Sessant' anni fa, laurea al "Poli"
Sessant' anni fa, laurea al "Poli" Sessant' anni fa, laurea al "Poli" Si festeggiano domani i decani della professione e del diploma - L'ingegner Simondettì: "Credo che anche oggi in quella scuola si studi seriamente" Tornano a Torino da tutta Italia ed anche dall'estero l laureati dal Politecnico che domani festeggeranno 1 25, 40, 50 e 60 anni di laurea nella cerimonia organizzata dall'Associazione ingegneri del Castello del Valentino. Sarà proprio la sala d'onore del medioevale edificio, appena restaurata, ad ospitare l'incontro degli ex allievi premiati per la loro anzianità. Un gruppo molto folto di « ragazzi del '900 » che scelsero la stessa strada negli anni a cavallo della Grande Guerra e oggi — dopo oltre mezzo secolo di attività in branche diverse della professione — si trovano per ricordare 1 tempi dell'Università sotto la Mole. Guidano idealmente il gruppo sei lauree del '18: Giorgio Simondetti, Giovanni Biasi, Giulio Cini, Ferruccio Fillak, tutti residenti a Torino; Federico Blnoldl (ora a Udine) e Angelo Melloni (Barcellona) che scrive dispiaciuto di non poter intervenire per motivi di salute. Seguono decine di Ingegneri ed architetti laureati nel '28, che festeggiano le nozze d'oro con la laurea e un numero ben maggiore di professionisti che si laurearono « solo » 40 e 25 anni fa. Ma c'è anche chi con invidiabile longevità, lamenta che questa manifestazione d'onore sia limitata al colleghi con 60 anni di diploma: « Non potendo partecipare causa imprevisti impegni professionali — scrive da Savona l'ingegner Giovanni Sugllani (92 anni d'età, 68 di laurea) — spero di essere presente il prossimo anno ». Assente questa laurea, il compito d'un commento parallelo tra il « Poli » del primo '900 e quello odierno tocca ali'ing. Simondetti, uno dei sei diplomi datati 1918. « Al miei tempi — dice — il Politecnico era primo in Italia e rinomato anche all'estero, ma in fondo credo che ancora oggi vi si studi seriamente. Forse è cambiata la mentalità degli studenti e dei giovani in genere, meno disposti ad attendere perché gli hanno insegnato a volere tutto e subito. Quando mi sono laureato io (nel '21, dopo cinque anni di guerra, e per questa sospensione il mio diploma viene considerato del '18) il primo stipendio era di 150 lire, pari a quello dt un sottotenente dell'esercito e certamente insufficiente per vivere. Dopo la laurea c'era il tirocinio, un anno di corso propedeutico, terminato il quale la società non aveva nessun impegno verso il neolaureato. Oggi tutti hanno fretta, indipendentemente dall'impegno e dalla propria capacità ». Nato nel 1896, diplomato di licenza liceale a neppure 17 anni, laureato a 25 nonostante un intero lustro al fronte, l'ing. Simondetti iniziò la professione nella società elettrica Alta Italia (poi fusa nella Sip) e quindi passò alla Piemonte Centrale di Elettricità divenendone direttore: « Lo sono stato per 20 anni, fino alla nazionalizzazione — conclude — poi ho rifiutato di continuare con l'Enel: ero certo che sarebbe andato tutto a rotoli. Un rimpianto: non aver potuto seguire l'attività dei miei collaboratori ma chissà che domani ne incontri qualcuno». ro> re> L'ing. Giorgio Simondetti i liitt l llhi 60
Persone citate: Angelo Melloni, Federico Blnoldl, Ferruccio Fillak, Giorgio Simondetti, Giovanni Biasi, Giovanni Sugllani, Giulio Cini, Ingegneri
Luoghi citati: Barcellona, Elettricità, Italia, Piemonte Centrale, Savona, Torino, Udine
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