Al nastro dell'arrivo

Al nastro dell'arrivo Al nastro dell'arrivo Ore 9,57: mulinar di gambe in fondo a via Roma, polmoni e tendini d'acciaio tesi nell'ultima volata, tra gli applausi della folla. Arrivano primi sul traguardo i supermen dell'atletica, com'era logico, e dopo 18 chilometri di Stratorino vince Giuseppe Gerbi in 57'51"8, davanti ad Accaduto, Fabbri, Gerlero e Messina. Poi, alla spicciolata, nel giro di un quarto d'ora o venti minuti, li raggiunge tutto il gruppo dei migliori tra cui l'ottima Maria Pia D'Orlando, prima donna classificata. Onori, coppe consegnate dal vicedirettore de La Stampa, Giovanni Trovati, e dal sindaco Diego Novelli. Ancora una razione d'applausi. E qui finisce la cronaca della fase agonistica (con tante scuse agli atleti, perché domenica 1 veri protagonisti non sono stati loro ma l'immensa folla di anonimi partecipanti alla marcia). Venticinquemila iscritti e tanti altri «Irregolari», senza staffetta di polizia né eccessive velleità agonistiche, che al momento della premiazione ancora arrancavano sul percorso. Giovani in tuta, con pantaloncini e maglietta, o in Jeans; Interi nuolei familiari, anziani, bambini; uomini e donne con cani al guinzaglio, regolarmente muniti di «pettorale»; bersaglieri col cappello piumato ed anche numerosi distrofici in carrozzella, a testimonianza dei motivi più umani di questa seconda Stratorino. Un serpente multicolore di pedoni che invade corsi e piazze prendendosi la sua bella rivincita sugli automobilisti in netta minoranza. Arrivano a folate in via Roma, rettilineo finale. C'è la gente che incita, ride ed applaude. C'è la fanfara del bersaglieri che improvvisa baldanzose marcette, fornendo l'ultima «droga» per scordare dolorosi scricchiolii di giunture arrugginite. C'è anche il classico venditore di bandierine tricolori che propone la sua merce, avanzata in chissà quale remota occasione. Uno scatta, è ancora «fresco»; un altro quasi sputa 1 polmoni imprecando: «L'ai 'n aiassin ca fa mal e i pi ca fumu. Ma chi la famlu fè», e tenta così di nascondere la soddisfazione d'essere comunque arrivato. Tagliando 11 traguardo insieme padrone e cane, chi ha corso di più? «Prima chiel tirava mi, dopu mi tirava chiel: suma pari». Ancora un concorrente col «dobermann al guinzaglio quasi investe il cronometrista: così, temendo che si voglia impedire al padrone e a lui stesso d'ultimare la dura fatica, il «dobermann tenta d'azzannare ad un gluteo l'ostacolo fastidioso. Arrivano due ragazzi In kimono da samurai, e subito dopo un'opulenta matrona: «L'ho fatto per dimagrire» ammette candidamente, poi confessa che festeggerà al ristorante. Tra agnolotti e fritto misto c'è un malcelato timore d'un recupero troppo rapido di calorie. Nel bar vicino al traguardo entra un ragazzo con le scarpette in mano, piedi nudi e volto scavato da una smorfia di dolore: «Ho male ai talloni» dice, rivolto in giro, quasi chiedendo comprensione: gli danno soltanto un bicchier d'acqua, purtroppo questo locale non è attrezzato per il pediluvio. Quasi tutti masticano fette d'arancia o di limone per rinfrescare gole riarse, e in breve piazza San Carlo è un tappeto di agrumi fragrante come un angolo di Sicilia. A mezzogiorno la piazza brulica di folla, ma la coda del serpente è ancora lontana, sul cavalcavia di corso Bramante, seguita dal «servìzio scopa» della Croce Verde. Poi, con calma, arrivano tutti, e il cronista se ne va: in auto, vergognandosi un poco. Roberto Reale

Persone citate: Diego Novelli, Fabbri, Gerlero, Giovanni Trovati, Giuseppe Gerbi

Luoghi citati: Accaduto, Messina, Sicilia