Nato: un vertice di rinnovamento di Aldo Rizzo

Nato: un vertice di rinnovamento Andreotti domani s'incontra con Carter Nato: un vertice di rinnovamento S'inizia il " conclave " atlantico - L'espansione militare dell'Ovest per controbattere l'escalation del Patto di Varsavia Una più stretta ed efficace consultazione fra Usa e alleati europei DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE WASHINGTON — Conclave occidentale sullo stato del mondo e in primo luogo sulle relazioni Est-Ovest, giunte di nuovo a una fase calda o largamente critica. Un discorso introduttivo di Carter, ieri al « Kennedy Center », poi due giorni di dibattito a porte chiuse al Dipartimento di Stato. E' il quarto vertice della Nato in quasi trentanni di storia, il primo che si tenga nella capitale americana. Con Carter, i capi di governo di tutti i Paesi dell'alleanza, con l'eccezione ormai consueta della Francia, rappresentata dal ministro degli Esteri, De Guiringaud. Vertice di importanza cruciale, si dice in America: è in discussione «il più vasto e articolato piano di rinnovamento delle difese occidentali che sia mai stato concepito». E infatti c'è un documento già preparato di duemila pagine, centinaia di raccomandazioni predisposte da dieci gruppi di lavoro e approvate in linea di massima, a Bruxelles, dai ministri della Difesa. Fra le proposte, il raddoppio delle armi anticarro nell'Europa centrale, un sistema di protezione contro le armi chimiche, la produzione congiunta di 15 nuovi tipi di missile a base navale e terrestre, un accumulo di munizioni tale da consentire alle forze Nato di resistere ad una aggressione per trenta giorni senza rinforzi, ecc. Una spesa aggiuntiva di 80 miliardi di dollari in dieci anni, con un aumento annuo del 3 per cento, in termini reali, dei costi della Difesa per ogni singolo Paese. Ma i temi del vertice sono anche, se non essenzialmente, politici: la crisi della disten, sione, la penetrazione sovietica in Africa, le intenzioni reali dei dirigenti di Mosca, il tipo di rapporto e di dialettica che sarà possibile e consigliabile instaurare con loro negli anni futuri. Una sottolineatura drammatica dei nuovo clima Est-Ovest e in primo luogo Usa-Urss è venuta nelle ultime ore dal consigliere di Carter, Brzezinski, appena rientrato dal viaggio in Cina e in altri Paesi dell'Estremo Oriente: l'Urss sta compiendo in Africa e in altre parti del mondo «una serie di azioni incompatibili con ciò che una volta si chiamò il "codice della distensione"»; e urgente una risposta non scio americana, ma «internazionale». C'è chi vede in queste ultime parole il tema di un allargamento delle responsabilità politiche, se non militari, dell'Alleanza Atlantica oltre i suoi confini tradizionali e istituzionali: un tema peraltro già evocato in passato, ma senza esito. Sul piano strategico come su quello politico, questo vertice di Washington fa seguito a quello di Londra di un anno fa, che segnò l'esordio di Carter sulla scena atlantica. Il nuovo presidente espose le sue idee sui rapporti di forza tra la Nato e il Patto di Varsavia e sulle relazioni globali tra le due superpotenze, invitando poi i quindici Paesi dell'Alleanza a un anno «di lavoro comune», di riflessione collettiva. Ora, appunto, l'anno è scaduto e si tirano le somme. Sul piano strategico, dei rapporti di forze militari, la situazione è nel frattempo peggiorata. Mentre a Vienna langue il negoziato sulla riduzione bilanciata delle forze nell'Europa Centrale, l'Urss ha continuato il rinnovamento e il rafforzamento del dispositivo convenzionale del Patto di Varsavia, già superiore a quello della Nato in uomini, carri armati, aerei e pezzi d'artiglieria. Resta la superiorità occidentale in termini di testate atomiche tattiche; ma essa rischia di essere vanificata dal dislocamento dei nuovi missili sovietici «SS20», missili a raggio intermedio, quindi puntati sull'Europa Occidentale. Si tratta di ordigni mobili e a testata multipla, quindi con le caratteristiche sofisticate dell'ultima generazione missilistica. E a questo proposito è da notare che, mentre Carter ha sospeso la fabbricazione della bomba al neutrone, sperando d'incoraggiare i sovietici a una rinuncia parallela, questi ultimi hanno regolarmente proceduto nella produzione degli «SS20». Il risultato è che, mentre resta o si aggrava lo squilibrio convenzionale a danno dell'Ovest, si attenua e tende a scomparire lo squilibrio nucleare a danno dell'Est. Parità nucleare e inferiorità convenzionale è la formula che gli americani temono più d'ogni altra, perché consente allTJrss un'area di manovra strategica (e quindi di pressione politica) di una ampiezza senza precedenti. Se dal piano strategicopolitico passiamo a quello politico-diplomatico, la situazione, si è visto, non è meno delicata. Come Carter un anno fa, Brzezinski rileva che i rapporti Usa-Urss hanno insieme, strutturalmente, un momento di competizione e uno di cooperazione; ma aggiunge che il momento competitivo sembra ora nettamente prevalere. Dice: «Sono turbato vedendo l'Urss rafforzare massicciamente le proprie forze sia in Europa sia alle frontiere con la Cina, condurre una violenta campagna propagandistica contro gli Stati Uniti, accerchiare e penetrare il Medio Oriente, eccitare le difficoltà etniche in Africa e forse cercare un più diretto accesso all'Oceano Indiano». Solo su Salt, il negoziato nucleare bilaterale tra le due superpotenze, Mosca dà qualche segnale di moderazione; ma a questo punto gli americani mostrano di non apprezzare intese specìfiche, sia pure importanti, in un contesto di rivalità aspra e diffusa. Bisogna pero aggiungere che se il quadro mondiale sul quale sono chiamati a discutere i leaders della Nato è quello che è, la stessa amministrazione Carter non appare esente da incertezze ed errori. A un anno e mezzo dal suo insediamento, essa non è riuscita a conciliare la componente ideologica e «umanitaria» con quella del necessario, inevitabile realismo politico, contribuendo un po' anch'essa allo stato confusionale degli attuali rapporti Est-Ovest. L'impresa, certo, era molto difficile, forse impossibile; ma allora era meglio non avviarla, o avviarla in forme più tenui e discrete. Lo stesso Brzezinski, presentatosi come alternativa a Kissinger, sembra ora sposarne almeno in parte idee e metodi. E la sua posizione sembra a sua volta difforme o non perfettamente allineata con quella del segretario di Stato, Vance, più soffice verso Mosca. Non sembra che abbiano fatto grandi progressi neppure i rapporti politici e psicologici tra Stati Uniti ed Europa Occidentale, nel senso di una più stretta ed efficace consultazione, di una più concreta « partnership ». Ora perfino il più potente e più tradizionale alleato europeo, il cancelliere tedesco Schmidt, ha toni critici verso Washington, anche per ciò che attiene le responsabilità economiche e monetarie di fronte alla crisi occidentale. Ma qui è il caso di ribadire che le incertezze della « leadership » americana si cumulano con la pervicace lentezza degli europei nel darsi essi stessi una guida e una politica unitarie. Da oggi, comunque, tutto questo quadro tremendamente complesso è all'esame dei « leaders » dell'area atlantica. Al vertice collegiale si affiancheranno riunioni bilaterali, soprattutto fra Carter e vari primi ministri europei. Andreotti, che è arrivato a Washington nella serata di domenica, sarà ricevuto alla Casa Bianca domattina alle 9. Il vertice italo-americano introdurrà in queste intense e tese giornate di Washington anche il tema specifico della nostra crisi nazionale, un tema cruciale non solo per noi. Aldo Rizzo

Persone citate: Andreotti, Brzezinski, Carter Nato, Kennedy Center, Kissinger, Schmidt