«Amo il greco e il latino ma adoro pure le moto»
«Amo il greco e il latino ma adoro pure le moto» «Amo il greco e il latino ma adoro pure le moto» Parla il liceale che ha vinto il "certamen" « Se me lo dicono m'arrabbio: no, non sono un "violino". Studio, ma non più di tre-quattro ore al giorno, nei periodi neri. Molto spesso non dedico più di un'ora e mezzo ai libri. Amo il greco e il latino, ma adoro anche moto e motori ». I capelli biondi si scompigliano, mentre scuote 11 capo a sottolineare ciò che dice. Pino Menzio, 17 anni, studente di II liceo classico presso i salesiani a Val sai ice, ha vinto II « certamen classicum fiorentinum » (gara nazionale par gli studenti liceali), che consisteva In una versione di un brano greco in latino, corredata da commento, sei ore di tempo per lo svolgimento. CI tiene a precisare che, in fondo, « il primo ad esserne stupito » è proprio lui: « Anche soddisfatto, s'intende, perché non ci speravo affatto. Ero convinto che al certamen ci andasse gente "spaventosa"; invece ho vinto io ». Onestamente aggiunge: « Sa, avevo anche un po' di fifa. Era un brano dì Platone (l'autore non era precisato, l'ho saputo in seguito) molto controverso persino nell'interpretazione dei traduttori. Per me, insomma, è sfato difficile ». Sorride felice, fiero di un successo conquistato. Infatti è un perfezionista. Confessa: « Sono molto critico anche nei miei confronti. Vorrei fare bene un mucchio di cose; il non riuscirci mi dà fastidio. Forse è un male di famiglia. Mio padre (11 prof. Paolo Menzio, otorinolaringoiatra, n.d.r.) dice di no, ma non ne sono affatto convinto ». Mormora: «Penso che sia giusto tendere al meglio, anche se si soffre quando qualcosa non va ». Del « certamen » parla con entusiasmo: « Il greco mi piace più del latino, perché rivela un mondo più arcaico del quale, quello latino, è continuazione. Non avevo mai tradotto dal greco direttamente al latino. Quando mi hanno chiesto di partecipare al "certamen", un mese prima della data fissata, il 22 aprile, pensavo dì non farcela ». In realtà, ce l'ha messa tutta: esercizi di traduzioni u Una quindicina »), analisi critica dei testi, (« Il nostro professore è giovane ed ha un taglio filologico, semantico, che porta alle radici del linguaggio, all'indoeuropeo e di qui rìsale al gre¬ co, al latino, alle lingue moderne »); ore di studio (« In quel periodo ho superato le mie 4 ore al giorno »). Ha vinto con una traduzione « abbastanza scorrevole » ed un commento « rigorosamente glottologico ». « Credo che il commento — afferma — sia stato la mia fortuna; molti concorrenti non l'hanno fatto ». E di nuovo è orgoglioso della prova superata, ride, con gli occhi, aggiunge che « i compagni sono stati contenti come lui, ed è un fatto straordinario »; dice di non essere « rara auis »; Insiste sul fascino della lingua e delle parole, « attraverso le quali emergono storia e cultura di un popolo », sulla « necessità di capire ciò che si studia e di essere coinvolti dall'insegnante -in- -un entusiasmo che è facile sollecitare, ma difficile conservare ». Progetti? « Da bambino dicevo che avrei fatto il medico, le solite influenze paterne. Ora so che non farò il medico, tuttavia non ho deciso che scegliere. Mi piacciono gli studi classici, ma mi domando: fino a che punto sono validi nella vita? ». E' pessimista: « Vedo I lati peggiori delle cose. E' molto più difficile trovare le cause per cui qualcosa potrebbe andare a buon fine ». Ha qualche limite: « Non leggo romanzi, proprio non et riesco, ma spero di recuperare in futuro ». Matematica e fisica sono 11 suo « neo » di studente: « Ahimé — sospira — chi sa che dirà il professore, ma proprio non mi attirano ». Simonetta Conti
Persone citate: Paolo Menzio, Pino Menzio, Platone, Simonetta Conti
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