Berlinguer-Carrillo rilanciano la scelta dell'eurocomunismo di Paolo Galimberti

Berlinguer-Carrillo rilanciano la scelta dell'eurocomunismo Incontro nella Plaza de Toros di Barcellona Berlinguer-Carrillo rilanciano la scelta dell'eurocomunismo Polemica risposta dei leaders comunisti al direttore della Pravda - Berlinguer, ripetute le ragioni storiche e politiche della via italiana, ha avuto dure parole per chi "vorrebbe tornare a formule di governo e a maggioranze che escludano i comunisti" DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BARCELLONA — Enrico Berlinguer e Santiago Carrillo hanno rilanciato ieri — parlando la sera nella Plaza de Toros gremita da migliaia di catalani e rispondendo a mezzogiorno alle domande di decine di giornalisti — i principi fondamentali deH'«earocomunismo» e del loro progetto comune di democrazia socialista, ed hanno rivendicato, con un vigore pubblico senza precedenti, «la nostra indipendenza, ma anche la nostra libertà di giudizio nei confronti di altre esperienze di tipo socialista avviate in condizioni storiche, politiche e culturali diverse». Da più di un anno, ormai, non vi erano state riaffermazioni così nette e polemiche (con sottinteso riferimento all'Unione Sovietica) dell'impegno « eurocomunista » del partito spagnolo e soprattutto di quello italiano. Anche l'ultimo incontro tra Berlinguer e Carrillo, il breve colloquio di Roma nel novembre dell'anno scorso, subito dopo l'incidente di Mosca dove era stato impedito al leader spagnolo di prendere la parola al Cremlino, era stato piuttosto tiepido ed aveva finito per sottolineare più le divergenze che le convergenze esistenti tra i_due partiti. Non a caso, perciò, Berlinguer, nel discorso della Plaza de Toros, ha idealmente accostato l'incontro di Barcellona a quello di Livorno, nel luglio del 1975, che ormai è storicamente valutato come la posa della prima pietra dell'ffewrocomunismo». E Santiago Carrillo, al quale avevo ricordato nella conferenza stampa la provocatoria affermazione del direttore della Pravda Viktor Afanasiev («L'eurocomunismo non esiste»), ha replicato: «Certo l'incontro di ! Barcellona non è stato orga- nizzato per rispondere ad Afanasiev. Però un fatto è certo: esso è una nuova dimostrazione che l'eurocomunismo è una realtà». Molti fattori interdipendenti possono aver portato Berlinguer e Carrillo alla convergente constatazione che un pubblico rilancio dell'«earocomunismo» era necessario e indilazionabile. Il primo è stato forse la necessità di alzare una diga comune contro le crescenti pressioni dei russi e dei loro alleati, espresse recentemente in pesantissimi attacchi di stampa e nei rozzi interventi dello stesso Afanasiev durante il IX Congresso del partito spagnolo, dove il direttore della Pravda rappresentava il pcus. In secondo luogo, possono aver agito, specie nel pei, considerazioni di opportunità elettorale interna: l'immagine «eurocomunista » del partito era stata parte integrante del successo nelle elezioni del 1976, mentre, forse non a caso, la forte flessione delle amministrative del 14 maggio ha coinciso con un appannamento, che durava da mesi, di tale immagine. Infine, il lacerante di- battito interno nel partito francese presenta forti rischi di una involuzione neostalinista nel pcf, che potrebbe avere conseguenze molto gravi per la saldezza strutturale del movimento «eurocomunista». La sensazione che l'«eurocomunismo» attraversi una delicatissima fase di transizione, e necessiti quindi di un rilancio il più possibile spettacolare, affiora con forza negli interventi di Berlinguer e Carrillo sia nella Plaza de Toros che nella conferenza stampa. Alle migliaia di catalani venuti ad applaudirlo nella Plaza de Toros, Berlinguer ha detto che non soltanto sul piano italiano ma anche su quello europeo, la strategia ée\\'«eurocomunismo» e del «compromesso storico» con le forze cristiane e socialdemocratiche è l'unica risposta possibile alla gravissima crisi politica, economica, sociale e ideale delle società nelle quali viviamo. E ha aggiunto: « La via che abbiamo scelto non è piana e liscia, non solo perché è inesplorata, ma perché essa suscita la reazione del nemico ed è esposta al rischio di deformazioni e diffidenze. Ma anche da questi ostacoli e difficoltà viene la riprova delle grandi possibilità che sono insite nella nostra scelta, che non è tattica, ma di fondo perché ci è dettata dallo sviluppo stesso del processo storico europeo e mondiale ». Per precisare il suo pensiero, Berlinguer ha avuto dapprima parole molto dure per quei «dirigenti democristiani» (la «reazione del nemico») che «vorrebbero tornare a formule di governo e a maggioranze parlamentari che escludono i comunisti » e « puntano così a ripercorrere le strade del passato che V esperienza ha dimostrato essere fallimentari per il Paese ». E poi, replicando a chi deforma ideologicamente la proposta «eurocomunista» e ne diffida (il riferimento agli ideologi sovietici è fin troppo trasparente), il segretario del pei ha aggiunto: «La nostra scelta è insieme di classe e democratica, ed è nazionale e internazionalista. La mèta cui guardiamo è quella della Paolo Galimberti (Continua a pagina 2 in nona colonna)

Luoghi citati: Barcellona, Livorno, Mosca, Roma, Unione Sovietica