Per cocciutaggine burocratica rischiano d'andare a male 20 tonnellate di carne

Per cocciutaggine burocratica rischiano d'andare a male 20 tonnellate di carne Per cocciutaggine burocratica rischiano d'andare a male 20 tonnellate di carne Importate di contrabbando e sequestrate - Poiché mancano del certificato sanitario, il ministero ne vieta il consumo - La qualità è ottima Ventimila chili di carne congelata proveniente dall'Argentina, merce sequestrata perché introdotta in Italia di contrabbando rischia di essere buttata per alcuni cavilli burocratici che bloccano quel minimo di buon senso necessario per evitare l'inutile spreco. Una vicenda assurda, o se vogliamo, una delle tante storie all'italiana che fanno sorridere amaro. Vediamola nei particolari. Tutto comincia due anni e mezzo fa quando le procure della Repubblica di Torino e di altre città mettono allo scoperto un vasto traffico truffaldino di carni e burro importate eludendo le tasse doganali, traffico sul quale gli speculatori (tra cui noti grossisti torinesi) lucrano miliardi a palate di tasse che dovrebbero finire allo Stato. Seguono parecchi arresti ed un fiume di comunicazioni giudiziarie raggiungono commercianti, funzionari di dogana, trasportatori e guardie di confine. Tra i provvedimenti immediati della magistratura c'è il sequestro di una grossa partita di carne congelata del valore di 40 milioni. La carne ha varcato il confine sprovvista (perché di contrabbando) sia dei visti doganali sia dei certificati sanitari. E' comunque merce di qualità, perfettamente sana e commestibile. Per evitare che si deteriori viene concentrata presso una ditta privata specializzata nella congelazione e nella conservazione di prodotti alimentari refrigerati. E da questo momento s'inizia una paradossale « battaglia » burocratica che corre tutta sul filo dei timbri mancanti e da concedere. Succede infatti che la preoccupazione principale dopo il sequestro è come e dove collocare la merce. Si tratta di carne, il nostro Paese ne importa ton- nellate, e sarebbe un delitto buttarla al macero. Meglio offrirla a qualche ente (ospedale, ospizi, gestori di mense aziendali ecc.) a prezzo concorrenziale: l'importante è ricavare quel tanto che basta per pagare l'« affitto » per la conservazione. Vengono indette alcune aste, sembra una cosa da niente, invece le cose si complicano con l'intervento del ministero della Sanità che non concede il visto per la cessione e la commercializzazione della merce. L'ufficiale sanitario garantisce che la carne è ottima, che tutto è a posto: niente da fare. Nelle scatole ci sono i certificati di garanzia? Non basta. Sono sufficienti un po' di timbri per il nulla osta ma il ministero risponde picche. Perché? La carne non è stata importata con il certificato sanitario di accompagnamento. Per forza, è merce clandestina. Cosa si deve fare? Buttatela. Ma non è uno spreco inutile? Fatti vostri. Per farla breve son più di due anni che si gioca a scaricabarile con una partita di carne di 20 mila chili senza trovare il modo di utilizzarla. Ora ci sono trattative avviate con la Croce Rossa che l'acquisterebbe per regalarla ad alcuni enti. Sarà ancora buona? Domani un sanitario ed un veterinario dovrebbero accertarlo. Se non la riterranno commestibile questa volta bisognerà distruggerla. Cose che succedono in un Paese povero e sciupone. p. p. b.

Luoghi citati: Argentina, Italia, Torino