La ventunenne in carcere da dieci giorni protesta: "Non sono la postina bierre"

La ventunenne in carcere da dieci giorni protesta: "Non sono la postina bierre" Mentre la Dìgos ricerca il suo fidanzato scomparso La ventunenne in carcere da dieci giorni protesta: "Non sono la postina bierre" Il datore di lavoro la descrive come "senza grilli per il capo, puntigliosa" - Disperazione dei genitori - L'agente ferito: "Anche in questo letto sono un poliziotto" Occhiali cerchiati d'oro, capelli biondi, un sorriso quasi timido, Renata Mlchieletto, l'Impiegata di 21 anni arrestata come «postina» delle Brigate rosse, non ha proprio il «phlslque du rol» del terrorista: sembra davvero quella che 1 suol genitori ed il suo datore di lavoro definiscono: «Una ragazza modello, senza grilli per la testa, puntigliosa, un velo di tristezza negli occhi quasi sempre abbassati». E' in carcere da una decina di giorni (anche se la notizia del suo arresto è stata data soltanto l'altro ieri) e l'unica volta che la madre è andata a trovarla ha implorato: «Vi prega, datevi da fare, sono qui ingiustamente, non ho fatto quello di cui mi accusano». A portarla alle Nuove è stato un tesserino del tram con il suo nome ed indirizzo trovato accanto ad un pacco di volantini delle Brigate rosse depositato in via Lancia. «Era nel portafogli che avevo smarrito la settimana prima — si difende la giovane — non so come sia finito lì». Altro elemento «a suo carico», un minialloggio In corso Racconigi 217 considerato «base» delle Brigate rosse ed intestato a Pietro Panclarelli, 23 anni, latitante, ricercato dalla Dlgos come supposto appartenente all'organizzazione terroristica. A questo proposito Renata Mlchieletto dice: «Pietro è il mio fidanzato, quella era la sua abitazione, di tanto in tanto ci vedevamo: tutto normale». DI questo fidanzato, operaio alla Lancia di Chivasso parlano anche 1 genitori della giovane arrestata: «Sapevamo che Renata si incontrava con quel giovane. Quando le abbiamo domandato se era solo una ragazzata lei ci ha risposto che intendevano sposarsi». Padre e madre di Renata Mlchieletto vivono In via Sansovino 58: l'uomo, ex-dtoendente dell'Atm, è gravemente malato. Provato da tre Infarti era a letto quando ha udito al Telegiornale 11 nome della figlia collegato all'organizzazione terroristica: «Mi sono alzato anche se mi sembrava di morire — dice portandosi una mano al cuore ed ansimando —. JVon posso credere, non credo che Renata possa avere qualcosa a che fare con le Brigate rosse». Nella casa con tutte le persiane abbassate 1 genitori dell'arrestata continuano a tormentarsi per la loro «bambina». Indicano 11 grosso cane che vaga per le stanze con le orecchie basse e commentano: «Cerca contìnuamente Renata, anche lui come noi da dieci giorni aspetta che ritorni a «casa». In carcere la presunta «postina» delle Br, ricercato 11 suo fidanzato, scoperto il «covo» di corso Telesio, gli uomini della Dlgos, Indagando sull'attentato in cui è rimasto ferito l'agente Demartini, tendono ad accertare se esistono legami fra le Brigate rosse ed i terroristi di Prima linea che hanno rivendicato l'aggressione. Una «convergenza operativa» o un vero e proprio «assorbimento»? Secondo la Dlgos potrebbe essere presa in considerazione la prima ipotesi anche perché, in un volantino trovato a Milano a firma Prima linea dopo un attentato si legge: «Nessun settarismo è più sopportabile: st impone da subito la più vasta convergenza, il più ampio volume di fuoco che le organizzazioni comuniste combattenti possono esprimere e unificare ». Un disegno di «unità» che sembra mutare il «comportamento operativo» di Prima linea: sino ad ora 11 gruppo aveva preferito attentare ai «centri vitali del potere capitalistico» con bombe in fabbriche ed In caserme di carabinie¬ ri. Oggi firma invece anche parecchie aggressioni a persone: tre uomini sono stati «azzoppati» a Milano dall'8 al 12 maggio, l'agente Roberto Demartlni è stato ferito da un commando che ha sparato per ucciderlo. Sino a quel giorno, mercoledì 17 maggio, Prima linea a Torino aveva portato a termine una dozzina di attentati: il primo, il 14 ottobre di 2 anni fa, al centro Studi «Donati» di via Stampatori. Un elenco che prosegue con molotov contro bar, librerie, studi di avvocati. Il 4 febbraio '77, assalto alla sede dell'Associazione piccole industrie; 11 16 dello stesso mese, è colpito un «obiettivo umano»: Mario Scottone, 37 anni, capo personale alla Fiat Rivalta e, all'alba del 17, ferimento di un capo-officina Fiat. Bruno Diotti. Si arriva al 18 ottobre dell'anno scorso: assalto con molotov alla sede del dirigenti Industriali di via S. Francesco da Paola 20; il 19 dicembre dello stesso anno, ancora lo stesso gruppo lancia una bomba e spara raffiche di mitra contro la caserma del carabinieri di corso Umbria e, la viglila di Natale, piazza sei cariche di dinamite che distruggono 11 oantiere delle nuove carceri alle Vallette. Ultimo obiettivo, l'agente Roberto Demartlni. Dall'ospedale lavora con 1 colleghi della Dlgos. Sul risultati delle Indagini c'è assoluto riserbo. Avvicinato per qualche minuto l'agente ferito ha detto soltanto: «Sono stati attimi terribili, ora mi sento relativamente meglio. Gli identikit? Staremo a vedere, certo che, anche se in questo letto, sono sempre un poliziotto».

Persone citate: Bruno Diotti, Demartini, Mario Scottone, Renata Mlchieletto

Luoghi citati: Chivasso, Milano, Torino