Al servizio del libro
Al servizio del libro Al servizio del libro GIOVANNI SPADOLINI Trcnt'anni fa la recensione di un libro costituiva un «favore» o un «privilegio». Alla fine degli Anni Quaranta, ottenere un articolo sul Corriere o sulla Stampa rappresentava un'autentica impresa riservata ai celeberrimi o ai favoriti. I quotidiani uscivano a quattro o al massimo a sei pagine, e la classica «terza» stentava a riaffiorare. Verso il 1948, Mario Missiroli, che dirigeva // Messaggero, un giornale tradizionalmente sordo ai problemi culturali, un foglio di estrazione popolare e di diffusione popolana (lo chiamavano il quotidiano dei portieri, una categoria foltissima allora a Roma), arrivò a concepire un « Notiziario letterario » che veniva pubblicato con una certa regolarità in terza, composto da un inquadrato corsivo destinato a un libro importante e affiancato da tante notizie minuscole, incorniciate da due foto di autori (ricercatissime). Lo curai per due anni e debbo dire che tale fu l'effetto di quella rubrica povera, artigianale, che ricevetti in omaggio un numero di libri, per i tempi ancora magri, assolutamente eccezionale. A proposito: non è, sia chiaro, la radice prima né principale della mia biblioteca, e con pari franchezza debbo aggiungere che la liberalità degli editori non è mai fedeltà ad un nome, ma solo ad una carica. Quando Montanelli recensì il mio Papato socialista, agli inizi dell'Anno Cinquanta, con un elzeviro del Corriere richiamante quel titolo, il colpo fu grandissimo. Non c'era la televisione, la radio era avara e parca nella segnalazione delle opere, tutte filtrate dall'occhio attento e diffidente del povero Picone Stella. Si stampavano meno libri, la cerchia dei lettori rifletteva ancora le misure oligarchiche ed «elitarie» dell'Italia tradizionale, prefascista. Le librerie conservavano il carattere accigliato e selettivo di una volta; il giudizio del libraio era pregiudiziale per il successo di un libro (ricordarsi Branduani). A Venezia si è tentato un bilancio: il conv?gno della « Fondazione Cini » sull'informazione al servizio del libro. Il paesaggio di questi trent'anni; a cosa hanno servito le pagine librarie, introdotte dopo il '60 più o meno in tutti i quotidiani, con resistenze fortissime delle amministrazioni, con diffidenze ostentate dei vecchi giornalisti «tuttofare»; a cosa hanno servito le rubriche di recensione radiofonica e poi i servizi televisivi, se la tv ha messo in scacco il libro — come pensa Parise — o se viceversa la forza della parola scritta conserva la sua presa, contro l'attrazione dell'immagine, contro la semplificazione del messaggio visivo, immediato, fondato su economia di sforzi e su rinuncia alla decifrazione. Un panorama con luci e ombre, con cadenze di pessimismo e vene di tenace fiducia. Prevalenti, nel complesso, le ombre sulle luci: almeno nel convegno di Venezia, inquadrato nelle « Settimane del libro » che nacquero un anno e mezzo fa — sotto Io stimolo di Carlo Casalegno — nel convegno indetto alla Biblioteca Nazionale di Roma, e col concorso dell'amministrazione dei Beni Culturali, dal settimanale Tuttolibrì. l'ultimo nobile erede deW'Italia che scrìve di Formiggini. Ebbene: non neghiamo i problemi aperti, le strozzature da riparare, nella distribuzione del libro, nella stessa informazione. Ma non tutto ci sembra scuro, nel bilancio abbozzato a Venezia. In Italia si stampano (dato 1975) 16.651 titoli annui, quasi dieci volte più del periodo della guerra. Quasi ottomila titoli: nuove edizioni. Percentuale di libri scolastici: solo il 23,9 per cento. Grande impulso alle collezioni universali, di livello europeo e più che europeo: gli «Oscar», i «Pinguini», i «Pocket». Si dice: la televisione. E' un rapporto dialettico, che non è stato ancora sfruttato per l'appoggio che potrebbe dare, se intelligentemente indirizzato, all'espansione del libro. Bacchelli mi raccontava una volta che // mulino del Po era stato venduto, dopo la riduzione televisiva, in un numero di copie superiore in pochi mesi a tutti gli anni, anzi decenni, precedenti. Diciamo che Bacchelli era il solo che lo confessava.
Persone citate: Bacchelli, Branduani, Carlo Casalegno, Mario Missiroli, Montanelli, Parise, Picone Stella
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