"I nostri interlocutori non sono i vescovi ma tutti i lavoratori,,

"I nostri interlocutori non sono i vescovi ma tutti i lavoratori,, Concluso il 17° congresso Acli "I nostri interlocutori non sono i vescovi ma tutti i lavoratori,, Un duro attacco alla "gestione democristiana" degli ultimi trentanni del Paese Le Acli provinciali, 5650 iscritti, 170 delegati al diciassettesimo congresso conclusosi ieri nei salone lacp di corso Dante, si sono interrogate due giorni per tentare di costruire un progetto di società fondata sui valori del cristianesimo, sulla partecipazione democratica e su una maggiore giustizia sociale. La scelta di campo le Acli torinesi e il loro presidente Giuseppe Réburdo, leader dal '69, l'hanno fatta da tempo. Uno schieramento dalla parte della classe operaia e dei lavoratori su cui si raccoglie quasi il novanta per cento dei militanti e che fanno delle Acli torinesi la punta di diamante, in ambito nazionale, della componente «di sinistra» del movimento. Una scelta emersa nitida e rafforzatasi anzi in questo congresso che segna la conclusione di un triennio di attività e che prepara quello nazionale in programma a giugno. Una scelta di classe che ha troncato da tempo ogni rapporto con il collateralismo verso la de e le gerarchie ecclesiastiche. «I nostri interlocutori — ha sintetizzato il delegato di Leiriì ieri mattina — non sono né i vescovi né i deputati, ma i lavoratori. La nostra organizzazione vuol essere un movimento di lavoratori e una testimonianza di cristiani». Ma qual è l'identikit dell'aclista medio emerso dal dibattito di questi giorni e che costituisce la struttura portante dei circoli? Un lavoratore non specializzato, estrazione popolare che ha in tasca oltre alla tessera delle Acli anche quella di un sindacato e spesso anche di un partito di sinistra. Un lavoratore che vive ogni giorno in prima persona la realtà della fabbrica, dell'ufficio, della scuola, della famiglia e che vi trova più elementi di dissenso che di consenso. Critica e propositiva è stata la lunga relazione svolta dal presidente Reburdo, 110 cartelle raccolte in un volumetto che costituisce la «summa» della filosofia aclista. L'analisi tracciata da Reburdo ha spaziato dall'economia al terrorismo, dalla cultura alle istituzioni, dai rapporti coi partiti a nuovi «soggetti sociali» (giovani, donne, disoccupati). Se disgregazione e sfiducia sono gli elementi sui quali la violenza e il terrorismo hanno potuto crescere fino a giungere ai drammatici momenti che stiamo vivendo, c'è da chiedersi, secondo Reburdo, il perché dell'attuale crisi. «Crisi che non è un fatto provvisorio — ha sottolineato — ma il prodotto inevitabile di un'errata politica economica e sociale fondata su falsa e devdanti valori individualistici, consumistici». Come uscirne? «Solo con un prolungato, collettivo e unitario sforzo che abbia co¬ me nucleo centrale una classe lavoratrice in grado di realizzare e dirigere organiche alleanze con le forze disponibili al cambiamento». E ancora: «In un mondo in cui si moltiplicano i messaggi di morte, in una realtà in cui è viva la ricerca dd un significato per cui vale la pena di vivere, di amare, di costruire, di lottare, la nostra vocazione cristiana ci spinge a rendere feconda la nostra ricerca non solo sul futuro della società ma anche sul futuro dell'uomo». Rapporti con la de. «Riconfermiamo il nostro giudizio fortemente critico sul ruolo svolto negli ultimi 30 anni da questo partito in particolare per il modo di gestire il potere, per le scelte funzionali alla selvaggia ristrutturazione capitalistica, per le debolezze e complicità avute nelle tante fasi oscure della nostra storia, per la sua gestione "vailettiana" della città e del territorio, per i suoi subdoli attacchi all'unità e all'autonomia del movimento sindacale». .Rapporti con la Chiesa. «Fedeltà al movimento operaio e alla Chiesa sono per le Aoli un elemento di identità inseparabile. Siamo ormai nell'epoca in cui dalla cristianità si sta passando all'ecclesìaMtà, al cristianesimo finalmente vissuto come scelta, ricerca, scommessa, non più come certezza ideologica». Infine gli obiettivi. Due sono stati indicati come prioritari sia da Reburdo sia da molti altri relatori: riprendere con forza l'impegno di ricerca culturale sui temi di grande respiro (analisi sulla società capitalistica, il pluralismo, la democrazia, la fede); tenere aperti gli spazi di movimento pur in un rapporto nuovo tra questo e istituzioni. Al congresso erano presenti rappresentanti del pei, psi, Cgil, Cisl, UH, Sunia, Arci, Csi. Assente la de. Al termine dei lavori si sono eletti ì trenta componenti del consiglio provinciale. Guido J. Paglia Pubblico al convegno

Persone citate: Giuseppe Réburdo, Reburdo