo, l'illustre scultore. Lo si dice derivato da Matteo: incredibilmente, malgrado gli inattesi Mazzini, Mazziotti, Maffiotti, ed ulteriori alterati. Mazzullo appare verosimilmente una forma «assimilata» di Marzullo, come «Palemmo» nei confronti di Palermo: un regionalismo dunque, se non dialettismo. La contrada Marzulli, in provincia di Messina, lascia sospettare un terreno «marz(u)olo» (quanto dire «marzolino»), in cui si semina di marzo. Le forme tosco-emiliane Marzollo, e venete Marzotto, sembrano apparentate, anche se indipendenti. Un casato contadino, si concluderebbe: non indirettamente biblico, scarsamente telefonico. Il dispetto di non pochi utenti, le provocatorie integrazioni degli specialisti (c'è da augurarsi il massiccio intervento dell'informatica), potrebbero condurre in breve tempo ad un rinnovato, e tuttavia più essenziale strumento. Almeno a vantaggio dei laici: che si dilettano non solo di nascoste intimità personali, ma anche di qualche più gustoso, se non corrivo condimento. Benedetto Marzullo

Persone citate: Democrito, Emidio De Felice, Maffiotti, Marzulli, Marzullo, Mazzini, Mazziotti, Mazzullo

Luoghi citati: Bologna, Messina, Trento