Referendum: si voterà su tutta la legge Reale di Franco Mimmi

Referendum: si voterà su tutta la legge Reale È stato deciso dalla Corte Costituzionale Referendum: si voterà su tutta la legge Reale Compreso anche l'articolo 5 che la Corte di cassazione aveva escluso ROMA — Legge Reale sull'ordine pubblico: sarà sottoposta a referendum abrogativo senza eccezione di alcun articolo. La Corte Costituzionale ha infatti accolto il ricorso del Comitato promotore dei referendum contro la decisione della Corte di Cassazione, di escludere l'articolo 5 in quanto modificato. L'articolo in questione vietava l'uso di caschi protettivi e mascheramenti in occasione di manifestazioni pubbliche. Nel 1977 fu variato con un aumento delle pene previste. Il ricorso sollevato dai radicali ha vittoriosamente sostenuto che la nuova formulazione andava in senso opposto alla volontà espressa dai firmatari per il referendum. Ma a parte la soluzione di questo problema giuridico, a soli diciannove giorni da una votazione che chiamerà oltre 40 milioni di italiani a decidere se abrogare o no alcune leggi dello Stato, i cittadini hanno ricevuto le schede per recarsi alle urne, ma non ancora le informazioni che è compito appunto di una campagna politica fornire. Molti i motivi di questo ritardo: il caso Moro, che pure annullò, in pratica, la campagna per le elezioni amministrative. Le elezioni amministrative stesse. I problemi giuridici ancora da risolvere: basti dire che fino a domani sera non si saprà, di certo, per quanti referendum i cittadini saranno chiamati a esprimersi l'i l e il 12 giù gno. Certamente per quelli sulla Legge Reale e sulla legge per il finanziamento pubblico ai partiti. Ma spetta alla Corte di Cassazione, che si riunirà appunto domani decidere se le modifiche apportate a altre leggi (aborto, manicomi, Commissione Inquirente) siano sufficienti a farle ritenere effettivamente mutate, e dunque sottratte ai referendum per cui i radicali raccolsero le firme. Ma si dà per scontato che i referendum resteranno due già detti, e che nell'urna gli elettori si porteranno due schede, una gialla e una gri già, che diranno rispettivamente: • Volete che sia abrogata la legge 2 maggio 1974 numero 195 sul contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici? • Volete che sia abrogata la legge 22 maggio 1975 numero 152 recante disposizioni a tutela dell'ordine pubblico? I cinque partiti della maggioranza (de, pici, psi, psdi e pri) hanno rivolto ai cittadini l'invito a votare « no » in entrambi i casi, a mantenere cioè in vigore le due leggi. Un fronte compatto, nelle cui retrovie regna però qualche incertezza. E' netta la posizione della democrazia cristiana, da sempre favorevole alla legge Reale; maggiore invece lo sforzo del partito comunista, che deve giustificare di fronte ai propri elettori di aver cambiato idea rispetto al 1975, quando votò contro l'approvazione della legge. E' forse anche per questo che il pei è a tutt'oggi l'unico partito della maggioranza che può dire di avere aperto la campagna. Non solo ha già affisso manifesti riguardanti il finanziamento pubblico ai partiti (ovviamente di gran lunga il meno « caldo » dei due referendum), ma ha pure organizzato, domenica scorsa, una manifestazione al cinema Metropolitan di Roma, nel corso della quale Giorgio Napolitano ha dichiarato che, nel caso della legge Reale, il « no » serve a evitare « ogni vuoto legislativo di cui potrebbe approfittare così il terrorismo come l'eversione neofascista, e perché il "no" equivale a un voto a favore della nuova legge in discussione alla Camera». In casa socialista le cose sono ancora più incerte. Il psi votò nel '75 a favore della legge Reale ritenendo che i comunisti avrebbero fatto altrettanto, e il trovarli all'opposizione fu ritenuto un tradimento. Anche qualche giorno fa, quando accettarono di sottoscrivere il documento con cui sì ammetteva l'ineluttabilità del referendum e si invitava al «no», i socialisti precisarono che comunque la ratifica ultima spettava al Comitato centrale del partito, che si riunisce domani, e dunque domani si chiarirà la posizione del psi. Non sarà cosa di poco momento, poiché l'allineamento agli altri quattro partiti rappresenta per i socialisti un rischio reale: di compromettere un ritrovato contatto con i giovani del «movimento»; di inficiare l'immagine di un partito aperto alle campagne libertarie. I repubblicani e socialdemocratici sono fermi nel «no» a entrambi i referendum. Al di fuori della maggioranza, è invece distinta la posizione dei liberali, che sono contrari al finanziamento pubblico dei partiti (per due volte tentarono essi stessi di raccogliere le firme per un referendum abrogativo) e sono invece favorevoli al mantenimento della legge Reale. Dal canto loro i radicali e i demoproletari (e i missini, ovviamente con motivazioni tutte diverse) faranno il possibile per ottenere un risultato proporzionalmente superiore alle forze che rap presentano. La campagna dei radicali sarà impostata sulle radio e sulle tv private. «So prattutto — ha detto Emma Bonino — punteremo sulla tv di Stato, cercando di far "saltare" la decisione della Commissione di vigilanza circa i tempi concessi ai vari gruppi politici ». Oggi vi sarà un incontro con Fanfani: se non darà un esito positivo i radicali riprenderanno la via del digiuno di protesta, con il presidente del partito, Gianfranco Spadaccia, a guidare il gruppo dei digiunatori. Naturalmente, sono ben pochi i dubbi sull'esito del voto: non si vede come i partiti che rappresentano oltre il 90 per cento dell'elettorato possano fallire il bersaglio. Franco Mimmi

Persone citate: Emma Bonino, Fanfani, Gianfranco Spadaccia, Giorgio Napolitano

Luoghi citati: Roma