Ostruzionismo e voto di popolo di Giovanni Trovati
Ostruzionismo e voto di popolo Ostruzionismo e voto di popolo Tra 19 giorni saremo chiamati alle urne per due referendum (a meno che la Cassazione non ne autorizzi altri) sul finanziamento pubblico ai partiti e sulle disposizioni a tutela dell'ordine pubblico, meglio conosciute come «legge Reale». Il pei ha già iniziato una campagna a tappeto, la de si accinge a seguirlo. L'uno e l'altra si preoccupano di sensibilizzare i cittadini perché respingano le proposte di abrogazione. Avvertono che i due referendum sono poco sentiti, non perché, còme sostengono i radicali, non se n'è parlato a sufficienza, ma perché è convincimento diffuso che siano temi da essere risolti nell'ambito del Parlamento. Pei e de si dicono sicuri del risultato, ma chiedono una grande affluenza. Se i referendum si devono fare, è bene che l'intero corpo elettorale si esprima: più che il responso sarà la misura del responso a indicare alle forze politiche le linee da tenere nell'immediato e nel lontano futuro. Con il primo referendum si tratta di decidere se sia preferibile fingere che i partiti vivano con le quote degli iscritti e con le graziose elargizioni di persone che non sanno come meglio disporre del loro denaro. I partiti sono organizzazioni costose e non bastano né le tessere, né le feste o i festival, né le donazioni a sostenerli. A parte il sospetto che difficilmente si dona senza chiedere un corrispettivo. Contro il finanziamento pubblico si era schierato sino all'ultimo La Malfa, ritenendo che non si potesse aggiungere un nuovo peso sul già trabal¬ lante bilancio dello Stato. Poi di fronte ai vari scandali, ultimo la conturbante vicenda della Lockheed, si arrese. Meglio gravare di alcune decine di miliardi l'erario, che correre il pericolo di spingere la pubblica amministrazione a compiere atti di favoritismo o peggio di corruzione. I partiti promuovono ed incanalano la partecipazione politica dei cittadini, compiono un servizio e pertanto hanno il diritto ad una proporzionata sovvenzione. Il finanziamento pubblico non è il toccasana, il rimedio sicuro contro i cattivi comportamenti, ma è uno strumento necessario perché abbiano i mezzi per attuare i loro compiti, respingendo le tentazioni. Con il secondo referendum si tratta di accertare se il bisogno, sempre più diffuso e pressante, di sicurezza non debba essere soddisfatto con misure efficaci. La legge Reale prende il nome dall'allora ministro repubblicano della Giustizia, ma l'iniziativa fu della segreteria socialista che chiedeva un'azione più pronta contro la criminalità comune e contro la criminalità politica (allora preoccupavano le trame nere). Ebbe un difficile cammino parlamentare, il pei la appoggiò ma non la votò. Perché oggi il pei chiede che sia mantenuta? Perché si è accorto che la maggioranza dei cittadini vorrebbero ben di più? O perché ad una situazione di emergenza si deve dare una risposta di emergenza? Forse. Di certo i partiti del governo chiedono ai cittadini una dichiarazione di consapevolezza che le istituzioni debbono reagire al crimine e al terrorismo, con norme adeguate al momento e sempre rispettose della Costituzione. Il referendum sulla legge Reale è un referendum su una legge che i partiti della maggioranza intendono migliorare. Se non ci fosse stato l'ostruzionismo dei radicali, dei missini, dell'estrema sinistra, sarebbe pronta la nuova legge che tiene conto dell'ultima esperienza. Durante la campagna in corso, la Camera continuerà l'esame della «Reale-bis», chiamiamola così per intenderci, che il Senato già ha approvato. Per questo il responso avrà valore soprattutto indicativo. L'ostruzionismo ha vinto a Montecitorio dimostrando che una parte ridottissima di parlamentari riesce, quando il tempo l'aiuta, a imporre la propria volontà agli altri parlamentari. Cosicché dove si rispetta sino all'ultima conseguenza la democrazia, si finisce per alterare il rapporto tra maggioranza e minoranza. Una regola democratica apparentemente diventa antidemocratica. La democrazia porta con sé questi rischi, eppure crediamo sia opportuno correrli. L'ostruzionismo può essere un danno, può sottrarre il Parlamento ad attività forse più impellenti e utili, ma è un'espressione di libertà. Naturalmente la libertà presuppone responsabilità. E' il popolo, ed esso solo, con le elezioni politiche, che deve dare un giudizio sul comportamento dei singoli partiti, premiandoli, se lo hanno convinto, o bocciandoli, se lo hanno deluso. Giovanni Trovati
Persone citate: La Malfa
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